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di Antonella Sabia

 

 

 

 

È trascorso quasi un mese dal passaggio della tappa del Giro d’Italia, che è stata sì una bella vetrina per la città di Potenza e per la sua provincia, ma come dice un vecchio proverbio, “Passato il Santo, passata la festa”. Che cosa vogliamo dire, la città si è fatta bella per il giorno di festa, ma a chi in bici va tutti i giorni cosa resta? Un argomento che Controsenso aveva già affrontato qualche settimana fa, con il consigliere pentastellato Falconeri, che aveva denunciato l’assenza di piste e segnaletica per i “ciclisti”, lo stesso infatti affermava di essere stato investito da un furgone. Abbiamo continuato a sentire voci sull’argomento, chiamando in causa un altro consigliere comunale, Francesco Giuzio (La Basilicata possibile) che da qualche mese ha scelto di muoversi in città sulle due ruote.

«Personalmente la vivo come una protesta, come una testimonianza che si può fare qualcosa per il bene della collettività, anche sacrificando la propria comodità. Il clima e la conformazione orografica del nostro territorio con tutti questi saliscendi sono bocconi duri da digerire, in più la scarsa manutenzione delle strade, l’assenza di qualsiasi pista ciclabile e la presenza di numerose barriere come i marciapiedi che finiscono a strapiombo senza passerelle, offrono continui pericoli. Insomma, è complicato muoversi in una città in cui la viabilità è pensata per le macchine che la fanno da padrone, tant’è che Potenza è una delle città con il più alto tasso di motorizzazione per abitante. Basti pensare a quante piazze sono state votate a parcheggi, proprio perché c’è necessità di potersi muovere e non rimanere chiusi in un ingorgo. Non c’è attenzione ai pedoni e chiaramente a tutti coloro che si muovono con mezzi alternativi, questo è un peccato però sono convinto che con un po’ di educazione, un po’ di sensibilizzazione, soprattutto con tanto buon esempio, quello che provo nel mio piccolo a dare, è possibile invertire un po’ la rotta.

d: Cosa ha lasciato in eredità il Giro d’Italia?

r: Il Giro in eredità lascia poco ai ciclisti e a chi si muove in bicicletta, se non l’amarezza di vedere una città così appassionata però poi anche così distante dalla pratica reale. Per fortuna in questo senso qualcosa sembra muoversi, da anni ci sono associazioni come Ciclostile per esempio, che sono molto attive e fanno eventi di sensibilizzazione per educare all’utilizzo di una mobilità diversa. Sarebbe bello che si intraprendessero delle azioni per ripensare la struttura della viabilità cittadina, intervenire dove le arterie si prestano certamente meglio per la predisposizione di piste ciclabili. Penso alla strada che dal Principe di Piemonte arriva fino a Santa Maria, che è tutta a senso unico e la strada è abbastanza larga, sacrificando qualche metro di parcheggio si potrebbe ricavare una pista; stessa cosa in Corso Matteotti per arrivare a chiudere l’anello per l’università e l’ospedale, che rappresenta la zona più frequentata dai giovani. Penso alla Fondovalle, dove il limite è 70/h, secondo me è inutile avere quattro corsie, una la si potrebbe lasciare per uso pedonale o ciclabile. Si tratta di un area da restituire alla città, il cui ruolo è congiungere diversi punti strategici fino al Parco del Basento, dove sono partiti i lavori per la pista ciclabile che porterà fino al Comune di Pignola, passando per il Pantano. Ciclostile, per esempio, aveva già proposto un programma di vie ciclabili all’amministrazione, ma purtroppo ancora non si è mosso niente. Speriamo che l'assessore Di Noia sia più sensibile al tema rispetto al suo predecessore, soprattutto abbia più coraggio nel fare delle scelte che magari nell’immediato possono sembrare o essere percepite come impopolari. L'obiettivo di un politico non è quello di farsi rieleggere, ma di lasciare un segno.

d: Si era parlato anche di “car sarin” e “bike sarin”, ma a che punto siamo?

r: Mi auguro di poterle vedere a settembre, ne parlavamo proprio al Sindaco ieri, a margine di un'interrogazione in Consiglio Comunale sulla riqualificazione di Piazza Zara, esempio lampante di aree sacrificate proprio per i parcheggi. Nell’ottica di restituirle alla cittadinanza, il sindaco diceva che grazie all’acquisto di monopattini e biciclette per il bike sharing, si pensava di installare in quella zona una sorta di piccola stazione, dove mettere rastrelliere per il fitto o nolo. Speriamo che per settembre, magari, gli alunni potranno muoversi e decidere di tornare a casa con la bicicletta elettrica presa in bike sharing dal Comune di Potenza. Sarebbe una bella esperienza, in tutte le città più grandi d'Europa, Berlino, Bruxelles, Roma, Milano ormai sono piene, forse ce ne sono anche troppi e mal regolamentati, però penso che noi siamo pronti per iniziare ad affacciarci a questo nuovo modello di trasporto.

d: Il Comune ha pensato al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, e i cittadini sono stati invitati a partecipare ad un questionario sulla mobilità del domani, lo ritiene uno strumento utile?

r: Il PUMS va bene, è apprezzabile, ma dobbiamo fare presto, a volte il meglio è nemico del bene, quindi bisogna nottetempo tracciare una pista ciclabile e poi lasciare che siano i cittadini a utilizzarla e man mano noi amministratori a migliorarla. Ripeto, bisogna avere coraggio, a Milano durante il covid hanno fatto le nuove piste ciclabili in centro città, e la gente la mattina dopo si è svegliata e le ha trovate sotto il naso, terminati i periodi di lockdown, le persone hanno utilizzato le nuove piste. Non è che possiamo sempre star a perdere tempo a menare il can per l’aia e lasciare che queste cose ammuffiscano, in questi casi la troppa riflessione non è una buona una buona consigliera.