editoriale1407

Cari Contro-Lettori,

quando abbiamo preso appuntamento per l’intervista a pranzo con Giampaolo D’Andrea, non era ancora scoppiato il bubbone Sanità, argomento che –inevitabilmente- ha poi dettato i temi della chiacchierata culinaria. Dell’inchiesta sulla Sanità nostrana –ovviamente- si è potuto discutere solo per sommi(ssimi) capi (siamo ancora lontani anni luce da una possibile sembianza di verdetto finale), ma i temi sempre e comunque attuali del clientelismo, e del malcostume politicoamministrativo, hanno fornito importanti spunti di riflessione. «Le richieste di raccomandazione (in politica) sono frequenti, certo –ha dichiarato l’ex sottosegretario- ma tocca a chi riceve le segnalazioni saper distinguere fra quelle tese ad alterare un sistema –o ad attivare uno scambio di favori- e quelle che invece servono a proteggere contro un’iniquità, come quella di non poter essere ascoltati da nessuno. Bisogna avere anche la forza di dire “questo si può fare” e “questo no”. E devo dire che la Legge, in alcuni ambiti, ha lasciato troppo ampia questa discrezionalità. Proprio sulla Sanità. Si sta sollevando un casino dappertutto. Evidentemente qualcosa nell’organizzazione del sistema non funziona. Troppe zona d’ombra». Il come e il perché di queste zone “normative e burocratiche” in cui non batte il sole, D’Andrea lo spiegherà nel resto dell’intervista che leggerete a pagina sette, ma il politico (tra i fondatori del Pd) tocca un tema di cui non sempre si è discusso nel pur rovente dibattito di questi giorni, in cui oltretutto si parla di “spedizioni” di task force governative o di commissioni d’inchiesta interne. Insomma (e trattandosi di sanità è proprio il caso di dirlo) “prevenire è meglio che curare”. Il dibattito è aperto.

Walter De Stradis