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E’ uno che strizza e mette a fuoco gli occhi, nell’ascoltare le domande. Già, direttore generale di SEL e Dirigente Generale alla Regione Basilicata (Attività Produttive), Giandomenico Marchese è l’amministratore unico di Acquedotto Lucano.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Diciamo che quella in Acquedotto Lucano completa tutte le esperienze professionali che ho svolto finora. AL ha la peculiarità di essere una struttura completamente pubblica, ma che ha degli strumenti organizzativi che vanno gestiti in maniera privatistica, e questo è un aspetto sul quale bisognerebbe insistere per efficientare il servizio nei confronti degli utenti.

D: Già alcuni mesi prima che lei si insediasse, l'allora consigliere regionale Benedetto parlò di “appetito di poltrone” del Pd. In sostanza lui affermava che la sua nomina, che sarebbe avvenuta a poco tempo dalla scadenza della vecchia legislatura, era uno dei modi per assicurarsi comunque delle postazioni politiche e che per di più lei si sarebbe dovuto -di lì a poco- confrontare con un nuovo esecutivo («sono certo –affermava Benedetto- daranno una svolta politica e civile nella gestione della Regione e degli enti subregionali»)…

R: …e invece, col nuovo governo regionale c'è stato un proficuo rapporto, e questo per serietà professionale. Il presidente Bardi me ne può dare atto: io mi proposi di rimettere il mandato. In realtà io sono stato nominato nel maggio 2018, le elezioni hanno prodotto risultati nel marzo/aprile 2019 e quindi c'erano ancora due anni davanti: in un colloquio privato col Presidente diedi quindi la mia disponibilità a trovare una soluzione tecnica. Ne è derivato un percorso molto condiviso, e la Regione (insieme agli altri soci) ci ha dato per il 2020 obiettivi per la prima volta molto ambiziosi, e anche stringenti.

D: Cosa le chiese Bardi in quell'incontro privato?

R: Sia in quell'incontro privato sia con una delibera di giunta del 2019, per la prima volta la Regione Basilicata ha dato degli indirizzi molto specifici, come l'incremento delle letture con più contatori "intelligenti" (che si leggono a distanza), e quindi innovazione tecnologica e riduzione dei costi del personale, che è un tema che sta anche comportando qualche discussione e confronto (com'è normale che sia). AL quest'anno compie i suoi diciotto anni, ma qualche cosa va rivista anche alla luce della contrattazione nazionale e degli istituti contrattuali che vanno certo condivisi con i sindacati, ma che comunque necessitano di una rivisitazione di riorganizzazione aziendale.

D: Lei ha parlato di "contatori intelligenti", tuttavia a volte ancora si leggono cose strane, tipo la faccenda delle bollette agli utenti ultracentenari. In che misura si è ridotto il fenomeno delle "cartelle pazze"?

R: Il fenomeno delle "cartelle pazze" sta sempre nell'organizzazione del lavoro. Dico sempre, come slogan, che AL compie diciotto anni e quindi iniziamo a non avere più giustificazioni. Le difficoltà iniziali, all'epoca della costituzione, derivavano dal fatto che 67 comuni fornirono le proprie "anagrafiche": alcuni municipi gestivano "in economia" i propri utenti, con dati non informatizzati, tenuti su carta...e quindi noi ci ritroviamo tutto quanto ci è stato trasferito da questi precedenti gestori, alcuni più efficienti, altri molto meno. Ci sono voluti anni per organizzare questo sistema, molto informatizzato, su quale ha un notevole controllo anche l'Autorità Nazionale, che ci stimola a migliorare. Quest'anno ci siamo imposti di fare una lettura su tutti i contatori, obiettivo impegnativo datoci a gennaio dal socio di maggioranza; a giugno siamo tornati in assemblea e la mia proposta è stata quella di non modificare gli obiettivi anche in presenza del Covid (anche se sarebbe stato più facile ridurli). E' una scommessa ambiziosa, anche se questa seconda ondata certo non ci facilita, poiché la gente non ci fa entrare nelle case (pur con tutti i dispositivi di protezione individuale ed essendo comunque un servizio pubblico essenziale). Tuttavia mi auguro che, anche in forza della campagna di "autolettura" con la quale si chiede una collaborazione dei cittadini, tale sforzo ci consenta di non far saltare fuori altre "bollette pazze".

D: Proprio a proposito dei 18 anni, e tornando un attimo agli aspetti più politici, nella stessa occasione Benedetto ebbe anche a dire: «A detta degli utenti lucani, AL ricorda molto l’Acquedotto Pugliese, l’ente sul quale il detto popolare più diffuso è “ha dato più da mangiare che da bere”»

R: Mah, guardi, io sono due anni e mezzo che ci lavoro e ritengo si debbano migliorare alcune performance, soprattutto ridurre le perdite d'acqua.

D: Parliamo di allacci abusivi?

R: Sono di due tipi. Sugli allacci abusivi, anche grazie alla sinergia con i Carabinieri, dei risultati li stiamo ottenendo, ma poi ci sono delle perdite "strutturali". La città di Potenza è stata "ereditata" nel 2003 con una rete idrica molto complessa, ove ci sono perdite addirittura del 50%. Quindi, sulla rete di Potenza o si mettono 40/50 milioni di euro, oppure si lavorerà per gradi, nei prossimi anni. Purtroppo le reti "colabrodo" ci sono. Sulla nostra tariffa c'è anche un importo che ogni hanno si può utilizzare per fare investimenti, per un totale di 4 milioni annui: spalmati su 130 comuni... lascio immaginare a tutti quanto si possa fare. Però la Regione Basilicata, anche grazie ai fondi comunitari e nazionali, continua a finanziare Acquedotto Lucano, anche se sulle reti idriche negli ultimi anni ci sono pochi investimenti e di più sul fognario. Come sa, sul depurativo ci sono sedici stati di infrazione e perciò si è investito molto, mentre sulle reti idriche c'era poca disponibilità di fondi comunitari.

D: Acquedotto Lucano, dopo la certificazione dei sistemi di gestione di qualità (ISO 9001) nel giugno 2019, ha ottenuto anche l’accreditamento del laboratorio di analisi interno e dei principali parametri che vengono esaminati. Cosa comporta questo, concretamente, per i cittadini?

R: Significa efficientare una rete che serve 130 comuni, e quindi sia i servizi agli utenti sia i miglioramenti interni. Molta gente è andata in pensione, e quindi a inizio 2021, apriremo una stagione di acquisizione di nuove professionalità “nostre”, chiudendo unastagione che deriva dall'integrazione di tutti i precedenti gestori. Faremo delle selezioni, sì. Iniziare a certificare dei modelli (il nostro istituto di vigilanza igienica), consente anche di avere una qualità dell'acqua certificata, anche se negli ultimi due anni problemi in questo senso non ve ne sono stati, a parte quello –appena insediatomi- del Metapontino, quando c’è stato un dibattito tra diversi laboratori perché i dati non quadravano (e non è detto che non fosse acqua di qualità). Ricordo solo un altro episodio, quello di dodici ore a Matera, che finì sui tg nazionali, anche se a mio avviso fu un’esagerazione. In ogni caso, si po’ dire che il trend è in continuo miglioramento rispetto agli anni passati.

D: I Lucani che tipo di utenti sono? Sono pagatori puntuali? Ha un qualche tipo di messaggio da lanciare?

R: I Lucani (anche in virtù della nostra sensibilizzazione e di strumenti quali le rateizzazioni) pagano spontaneamente: siamo in un dato statistico percentuale migliore del Sud Italia.

D: Cioè da questo punto di vista siamo gli utenti migliori?

R: Sì, se non consideriamo delle amministrazioni pubbliche e delle vecchie vicende legate ai consorzi di bonifica e industriali.

D: Non pagano?

R: Quando fu stabilita la prima tariffa del 2003, essendo la prima esperienza, non tutte le altre tariffe furono correttamente adeguate. Faccio un esempio: AL vendeva l’acqua ai consorzi industriali a un prezzo quattro volte superiore a quello col quale i consorzi stessi lo vendevano alle aziende; nell’ultimo anno e mezzo queste utenze le abbiamo prese in gestione noi, e questo problema non c’è più, ma persistono quelli relativi al passato: crediti di 30/40 milioni di euro nei confronti dei consorzi, ma anche dei comuni, che prima gestivano direttamente le utenze e che, passandole a noi, hanno comportato per AL un lavoro di “conturizzazione”. I Comuni non avevano i contatori nelle scuole e negli uffici, e quindi c’è questo tema –del quale si discute molto con loro- che comporta dei crediti considerevoli. Come sa c’è tutto un tema a livello nazionale sull’acqua “pubblica” o meno, ma sappia che noi paghiamo 21 milioni di euro al servizio elettrico nazionale solo per portare l’acqua in tutti i comuni (anche a causa della nostra densità abitativa e della peculiare morfologia). Inoltre stiamo facendo impianti fotovoltaici e c’è il progetto di una pala eolica per migliorare il servizio e produrre energia alternativa.

D: Ma qualche sindaco si fa desiderare…

R: …sì, qualche sindaco si fa desiderare, ma questo significa che dobbiamo migliorare anche noi nei rapporti con l’utenza pubblica.

D: Cambiamo argomento. Lei fu uno dei primi lucani a risultare positivo al Covid 19. Il 17 marzo scorso lei spiegò che aveva «insistentemente richiesto il tampone proprio in considerazione del ruolo da me rivestito, dopo aver manifestato un leggero stato febbrile risoltosi già da diversi giorni». Come sa, ci sono state polemiche sulla tempistica dei tamponi, addirittura ci sarebbe un’indagine della magistratura su alcune presunte “corsie preferenziali”. Lei si è sentito in qualche modo un “privilegiato”?

R: Direi di no, perché il mio stato febbrile c’era dal 5/6 di marzo. Il mio medico di famiglia, piccola sfortuna, era andata in pensione, e quindi non avevo il medico di riferimento diretto; pertanto, nella more di quella sostituzione, mi rivolsi a un medico che mi era stato consigliato. Tuttavia io sono stato dodici giorni a casa con stati febbrili che, in realtà, salivano e scendevano. Eravamo agli inizi della pandemia, e tutti i dottori ai quali mi rivolgevo mi dicevano che non poteva essere Covid, quindi mi rivolsi al medico competente aziendale; questi, dopo avermi consigliato per qualche giorno, il 16 mi sentì al telefono in uno stato abbastanza complesso e quindi fece la segnalazione per farmi fare il tampone. Io l’ho fatto dopo dodici giorni di malattia e oltretutto avevo segnalato che, il 2 marzo, ero stato anche a una riunione di lavoro fuori regione (non in settimana bianca, come qualcuno ha detto): quindi, finalmente, riuscii a fare il tampone. Non penso ci sia stata una situazione di privilegio, per di più in un ambito completamente diverso da quello attuale.

D: Da cittadino come giudica –lei che l’ha vissuta in prima persona- la gestione della pandemia da parte della Regione? Se potesse prender Bardi sottobraccio cosa gli direbbe? Oggi è martedì e siamo in piena bufera per la chiusura delle scuole…

R: Da cittadini certe volte giudichiamo le vicende senza conoscerle a fondo, facendoci prendere dalle nostre sensazioni che derivano dalle nostre necessità del momento. Bisognerebbe vivere un’esperienza da amministratore o da dirigente per capire le difficoltà delle decisioni. Io mi limito a parlare del mio settore e posso dire che se nei primi mesi l’assessore all’ambiente aveva una sorta di “pregiudizio” nei miei confronti (anche per la natura stessa di AL, che spesso viene vista come una “azienda” pubblica), invece successivamente loro ci hanno dato velocemente finanziamenti e c’è stata una sinergia molto forte, e di questo ne devo dare atto.

D: E invece secondo lei oggi la Basilicata da cosa “fa acqua”?

R: (Sorride). Se mi consente una battuta, purtroppo oggi non ce n’è, e quindi se potesse fare acqua nel verso giusto sarebbe la cosa migliore. Venendo al suo tema, certo non è facile sintetizzare, anche se in generale bisognerebbe spingere su competenze, formazione e meritocrazia. In AL devo dire che dei benefici li stiamo producendo.

D: Il libro che la rappresenta?

R: “L’arte di correre”, legato a una mia passione, ma che è una metafora sugli obiettivi della vita.

D: Il film?

R: Non ce ne sono, mi piace un film di Tom Cruise…

D: “Mission Impossible”?

R: (Ride) No, la “Missione è “possibile”, almeno qui ad AL.

D: La canzone (non mi dica “Acqua Azzura Acqua Chiara”)?

R: In effetti su questo non mi ero preparato! (sorride)

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: Nome e cognome.