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di Walter De Stradis

 

 

Occhiali grandi e barbetta sapientemente incolta, già militante del Partito Democratico e presidente del Forum Regionale dei Giovani, Carmine Lombardi è oggi il vivace segretario regionale della Feneal UIL, ramo sindacale che si occupa di edilizia, industrie affini e dunque di infrastrutture.

(L'intervista si è tenuta mercoledì, ovvero prima delle dimissioni di Cupparo - ndr)

d: Come giustifica la sua esistenza?

r:Mi piace considerarla una missione, a servizio dei più deboli, di chi ha bisogno.

d: Lei anni fa è stato presidente del Forum Regionale dei Giovani, che tuttavia oggi –al netto della Pandemia- mi pare un po’ assente dalle cronache. Può esserci una qualche motivazione di carattere “sociale”?

r:Devo dire che per me è stata una palestra, sicuramente più libera rispetto agli steccati di partito e alle incrostazioni di sistemi più organizzati. Oggi invece direi che inizia a mancare proprio la “materia prima”: questo continuo esodo dei nostri giovani ci sta impoverendo della ricchezza più importante. Basta vedere ciò che sta accadendo alle amministrative: spesso c’è una lista sola, e quando ce n’è un’altra, di solito è “civetta”. Inizia dunque a mancare quel meccanismo di rottura con lo status quo del passato. E tutto questo deve preoccuparci.

d: Però al contempo notiamo anche tutta una serie di giovani sindaci, di giovani assessori, anche a livello regionale.

r:Significa, per fortuna, che quelli che resistono in Basilicata almeno si propongono. Tuttavia mancano le palestre di una volta (le giovanili di partito, le associazioni, il Forum stesso), e questi nuovi spesso arrivano impreparati. In pratica, la “palestra” la fanno nei primi anni di amministrazione.

d: A spese dei cittadini?

r:E poi magari alcuni errori si ripercuotono sugli enti. Bisogna tornare a quei luoghi, a quelle occasioni ove prepararsi ad amministrare la cosa pubblica.

d: Ma se, come abbiamo detto, manca proprio “il materiale” (i giovani), da cosa deve ripartire la politica?

r:Dalle scelte. In questa regione purtroppo si è smesso di pensare, di programmare lo sviluppo (ammesso che ce ne sia ancora la possibilità). Proprio in questi giorni, a margine di una brutta vertenza al centro oli di Viggiano, è emersa questa contraddizione: non si capisce cosa si voglia fare col petrolio, quale sia il rapporto tra chi fa impresa nella nostra regione e le istituzioni stesse. Io mi occupo di infrastrutture: bisogna fare delle scelte, e bisogna farsi trovare pronti all’appuntamento del Pnrr, altrimenti quelle risorse andranno altrove.

d: C’è chi invoca una cabina di regia, fatta di esperti, affinché la Regione spenda bene quei soldi.

r:E’l’ultima opportunità. A livello nazionale occorre che si entri nel vivo della programmazione; a livello locale, bisogna che si presentino subito dei progetti mirati. Dalle scelte che faranno oggi dipenderà il futuro di questa regione. Gli indicatori continuano, purtroppo, a essere tutti negativi: bisogna dunque decidere, territorio per territorio, il da farsi.

d: La giunta regionale le appare dunque ferma al palo?

r:A prescindere dagli schieramenti, ho la sensazione che ci sia il deserto.

d: Deserto di idee?

r:Di idee, di entusiasmo, di uomini. Come dicevo, è qualche decennio che abbiamo smesso di programmare. Mancano i luoghi e i riferimenti, anche umani. Guardi, destra o sinistra non ci interessa più di tanto: c’è bisogno di un nuovo progetto di sviluppo per la nostra terra, ma anche di capire CHI dovrà guidarlo. Ma ho la sensazione, ahimè, che manchino proprio i riferimenti.

d: Manca la leadership?

r:Anche un luogo dove confrontarci. Pensi al Piano Strategico regionale: ne abbiamo perse le tracce. Non è solo questione di Bardi -o prima ancora di Pittella-, manca proprio l’idea di sedersi attorno a un tavolo e confrontarsi e capire cosa serve alla nostra regione. Qui si rischia di scomparire proprio.

d: Uno che legge però potrebbe a questo punto domandarsi: se un sindacalista -che è addentro alle vertenze concrete del lavoro e dello sviluppo- dice che mancano le persone e pure i luoghi ove confrontarsi, allora nel Palazzo cosa fanno dalla mattina alla sera? Si gioca a carte?

r:Mmm, sembra che il discorso della “palestra” valga non solo per i giovani, ma anche per gli altri amministratori. Pensi che Bardi qualche tempo fa ci ha “sfidati”, come sindacato, a tirare fuori le proposte per le infrastrutture. E noi lo abbiamo fatto. Prendiamo l’alta velocità: è mai possibile che la nostra regione non sia toccata da un tipo di infrastruttura utile a metterci in connessione con i grandi centri di interesse nazionale? Stiamo ristrutturando, con grande fatica, il raccordo Sicignano-Potenza, ma è allarmante la lentezza con cui si arriva al risultato. Oggi, infatti, stiamo realizzando opere immaginate negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Ventesimo secolo; ma una volta –e con grande ritardo- ultimato il tutto, ci sarà il vuoto.

d: E la vostra risposta alla “sfida” lanciata da Bardi che esito ha avuto?

r:Nessun esito. E questo ci preoccupa molto. E’ ormai troppo tempo che in questa regione non si pratica l’esercizio del confronto. Sono uno o due decenni che in pratica si governano le emergenze, e nulla più. Prendiamo l’apertura della facoltà di medicina a Potenza: ottima cosa, certo, ma dobbiamo anche capire quali sono le scelte per il futuro della sanità regionale. La Pandemia ci ha insegnato che forse occorre investire di più nella medicina di prossimità, sugli ospedali del territorio.

d: Sono diverse le vertenze che riguardano il settore lavoro in Basilicata, dal petrolio all’edilizia: c’è forse un comune denominatore?

r:Sì, le scelte mancate. Sa cosa accadrà nel prossimo futuro in Val D’Agri? Eni stessa dice che nei prossimi anni si andrà con il segno meno, perché tutte le scelte nazionali vanno in una direzione diversa, verso la transizione energetica. Cioè il petrolio prima o poi finirà ed è quindi lo stesso “player” a dirci che altre opportunità non ce ne saranno. E noi, dal canto nostro, cosa abbiamo chiesto in questi anni ad Eni? Risorse per tappare qualche buco! Forse andavano chiesti investimenti, proprio nell’ottica della transizione energetica. E oggi quelle mancate scelte le paghiamo, un’inerzia che ci fa ricadere tutti sempre nel limbo delle emergenze.

d: Forse la politica ha bisogno che ci siano SEMPRE le emergenze, ha bisogno che il cittadino dipenda dalla politica stessa.

r:E questa è la politica con la “p” minuscola. Noi siamo stati abituati meglio, quando SI CREAVANO le opportunità e soprattutto si prevedevano, si immaginavano prima.

d: C’è una figura politica che la ispira particolarmente?

r:A livello internazionale citerei Obama. In Basilicata, beh, anche se molto discussa come personalità politica, e pur con qualche ombra, a mio avviso Emilio Colombo è stato sicuramente un punto di riferimento per la nostra regione. Il suo contesto storico era quello della Basilicata della povertà, ma ha saputo traghettarla nel futuro: certe grandi opere le dobbiamo a lui e a tutta quella storia di grandi personalità che hanno saputo interpretare quel momento particolare della nostra terra.

d: Si sente dire spesso che Roberto Speranza possa essere “il nuovo Emilio Colombo”. Lei cosa ne pensa?

r:Credo che abbia avuto una grande opportunità con l’essere Ministro della Salute proprio in questo momento storico, ma è anche vero che si è trovato ad affrontare un qualcosa, la Pandemia, che nessuno si sarebbe mai aspettato. E devo dire che proprio quella “palestra” da lui vissuta all’epoca delle giovanili di partito o delle amministrazioni locali oggi gli è tornata utile nell’affrontare, con grande pragmatismo, l’attuale emergenza. Penso che la sua presenza nel Governo sia un lustro per la Basilicata e per tutto il Sud.

d: E se invece potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r:Che c’è bisogno di un atto d’amore da parte sua. La Basilicata ha grandi problemi e ha bisogno di grande impegno. Gli chiederei pertanto di mettere attorno a un tavolo tutti gli attori di buona volontà che vogliono disegnare una Basilicata nuova.

d: E per cosa gli tirerebbe il lobo dell’orecchio?

r:Mmm, penso che ci sia bisogno di maggiore presenza, di maggiore vigore nell’iniziativa. Non sappiamo quanti giorni Bardi sia effettivamente presente in Regione, e ci interessa poco, ma i Lucani si attendono una maggiore presenza dal punto di vista delle scelte. Hanno bisogno di percepire che C’E’ un governo regionale che vuole dare una svolta a questa terra. L’hanno votato per questo. Altrimenti continuavano a votare il centrosinistra.

d: E il centrosinistra, dal canto suo, cosa deve fare per recuperare credibilità?

r:Ammettere le proprie colpe. A un certo punto non abbiamo più ascoltato le persone, non abbiamo percepito il loro grido di dolore. Non è certo per colpa dei genitori se questi si sentono sconfitti quando i figli se ne vanno via.

d: Forse si è pensato solo a gestire.

r:Esattamente. Non si è programmato, né deciso alcunché, e abbiamo perso di lucidità.

d: Il film che la rappresenta?

r: “La vita è bella”. Sono cambiati gli attori, ma quella vicenda è ancora viva.

d: La canzone?

r:Non me ne basta solo una: “Il ragazzo della via Gluck” di Celentano; “E pure il vento soffia ancora” di Bertoli e infine, un appello a noi Lucani, “La Storia siamo noi” di De Gregori”.

d: Il libro?

r:Mi limito a citare un libro letto da poco, “Il Sistema”, di Sallusti e Palamara. Una vicenda che non dobbiamo trascurare e che incide molto nelle dinamiche nazionali. E anche locali.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r:Mi piace pensare che chi passerà davanti alla mia immagine possa dire: “Era una brava persona…”. Oggi c’è lo stereotipo dell’uomo forte, invincibile, quando sarebbe sufficiente essere tutti un po’ più …“brave persone”.