buoncristiano_concorsi2.jpg

 

 

di Antonella Sabia

 

 

In un momento così difficile, alle prese con la ripartenza, nonostante il Covid sia ancora in mezzo a noi, e guardando dalla finestra il conflitto russo-ucraino, abbiamo contattato -a distanza di un anno- Marina Buoncristiano, voce della Caritas diocesana di Potenza. Una sorta di “censimento” periodico sulla povertà, il nostro, alla luce dei rincari sulle bollette e dell’aumento del carburante; per capire quanto tutto questo ha peggiorato la situazione (già precaria) delle famiglie indigenti della città.

d: Con i rincari, sono aumentate e/o si sono modificate le richieste di aiuto?

r: Già prima dello scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia, c’era stato un aumento nella bolletta elettrica del 130% circa e dell’84% in quella del gas. A febbraio si è sentito questo rialzo e anche famiglie che non si erano mai rivolte alla Caritas, hanno cominciato ad andare in sofferenza. Riporto un esempio per capire la portata: ultimo in ordine di arrivo, un signore che percepisce una pensione sociale intorno ai 630 €, a cui è arrivata una bolletta di energia elettrica di 670 € cioè, un importo superiore rispetto alla pensione. Ora, è vero che nel nuovo decreto c’è la possibilità di rateizzare il 50% del costo, ma bisogna tenere conto che dopo un bimestre, la storia si ripete e si sommano alle bollette successive. Aggiungiamo poi il caro benzina e il rincaro di tutti i prodotti di prima necessità, pane-pasta-latte, le famiglie che già prima con grandissimo sacrificio facevano i salti mortali, privandosi di tutto, oggi davvero non ce la fanno più. È evidente che non si potrà più reggere un carico così grande sulle spalle.

d: La Caritas propone dei report periodici per avere contezza dei numeri?

Non abbiamo report, ma da gennaio ad oggi c’è un trend di crescita che ci lascia presagire che le richieste di aiuto aumenteranno più del 100%. Solo il nostro Centro di Ascolto Diocesano supporta 900 persone, che non hanno bisogno solo di beni di prima necessità, ma proprio di aiuti economici. Quando parliamo di “presa in carico”, non ci riferiamo solo a beni alimentari, perché quelli sono garanti a tutti più volte in un mese, ricordiamo infatti che è presente l’Emporio con progetti dedicati alle famiglie. A livello diocesano, i 25 comuni che vi appartengono, possono fruire dell’aiuto di 32 Centri di Ascolto disseminati in tutta la diocesi e le Caritas parrocchiali sono subissate da richieste di aiuto, oltre alle persone che già venivano aiutate.

d: Abbiamo detto prima che al Covid si è aggiunta la guerra che per quanto ci può sembrare lontana, ci coinvolge molto da vicino. In questa triste vicenda, colpisce molto a livello locale, la grande generosità dei potentini e il forte senso di accoglienza. Ce lo può confermare?

r: Assolutamente sì, Potenza è una città generosissima, abbiamo ricevuto tante donazioni in denaro, che poi attraverso la Caritas italiana, trasferiamonelle sedi in Polonia, Romania, Ungheria e in prima battuta sul fronte Caritas Ucraina, per dare aiuti immediati alle persone che hanno necessità sul posto.Tante famiglie e gruppi di amici, si sono poi resi disponibili alla accoglienza prendendosi carico di qualche famiglia.

d: Tante associazioni si stanno muovendo in questo senso, Portatori del Santo, Magazzini Sociali, Potenza Calcio, quanto conta fare rete in queste circostanze?

r: La rete è vincente, se uno pensa di poter fare tutto da solo, non ce la farebbe. La bellezza della solidarietà risiede nel fatto che ognuno mette un po’ del suo, solo insieme possiamo fare grandi cose e dare delle risposte. Proprio negli scorsi giorni, sono arrivate a Potenza una quarantina di persone, di queste, sei sono state ospitate nella Parrocchia Santa Maria degli Angeli a Pignola, altre sei nella Casa Canonica Santo Spirito di Lavangone, altri sono andati in appartamenti messi a disposizione da gruppi di amici che si fanno carico delle spese. Possiamo dire quindi che siamo un popolo molto solidale, dal grande cuore, dal punto di vista del reddito pro capite tra i più poveri in Italia ma nonostante tutto siamo generosissimi.

d: A livello nazionale e locale si parla tanto di PNRR, secondo lei parte di questi fondi potrà essere impiegata per combattere il fenomeno della povertà? C’è già qualcosa in programma?

r: Assolutamente, il PNRR vede coinvolti anche i Servizi Sociali degli ambiti territoriali, per garantire livelli essenziali di prestazioni, che potrebbero migliorare la qualità della vita dei cittadini più poveri. È chiaro che il mondo del volontariato, nella fattispecie la Caritas, sarebbe lieta di confrontarsi su questi temi con i Comuni, con molti già collaboriamo in maniera sinergica da prima del Covid, dopo se ne sono aggiunti altri. Per cui, esiste già questa sorta di collaborazione e di co-progettazioneper l’inclusione sociale. È un’opportunità, perché i fondi se spesi bene, possono avere un riverbero positivo per la nostra cittadinanza. Bisogna sempre tener conto che la Basilicata continua a spopolarsi in modo davvero preoccupante, è sempre minore la presenza dei giovani rispetto agli anni precedenti, molti servizi sono stati tagliati. È necessario sedersi tutti insieme ad un tavolo e riflettere davvero su cosa si può fare, partendo dalle piccole cose, che mettono in moto processi generativi.

d: È iniziata la stagione dei concorsi alla Regione Basilicata, ci sono state già tantissime polemiche, secondo lei è una buona opportunità per i giovani o un tampone? Teme possano essere favoriti i soliti noti?

r: Sarebbe auspicabile un cambio di passo, per ritornare alla meritocrazia,questa bella parola che tutti invochiamo, ma nella pratica... È mio auspicio e della Caritas, che la meritocrazia cominci a fare la differenza se vogliamo strutturare una società sull’abbattimento delle disuguaglianze, che sono il vero male della nostra terra, sempre più ampie e incolmabili. Siamo un popolo di poveri, a dirlo sono tutte le statistiche, non ce lo stiamo inventando noi. È un fatto culturale, abbiamo bisogno di allungare lo sguardo ecominciare a seminare, per arrivare ad una società in cui i diritti vengono garantiti a tutti. E bisogna anche migliorare sulla rete infrastrutturale, sulle politiche per la famiglia, alla conciliazione tra lavoro e famiglia. Per tutto questo, ci vuole un grande impegno, una grande capacità di governance e ci vuole soprattutto la visione chiara di quello che vorremmo che diventasse la nostra regione domani.