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di Walter De Stradis

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uest’anno sono 1.614 in meno gli studenti lucani tornati tra i banchi il 12 settembre scorso.

Oltre al numero degli iscritti, è calato anche quello delle classi, 15 in meno (4.080 quest’anno, 4.095 nel 2021), ma non si è registrato nessun accorpamento di istituti che restano 115 sul territorio lucano.

Nel dettaglio, sono 70.704 gli alunni dell’anno scolastico 2022/23, divisi tra Potenza (44.058 in 2.631 classi) e Matera (26.646 in 1.449 classi), a fronte dei 72.318 dell’anno scorso, quando già si registrò una riduzione di 1.617 unità.

A circa un mese dall’inizio dell’anno scolastico, ne abbiamo parlato con la dottoressa Claudia Datena, Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Per rispondere bisogna certamente distinguere tra il piano umano e personale (cioè il bagaglio che ci portiamo dietro grazie alla famiglia d’origine e a quella che ci costruiamo successivamente), e il piano professionale ove il mio scopo principale è quello di rendermi utile alla mia comunità.

d: Il suo è un incarico non da poco, poiché si rivolge alla società odierna e a quella futura...

r: Certo, è un impegno importante, anche perché si lavora sul materiale umano, cercando di assicurare alle scuole tutto il supporto necessario perché possano assolvere al meglio al compito di formare le generazioni future.

d: Quali sono gli ambiti di intervento che riguardano il suo ufficio?

r: Anzitutto mi occupo della gestione di tutta la parte amministrativa, dalla definizione dell’organico dei docenti e del personale amministrativo di tutte le scuole, alla definizione delle graduatorie per l’immissione in ruolo e le supplenze annuali, dei trasferimenti e delle iscrizioni provvisorie. Ciò specialmente all’inizio di ogni anno scolastico. In seguito il mio ufficio si dedica al coordinamento degli esami di Stato, della vigilanza sugli istituti paritari e del supporto amministrativo e contabile a tutti gli istituti scolastici.

d: In una nota che, se non erro, è stata diramata dall’ufficio che lei rappresenta si parlava di circa milleseicentoquattordici studenti in meno rispetto all’anno precedente, dunque quindici classi in meno in tutta la Regione, ma nessun accorpamento.

r: E’ dal 2018 che non si aggiorna il Piano regionale di dimensionamento al quale stiamo lavorando insieme alla Regione e agli altri attori per una riorganizzazione della rete scolastica. Ciò ovviamente determina magari situazioni di frammentazione, con istituti che andrebbero invece accorpati. C’è poi di fondo il fenomeno dello spopolamento che riguarda un po’ tutta l’Italia e la nostra Regione in maniera particolare. Sono numeri che si fanno sentire particolarmente sia nella composizione delle classi sia nella numerosità di queste.

d: Perché questi ritardi sul Piano di dimensionamento scolastico?

r: Avrebbe dovuto essere aggiornato dopo tre anni, ma poi c’è stata anche la pandemia che ha costretto ad andare avanti con proroghe. Nel frattempo ci sono state novità circa le scuole sottodimensionate e dunque si è ritenuto di attendere un attimo per l’aggiornamento del Piano, che è di competenza della Regione.

d: A quando risale l’ultimo?

r: L’ultima versione del Piano di dimensionamento risale al 2018, anche se ci sono stati in questi anni dei piccoli aggiornamenti.

d: Mia madre è stata una maestra per tanti anni e, in passato, le è capitato di insegnare in sedi periferiche e di campagna che restituivano visivamente anche un’immagine poetica dell’insegnamento. Esistono ancora oggi scuole di campagna?

r: Scuole di campagna proprio non direi, scuole di prossimità in alcune frazioni di piccoli comuni sì, anche se i casi sono sempre più sporadici e si va verso l’accorpamento, poiché non si raggiunge il numero minimo di alunni.

d: Non credo rientri tra le vostre competenze il tema della sicurezza degli edifici scolastici...

r: No, quell’ambito attiene piuttosto agli enti proprietari e ad altre Istituzioni pubbliche presenti sul territorio. Il mio ufficio offre supporto, piuttosto, in ambito del coordinamento delle attività di sicurezza.

d: Quindi non le chiedo qual è la situazione in Basilicata?

r: Preferirei non dare delle risposte, poiché potrei essere solo parzialmente esaustiva.

d: La situazione legata al Covid, però, ha lasciato numerosi strascichi, si veda ad esempio il caso –forse quello più “leggero”- dei famosi banchi a rotelle. La scuola lucana secondo lei ha retto bene o ci sono state delle difficoltà?

r: Dopo una prima fase di disorientamento abbiamo ricevuto delle comunicazioni dirette e dettagliate da parte del Ministero della pubblica istruzione, cosa che ha permesso, come Ufficio scolastico regionale, di diramare quelle stesse indicazioni a tutti gli istituti scolastici. Devo dire che dopo un primo periodo di difficoltà numerosi problemi sono stati risolti, ad esempio in merito ai trasporti si sono costituiti dei tavoli prefettizi. Penso che le scuole abbiano fatto del loro meglio e che decisamente abbiano retto bene.

d: Lo sto chiedendo a tutti gli amministratori che mi è capitato di intervistare in questi ultimi anni. Qual è stato il suo momento più difficile durante la pandemia?

r: Fornire istruzioni alle scuole in relazione a problematiche che non ci era mai capitato di affrontare, specialmente nel caso specifico dei trasporti. Credo che l’elemento più stressante per le scuole sia stato il continuo stop and go. C’è stata una fase di confusione che ha pesato non poco sull’evoluzione delle scuole.

d: A tal proposito le polemiche sulla didattica a distanza sono state molteplici, specialmente da parte degli esperti che sostengono che la mancanza di socialità abbia pesato non poco, specialmente tra i più giovani.

r: Ho avuto più volte l’occasione di sottolineare che la DAD è stata uno strumento preziosissimo specialmente durante la fase acuta della pandemia, anche perché ha consentito di mantenere un legame vivo con la comunità scolastica. Sicuramente qualche effetto negativo lo ha avuto, specialmente nelle relazioni sociali, non a caso la DAD si presta poco all’istruzione dei più piccoli, ovvero alle scuole per l’infanzia e a quelle primarie.

d: Lei come vive la vigilia dell’avvio di un nuovo anno scolastico. Dorme, è serena?

r: (Sorride) Serena non direi. Ci sono numerosi adempimenti da portare a termine ed è sempre una fase molto intensa di operazioni che si susseguono in un periodo di tempo stringente.

d: Nel suo messaggio augurale ha fatto cenno anche ai genitori, chiedendo loro maggiore collaborazione. Un tempo la parola dell’insegnante era pari al Verbo, oggi invece i genitori sono sì sempre più esigenti, ma anche pronti a contestare...

r: Abbiamo assistito nel tempo a numerosi episodi di invadenza da parte delle famiglie sull’operato degli insegnati, ma ciò rischia di avere effetti negativi sulla stessa autorevolezza che il docente deve avere nell’ambito del processo formativo, pur nel rispetto dei ruoli e della necessaria collaborazione.

d: Dunque non sente di rivolgere un messaggio particolare ai genitori?

r: La scuola può e deve assicurare ai ragazzi il pieno successo formativo. I genitori devono riporre fiducia in noi e rispettare l’ambito di azione dei docenti.

d: Dall’altro lato si sente dire spesso che proprio i docenti sono costretti a sopportare episodi deprecabili da parte degli alunni. Lo testimoniano video diffusi copiosamente sui social o dai telegiornali. Forse, dunque, alcuni docenti ci stanno rinunciando... Secondo lei è davvero così? Cosa chiede invece ai prof?

r: Penso che, con le eccezioni del caso, i docenti svolgano al meglio i propri compiti. Certo è innegabile che ci siano delle difficoltà legate all’evoluzione della società. Un tempo addirittura c’erano delle regole legate all’abbigliamento da usare in classe. Be’, forse chiederei ai docenti di essere un po' più empatici, di cercare di capire un po’ qual è il mondo dei più giovani e cercare di immedesimarsi.

d: Potenza è una città piccola. Immagino le sia capitato di incontrare dei docenti fuori dall’ambito lavorativo. Quali sono le richieste più frequenti che le rivolgono?

r: Dialogo per lo più con i dirigenti, i quali lamentano un eccessivo carico di adempimenti amministrativi; aspetto che li costringe a dedicarsi molto di più a tali problematiche che sulla programmazione della didattica.

d: Se il presidente della Regione Bardi fosse un alunno, cosa avrebbe da dirgli? Rielaboro così una domanda tipica di questa rubrica di interviste a pranzo.

r: Chiedo un po’ di attenzione che, in verità, non è sempre mancata nei confronti della scuola. Il coordinamento tra tutte le articolazioni assicura il miglior servizio scolastico possibile. Un obiettivo da raggiungere tutti insieme.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Va’ dove di porta in cuore” di Susanna Tamaro.

d: La Canzone?

r: “Sally” di Vasco Rossi.

d: Il film?

r: “L’ultimo dei Mohicani”, ma non so in che modo possa rappresentarmi.

d: Se tra cent’anni dovessero scoprire una targa in suo onore, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «Tramite l’ascolto è riuscita a soddisfare le esigenze della sua comunità».