JAMESsenese

«Tempo fa sognai Pinotto che, dall’altra dimensione in cui è andato, mi diceva: “Jè, meno male che ci sei tu!”».

Nessuna parola fra e una canzone e l’altra -se non sul momento di intonare “Chi ten o mare”, raccontando un sogno con l’amico “Pinotto” Daniele- e un approccio totalmente radicale al suo jazz-funk partenopeo: il settantatreenne James Senese suona e canta come se ne avesse trentasette, senza mai rinunciare a un lungo assolo di sax, saltellando sulle punte, incitando (fra il serio e il faceto), la sua straordinaria, ma minimale, band: Gigi De Rienzo al Basso, Agostino Marangolo alla batteria ed Ernesto Vitolo al piano e ai sintetizzatori. Torna con una serie di concerti JAMES SENESE NAPOLI CENTRALE. L’occasione è quella di presentare in anteprima i brani che fanno parte di “ASPETTANNO ‘O TIEMPO”, doppio cd antologico dal vivo che uscirà il prossimo mese di maggio. Uno dei concerti di presentazione si è svolto sabato sera a Potenza, presso l’auditorium del conservatorio Gesualdo da Venosa. Si diceva che questa serie di concerti nasce con l’idea di lanciare il doppio disco dal vivo che uscirà a breve. Il lavoro è stato registrato durante il tour invernale 2017, e contiene tutti i suoi grandi successi oltre due inediti - lo strumentale “Route 66” e “‘Llamerica”, quest’ultimo scritto da Edoardo Bennato per James, e una rilettura di “Manha de Carnaval” di Astrud Gilberto e Herb Otha, qui intitolata “Dint’ ‘o core”. E’ il disco che consacra James Senese come uno dei più grandi musicisti italiani degli ultimi 50 anni. E proprio questa cifra ricorre con questo doppio album live ed antologico insieme. Prima volta di entrambe le cose per Senese (live e disco celebrativo), all’interno troviamo tutto il suo mondo musicale, ampissimo e trasversale. Nei cinquanta anni di carriera, passando per i seminali Showmen, i Napoli Centrale (tuttora la formazione che lo identifica), le collaborazioni con l’amico indimenticabile Pino Daniele, James Senese a 73 anni compiuti detta ancora la linea musicale per tutti quegli artisti che vogliono fare della coerenza e del bisogno espressivo i propri riferimenti. Tutto quello che dalla fine degli anni sessanta ad oggi è passato fra i vicoli di Napoli gli deve qualcosa. Nel disco la band eccezionale che è già da tanto il cuore di Napoli Centrale: ERNESTO VITOLO alle tastiere, GIGI DE RIENZO al basso, AGOSTINO MARANGOLO alla batteria, sodali di altissimo livello, che sono, non a caso, la medesima band – Senese compreso – che rese capolavoro un disco come “Nero a metà” di Pino Daniele. “E’ molto difficile parlare di se stessi –afferma Senese- nonostante la mia musica da molti anni dica chi sono, meglio di tante parole. Ciononostante voglio farlo con questo breve scritto. Sono arrivato all’età di 73 anni felice di questo traguardo. Il tempo è una cosa che assume significato col passare degli anni; da giovane ci fai poco caso, non te ne curi. Ma poi quando comincia a correre cerchi di fissarlo, di rallentarlo. Io lo faccio armato di sax e sentimento. Sono“diversità”. Poi un giorno ho scoperto lo strumento che ha cambiato per sempre la mia vita, il sassofono. Lì ho condensato tutte le mie angosce, le mie paure, soffiandole via, letteralmente. Ho capito che potevo liberarmi di tutti i problemi, che potevo scacciare i timori che attanagliavano la mia anima. Sono di famiglia modesta, per non dire povera. Suonando decisi che avrei voluto parlare degli ultimi, di quelli che non ce la fanno, di quella parte di popolo che vive a testa bassa per portare a casa la pagnotta; ma avrei anche voluto parlare di amore e rispetto per le persone. Non mi è mai interessato il denaro. Ho rinunciato a contratti importanti che mi avrebbero però fatto tradire quello in cui credevo, e credo ancora; la coerenza e l’onestà artistica. Credo di essere diventato un buon musicista e un buon compositore, con sentimenti forti, lasciando da parte gli egoismi e i personalismi; ringraziando invece per quello che in 40 anni di musica ho ottenuto. Di questo devo dire grazie a Dio, alla mia famiglia, che mi hanno dato la forza e i giusti valori. Credo che soltanto il rispetto e l’accoglienza dell’“altro”, del diverso, possa contribuire alla pacificazione delle persone, e ci dia quella parte di felicità necessaria per amare il prossimo”.