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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), in virtù del decreto legislativo 43 del 2017, è un Ente Pubblico per lo Sport praticato da persone disabili, mantenendo il ruolo di Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive paralimpiche, sia a livello centrale sia territoriale.

Il compito è quello di riconoscere qualunque organizzazione sportiva per disabili sul territorio e di garantire la massima diffusione dell’ “idea paralimpica” e il più proficuo avviamento alla pratica sportiva delle persone disabili.

Come “mission”, sostanzialmente, il CIP disciplina, regola e gestisce le attività sportive agonistiche e amatoriali per persone disabili, secondo criteri volti ad assicurare il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità.

Gerardo Zandolino, campano di nascita, ma rionerese da quarant’anni (nel paese del Vulture aprì una delle prime palestre private della regione, tuttora esistente) è il presidente del Comitato Italiano Paralimpico Basilicata, per il quadriennio olimpico 2021/2024.

«Il nostro impegno è quello di avvicinare più persone possibili al mondo sportivo. Anche perché, da un punto di vista pedagogico e comportamentale, lo sport aiuta tantissimo nell’ottica di una reale inclusione. Quest’ultima è una parola “strana”, sulla bocca di tutti, ma che spesso viene pronunciata senza cognizione, e soprattutto senza che venga attuata realmente».

d: Qual è stato il percorso che l’ha portata a diventare presidente del CIP Basilicata?

r: E’ stato un percorso molto lungo. Provengo dall’atletica leggera (avendola praticata prima come atleta e poi come tecnico), e a un certo punto mi sono appassionato all’atletica paralimpica, tramite la federazione Fispes, che si occupa di sport sperimentali, e in particolare al calcio in carrozzina. Questo sport era praticato in tutta Europa tranne che in Italia; abbiamo avuto dunque la capacità di portarlo nel nostro Paese: in Basilicata, in particolare, ci sono state due associazioni sportive, addirittura fra le prime in Italia. L’ingresso nel mondo paralimpico e soprattutto la conoscenza di questi ragazzi mi ha aiutato tantissimo, nel percorso di crescita personale.

d: Perché afferma che di “inclusione” si parla tanto, ma molto spesso a vanvera?

r: Mmm, piuttosto che “a vanvera”… diciamo che parlare d’inclusione fa tanto “chic”. Bisogna poi tradurre questo “chic” in atti concreti. Quali sono? Non marginalizzare le persone; non fermarsi a convegni o dibattiti senza darvi seguito; non usare solo il momento della “visibilità”, ma dare continuità ai progetti e non bloccarsi.

d: Qual è la situazione in Basilicata? Quali opportunità potete rappresentare per i giovani disabili? Quali le difficoltà?

r: In Basilicata ci sono molte federazioni sportive che si occupano di disabilità. Tantissime, e si occupano di sport a 360 gradi. I disabili, infatti, possono praticare TUTTI gli sport; tant’è vero che abbiamo molti campioni della Basilicata in giro per il mondo: Nicky Russo (da poco ridiventato campione italiano nel getto e nel lancio del disco), Donato Telesca (campione mondiale di sollevamento pesi), Michael Curto (campione nazionale di tennis), tutta la squadra dei non vedenti campioni di show down e tanti altri. Ma ce ne sono ancora molti altri che, pur senza medaglie particolari, comunque praticano sport. Tante sono le associazioni sportive che si occupano dei disagiati mentali: a Potenza c’è la Gymnica, che si occupa di autismo, di ragazzi down…

d: Però?

r: Però sul territorio si fa fatica a radicare il tutto. Se andate a guardare “la mappa”, è a macchia di leopardo: non tutto il territorio regionale è coperto, anzi, il contrario. Come dicevo, Potenza è una bella realtà, c’è la Fisdir che si occupa del disagio mentale, ci sono le bocce paralimpiche che lavorano moltissimo, c’è il tennis, il nuoto, che su Potenza è una grande realtà (il 17 e 18 marzo prossimi non a caso ci sarà il raduno della Nazionale).

d: Le famiglie lucane sono consapevoli di questa realtà? Voi cosa offrite al territorio?

r: Purtroppo sappiamo che molte persone non ci conoscono, non sanno che ci siamo, non sanno cosa facciamo. Io sto facendo vari incontri nei comuni: lunedì a Rionero ho incontrato i genitori di ragazzi autistici, invitandoli a entrare nell’associazionismo sportivo, affinché i ragazzi possano “venire fuori”. Noi, come CIP e le federazioni, offriamo i tecnici, ovvero personale qualificato, formato, per lavorare con queste persone. Alle famiglie mi sento di dire questo: non nascondete i vostri figli, fateli venire, fateli avvicinare allo sport, cha aiuta tantissimo a crescere, a inserirsi nella società. Si diventa più spigliati, più consapevoli, più autonomi.

d: Lei dunque afferma che c’è ancora una tendenza, in alcune famiglie, a non esporre i problemi dei loro figli disabili?

r: Sì, è così. Molte persone hanno timore, per un senso di iper-protezione nei confronti dei propri figli; hanno timore a portarli in mezzo alla gente, per paura che possano essere derisi o presi in giro. Non è così. Pertanto dico: avvicinatevi a quelle persone che fanno questo lavoro con passione, e soprattutto con tanta professionalità. Le cose possono migliorare. Faccio un esempio: a Rionero un ragazzo autistico ha chiesto di partecipare ai corsi di taekwondo, con un tecnico specializzato; oggi lo sta facendo, e se vedeste la gioia che traspira dai suoi occhi…è una cosa che riscalda il cuore! Fateli partecipare, fategli fare sport, lo sport li fa crescere.

d: Nell’intervista col campione paralimpico lucano Nicky Russo era emerso il problema della carenza di strutture attrezzate in regione.

r: Nicky ha ragione: ci sono molte carenze. Ma ci sono problemi anche per i “normodotati”, essendoci in regione solo due piste per l’atletica leggera, che spesso funzionano alternativamente. Qualche altra pista ci sarebbe, ma ne viene impedito l’uso perché, facendo i lanci, si rovina il manto erboso e poi non si può più giocare a calcio. Le problematiche sono tante. Non tutte le strutture sono accessibili ai disabili: con le carrozzine c’è bisogno di molti spazi per potersi muovere. Tuttavia, debbo riconoscere che la classe politica ultimamente è diventata molto sensibile sul tema. Quando parlo coi politici, mi promettono di fare qualcosa, e ho visto che in qualche comune l’hanno anche effettivamente fatta.

d: Quali sono questi comuni?

r: A Tito è stata fatta una meravigliosa tensostruttura che sovente ospita le nostre manifestazioni; a Nova Siri c’è un villaggio turistico ben attrezzato per i disabili in carrozzina…insomma, qualcosa si muove.

d: E invece cosa la politica locale NON fa? E Potenza, già Capitale Europea dello Sport?

r: A Potenza si fa comunque una bella manifestazione che si chiama “Più Sport”. Però io sto insistendo per una maggiore visibilità del paralimpico, perché si bada soprattutto al normodotato e meno al disabile. In Regione c’è il Garante per l’Infanzia, e io sto insistendo affinché si istituisca anche la figura del Garante della Disabilità.

d: Nelle altre regioni c’è?

r: Sì. E’ presente in più di qualche regione e qui da noi sarebbe una bella opportunità per genitori e ragazzi.

d: Ha incontrato la politica, ha scritto…?

r: Sì, ho fatto richieste scritte, incontri, sono stato anche audito in quarta commissione. Lo aveva chiesto anche il mio predecessore, e oggi stiamo insistendo, a gran voce: una figura del genere aiuta e sa dove poter mandare questi ragazzi. Ovviamente, lo facciamo già anche noi come CIP: a Potenza ci trovate in via Sicilia e siamo aperti dal lunedì al venerdì, dalle 8 e 30 alle 16 e 30. Dal canto nostro, per questo 2023 abbiamo in cantiere (in collaborazione anche con l’INAIL), alcune iniziative: un campus multidisciplinare a Nova Siri; un campus di nuoto “Nessuno Escluso” a Melfi; un open day sulle bocce, due giornate fra Potenza e Trecchina; un finanziamento per l’avviamento ad attività sportive, che prevede l’impiego di 20 euro a ora per ogni ragazzo. E altre cose ancora.  

d: Se potesse prendere il presidente della Regione sottobraccio, cosa gli direbbe confidenzialmente?

r: Confidenzialmente? Non gli chiederei soldi. Non ci interessano, siamo auto-finanziati.

d: Un segno di libertà?

r: Esatto. A Bardi chiederei dunque di aiutare le persone che hanno bisogno di essere aiutate. Noi, grazie a Dio, viviamo già di nostro, ma sarebbe bello se qualcuno potesse maggiormente aiutare queste persone, anche con un sostegno morale, dando loro possibilità di fare ciò che TUTTI NOI facciamo. Sarebbe bello. Questo gli chiederei. Nient’altro.