GIARDINA SAN CARLO

 

 

 

LO SPECIALISTA RISPONDE

Terapia del dolore: le azioni

concrete contro il “vuoto assistenziale"

 

 

 

Sei domande

al dottor

Antonio Giardina,

Responsabile

dell’UOSD

"Terapia del

Dolore" dell'AOR

San Carlo

 

 

 

 

Sabato 11 febbraio ricorre la Giornata

Mondiale del Malato, istituita da

Papa Giovanni Paolo II nel 1992, che

pone l’attenzione non solo al singolo

malato, ma inevitabilmente anche

su coloro che assistono chi, in prima

linea, combatte la malattia. Quale

miglior occasione per fare luce su un

ambito della medicina il cui scopo

principale è senza dubbio migliorare

la qualità di vita di un paziente

affetto da una malattia grave e/o

cronica, non oncologica. A condurci in

questo mondo, il Responsabile della

UOSD “Terapia del Dolore” dell’AOR

San Carlo di Potenza e coordinatore

della Rete Aziendale, Dr. Antonio

Giardina, che ci fa presente sin da

subito che “I pazienti con dolore

cronico rappresentano più del 25%

della popolazione, che il dolore

acuto e cronico rappresenta uno dei

motivi di maggior assenza sul posto di

lavoro, e che interessa molto spesso le

persone più anziane e fragili, quando

si è impossibilitati a intervenire

chirurgicamente per via di gravi

patologie concomitanti”.

1- In che cosa consiste la terapia

del dolore e chi la esegue?

Fondamentalmente si basa su un

insieme di tecniche che vanno dall’uso

dei farmaci a tecniche infi ltrative,

fi no ad arrivare a tecniche di neurostimolazione

e neuro-modulazione per

cercare di alleviare le sofferenze di un

paziente con dolore acuto e cronico,

non oncologico. I terapisti del dolore

sono anestesisti-rianimatori che nel

corso della loro specializzazione

e successiva formazione hanno

approfondito le tematiche sul dolore.

Facciamo subito una distinzione,

perché esiste il dolore oncologico che

viene trattato con cure palliative,

mentre il dolore non oncologico,

acuto e cronico, viene trattato con

la terapia del dolore. All’interno

dell’ospedale San Carlo questi due

percorsi sono ben differenziati, perché

purtroppo le cure oncologiche hanno

un inizio e una fi ne; mentre trattare

il dolore cronico diventa molto più

impegnativo per l’aspettativa di vita

dei pazienti, che è notevolmente

aumentata e, per svariati motivi,

non tutti possono essere sottoposti a

interventi chirurgici, o non sempre gli

stessi diventano risolutivi, anzi, spesso

ci si trova di fronte a complicanze o

a insuccessi. A livello nazionale, la

Legge 38/2010 garantisce l’accesso

alle cure palliative e alla terapia del

dolore a tutti i cittadini, nel rispetto

della dignità e dell’autonomia

della persona umana, dell’equità

nell’accesso all’assistenza e della

qualità delle cure, differenziando,

di fatto, i due percorsi. Nel 2012 la

Regione Basilicata ha recepito questa

legge. Nel corso degli anni questa

sensibilità al dolore è cresciuta, fi no

ad arrivare a riconoscere in termini

tecnici un Codice di Disciplina della

Terapia del Dolore.

2- Quali sono le patologie più

frequenti?

Il dolore cronico si può descrivere

come cortocircuito delle vie

elettriche che conducono in dolore

nel sistema nervoso. Normalmente,

in caso di dolore acuto, vi è quindi

uno stimolo che dai nervi periferici

giunge al sistema nervoso centrale,

che lo codifi ca, e rimanda in periferia

il “sintomo dolore”. Quando questa

causa non si risolve in breve tempo,

queste vie vanno in cortocircuito,

e quindi il dolore si cronicizza e il

sintomo dolore diviene una malattia

vera e propria, qualsiasi ne sia la causa

originaria. Il compito del Terapista del

Dolore è quindi cercare di controllare

il sintomo dolore e rompere il

cortocircuito attraverso l’utilizzo

di farmaci, tecniche infi ltrative e

tecniche interventistiche, che agiscono

sui nervi periferici, fi no ad arrivare al

posizionamento di elettrostimolatori e

“device a permanenza” che cercano di

mantenere duraturo questo controllo

del cortocircuito del sistema nervoso.

La tipologia di pazienti che afferiscono

nei nostri ambulatori , soffre di dolori

acuti e cronici di natura benigna

osteoarticolare polidistrettuale

(ginocchio, anca, spalla etcetc),

lombosciatalgie, dolori lombosacrali

(faccette articolari,dolore sacroiliaco),

o si tratta di pazienti con fallita

chirurgia ortopedica e vertebrale. Ci

sono poi tutte le patologie di origine

neuropatica, che comportano dolori

severi e lancinanti (nevralgia del

trigemino, Herpes Zooster) e poi ci

sono delle sindromi croniche che

abbiamo iniziato a trattare già da

diversi anni, con discreti risultati,

come la fi bromialgia, il dolore pelvico

cronico, la vulvodinia, coccigodinia

e tutte le sindromi che hanno come

dolore il sintomo principale e che

comportano una riduzione sensibile

della qualità di vita.

3 - Al San Carlo c’è un reparto o

solo un ambulatorio? Come arriva il

paziente da voi?

È un’Unità Operativa Semplice

Dipartimentale dal 2015 e con posti

letto di degenza post-operatoria

da novembre 2021, ma è anche

ambulatorio che lavora 12 ore al

giorno. L’AOR San Carlo è organizzata

in maniera molto effi ciente e ci tengo

a sottolineare che tutto questo è stato

possibile grazie al Direttore Generale,

ing. Spera e a tutta la Direzione

Strategica, che ha creduto in questo

progetto e insieme abbiamo aperto un

ambulatorio di Terapia del Dolore in

ogni presidio ospedaliero aziendale,

gestito da colleghi molto competenti,

nel rispetto delle indicazioni regionali

di una rete organizzata nel sistema

Hub and Spoke, vale a dire con un

centro e le sue periferie. Al San Carlo,

che è anche Hub Regionale di Terapia

del Dolore e quindi centro regionale

di riferimento di tutta la Regione

Basilicata, eseguiamo prestazioni

ambulatoriali quotidianamente,

tre sedute chirurgiche a settimana;

mentre negli ambulatori di ogni

presidio c’è un anestesista, da me

formato, una volta a settimana. I vari

presidi si occupano di fare la prima

visita e trattamenti base e se vi fosse

la necessità di applicare tecniche

più specifi che, il paziente verrebbe

centralizzato sul presidio di Potenza.

Per accedere all’ambulatorio serve

una ricetta del medico curante con

dicitura“visita di terapia del dolore”,

e successiva prenotazione presso il

CUP in ogni presidio aziendale.

4 - Che tipo di farmaci vengono

utilizzati? Devono essere

somministrati necessariamente dal

personale o si possono utilizzare in

autonomia?

Il dolore cronico si tratta

principalmente con i farmaci

oppiacei, su questo è intervenuta la

Legge 38 eliminando tanti cavilli del

passato, e gli stessi possono essere

acquistati tramite ricetta rossa. Mi

preme sottolineare che non bisogna

pensare che tutti i pazienti diventino

“tossico-dipendenti”, e questo proprio

perché sono nelle mani di specialisti.

Inoltre, si utilizzano tutti quei farmaci

in grado di ingannare in sistema

nervoso centrale in virtù del discorso

fatto in precedenza. Da diversi anni,

inoltre, utilizziamo anche la cannabis

terapeutica, che -ormai è acclaratonel

dolore cronico riesce a migliorare

notevolmente la qualità di vita.

5 - Al San Carlo quali tecniche

chirurgiche possono essere

effettuate?

Al momento si svolgono tutte le

tecniche chirurgiche di neurostimolazione

e neuro-modulazione dei

nervi periferici di tutte le articolazioni;

si effettuano procedure sulla colonna

vertebrale di diversa importanza e

complessità, a seconda dei casi clinici.

Le procedure avvengono in Day Surgery

o in regime di ricovero ordinario. Si

tratta di tecniche mininvasive che

danno risposte concrete al paziente

con dolore cronico. Torno a ribadire

l’importanza dell’intuizione del

Direttore Spera, che dall’inizio

del suo insediamento, anche come

Commissario, ha creduto nel progetto,

poi rinviato a causa della Pandemia e di

altre contingenze. A settembre 2021,

poi, sono stati aperti gli ambulatori

periferici, mentre da novembre 2021

abbiamo iniziato l’attività chirurgica

e a oggi ne contiamo oltre 500,

numeri importanti per una regione

come la nostra, considerando che in

precedenza i pazienti erano costretti

ad andare fuori regione. La mia équipe

è formata oltre che da me, da altri

quattro anestesisti presso il presidio

di Potenza, che dedicano parte del

loro orario di servizio settimanale

alla Terapie del dolore, ma sono nel

servizio di Anestesia e Rianimazione

gestito dal Dott. L. Mileti; da due

infermieri dedicati all’attività

ambulatoriale e da due per l’attività

chirurgica; poi dagli anestesisti nei

presidi ospedalieri aziendali. Siamo

un gruppo molto affi atato e i risultati

ottenuti ci spingono a fare sempre di

più.

6 - Per concludere, come cambia con

queste terapie la quotidianità di un

paziente?

Sicuramente cerchiamo di migliorare

la qualità di vita del paziente, e

questo ci viene attestato anche dalle

continue richieste che ci pervengono.

Ritengo fondamentale però la presa

in carico del paziente, poiché chi ha

un dolore cronico solitamente ha un

“vuoto assistenziale”, ed è proprio per

questo che ho voluto la presenza fi ssa

di una infermiera, che ogni giorno si

occupa esclusivamente di rispondere

al telefono per raccogliere le esigenze

cliniche del paziente. Un paziente, in

particolare quando è sotto oppiacei,

non può essere abbandonato, proprio

perché ci può essere un effetto

collaterale, un effetto avverso o anche

la necessità di un aggiustamento

terapeutico tempestivo. La difficoltà

di reclutamento del personale a

livello nazionale non interferisce sulle

scelte che sento di dover sostenere

con forza per essere sempre più vicino

al paziente, e penso che il nostro

successo sia dettato anche da questi

‘piccoli’ particolari.

Ant. Sab.

 

 

ospedalesancarlo.it