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di Antonella Sabia

 

 

 

 

La Chiesa è di recente costruzione, inaugurata nel 2019, sin da subito è diventata luogo di grande accoglienza grazie “alla Provvidenza e alle donazioni che cittadini e artisti locali hanno fatto alla parrocchia”. A dircelo, mentre ci guida tra le stanze che compongono la Parrocchia di Santa Chiara a Macchia Giocoli, è il parroco Don Giuseppe Ferraiuolo.

d - La parrocchia ingloba altri rioni/contrade?

r - Il territorio parrocchiale di Santa Chiara comprende Macchia Giocoli, il suo nucleo originario e la sua successiva espansione, per intenderci cito piazza Albino Pierro, poi ancora parte di via dei Molinari, c.da Dragonara, c.da Giarrossa e altre piccole frazioni.

d - Quando i suoi primi passi nel mondo della Fede?

r - Sicuramente in famiglia e nel percorso dell’iniziazione cristiana ho mosso i miei primi passi nella fede, ma se volessi essere più preciso, richiamandomi alla sapienza della Chiesa orientale parlerei di tre nascite, ovvero la nascita naturale alla vita, quando, collaborando con Dio, i miei genitori mi hanno generato, la rinascita nel battesimo, che mi ha reso figlio di Dio per grazia e infine la terza rinascita nella conversione, quando dopo i 25 anni, arricchendo il modo di vita corporale e psichico con quello spirituale, ho cominciato ad aprirmi a un esercizio sempre più maturo della libertà, muovendo così i miei primi veri passi nella fede.

d - Cosa significa essere parroci e guidare una comunità? Nel caso specifico, Santa Chiara è una parrocchia “giovane”.

r - L’immagine biblica che credo dica meglio il ministero del Parroco è quella del buon pastore, ma se volessi tradurre questa immagine in una più prossima alla nostra cultura contemporanea utilizzerei la figura genitoriale del padre. Un padre dovrebbe avere un’umanità sempre più matura, pronta all’ascolto, che tanto dice della nostra capacità di accogliere, che sia capace di prossimità e di relazioni personali umane ed empatico-affettive, che sappia provare tenerezza e compassione per servire la comunità dei fratelli che gli è stata affidata. Un uomo che ha faticato e continua a faticare per conquistare una libertà sempre più vera, che gli permetta di accompagnare nella comunione, con un discernimento spirituale-ecclesiale, le persone che gli sono state affidate, riconoscendo, ordinando e valorizzando i loro doni carismatici, accogliendo con umiltà e amore la croce e accettando senza scoraggiamenti le sfide e le cadute, in un percorso che sappia e che abbia come traguardo sempre più perfettibile, l’adultità, intesa come dono maturo di sé.

d - Si parla spesso di giovani che non frequentano le celebrazioni e attività della chiesa, è riuscito a coinvolgerne alcuni? Quali sono le attività che svolgete?

r - La nostra comunità è rappresentata in modo particolare da giovani famiglie ed è anche frequentata da giovani. Sono molte le attività, di ascolto e accoglienza, di annuncio e catechesi, ancora attività liturgico-sacramentali, caritative, di promozione culturale, corsi per apprendere attività manuali, momenti ludici, di festa e convivialità. C’è una buona partecipazione alle attività.

d - Avete anche un sito web costantemente aggiornato, è un modo per attrarre questi ragazzi e renderli partecipi?

r - In un mondo che cambia non può non cambiare continuamente anche la comunicazione, il veicolo cioè attraverso cui i contenuti vengono diffusi adeguandosi alle nuove sensibilità dei tempi. Abbiamo un sito internet e diversi canali telematici di comunicazione come whatsapp e facebook. Se ne occupano gli operatori pastorali in un continuo confronto sinodale con il Parroco e gli Organismi di partecipazione parrocchiale.

d - C’è qualcosa che lamentano in particolare i cittadini?

r - Maggiore attenzione alle problematiche correlate ai bisogni e diritti delle persone, con particolare riferimento al diritto di libertà sostanziale, garantito dalla Costituzione e su cui non si farà mai abbastanza, non solo per negligenza, ma soprattutto per l’aumentare delle fragilità e le caratterizzazioni di emergenza e urgenza con cui si presentano, e a quelli della famiglia, del lavoro e della salute. Dispiace poi che i nostri giovani per cui tanto investiamo fuori della nostra regione per la formazione, non sentendosi attenzionati con politiche adeguate di promozione e occupazione, decidano poi di occuparsi e vivere altrove, con un duplice impoverimento per i nostri territori in termini umani e di risorse.

d - Esiste un comitato di quartiere?

r - Esiste un comitato di quartiere ed esistono associazioni nel quartiere che comprendono parti del territorio, come l’associazione Piazza Albino Pierro, Albero della vita Onlus, Cucciolo home e Associazione Free Smiling Angels con le quali siamo in dialogo con il desiderio di costruire un cammino sempre più sinodale.

d - Servizio CARITAS: funziona? Quante famiglie assistete? Locali o stranieri?

r - Abbiamo costituito in Parrocchia servizi di accoglienza, cura e accompagnamento delle fragilità. Accanto alla Caritas che accompagna 39 persone, c’è la Boutique solidale Santa Chiara che estende il suo servizio al territorio della Diocesi e che sta provando, con buoni risultati, a dare dignità alla povertà, offrendo ai fratelli bisognosi abiti nuovi e non usati, collocati in spazi adeguati forniti di spogliatoi, in cui i fratelli e le sorelle vengono accolti e accompagnati con umanità e tenerezza. Frequentano questi servizi anche famiglie straniere che provengono dalla Romania, dall’Ucraina e dal Marocco. Infine, abbiamo costituito un gruppo di giovani e adulti che prestano servizio agli anziani e agli ammalati presenti sul nostro territorio, anche in case di riposo, visitandoli, intrattenendosi con loro e rispondendo ad alcune loro esigenze.

d - Nei prossimi mesi i potentini saranno chiamati a scegliere il loro primo cittadino. Se lei fosse sindaco…?

r - Rispondo in modo diverso all’ultima domanda considerando che indirettamente abbiamo già risposto. Noi sacerdoti non possiamo candidarci come sindaci, né possiamo fare propaganda politica, però rispetto a ciò che mi è possibile dire e fare, mi piacerebbe, a prescindere dal colore politico dei prossimi candidati a questo ufficio, che il futuro sindaco avesse e facesse proprie, coltivandole, alcune caratterizzazioni: una persona umana accogliente, capace di ascoltare il grido della città in tutte le sue componenti ed espressioni, e questo sempre, sia quando è facile perché secondo il proprio personale gusto e interesse, sia quando è meno facile. Una persona che sappia anteporre il bene comune delle parti all’interesse soggettivo di parte. Un uomo appassionato di umanità e di servizio, capace di dare speranza e che sia lungimirante, ovvero che non sappia solo amministrare l’oggi, ma custodirlo e accrescerlo per consegnarlo alle generazioni future. Vi saluto augurandoci di continuare a camminare e sognare insieme. Tre parole queste, comunione, cammino e speranza, inscindibili, perché nessuno accetta la fatica di un cammino se non è mosso dal desiderio e dalla speranza, dal sogno, e nello stesso tempo perché nessun sogno potrà mai realizzarsi se non accettiamo l’impegno e la fatica di camminare e camminare insieme.