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di Antonella Sabia

 

Quanto emerge dal primo Rapporto Censis-Ugl dal titolo “Italiani, lavoro ed economia oltre l’emergenza Covid-19”, realizzato per il 70esimo anniversario di fondazione del sindacato, è un forte senso di incertezza degli italiani diventato man mano pessimismo, legato al proprio futuro: 1 italiano su 2 teme di perdere il lavoro, solo il 25,5% si dichiara ottimista.

Proprio ieri, in contemporanea davanti alle Prefetture del Paese, si è tenuta una manifestazione in cui è stato distribuito un documento, per sensibilizzare il Governo ad intervenire su centralità della politica industriale e sulla sicurezza dei livelli occupazionali; una copia è stata consegnata a tutti i Prefetti, al fine di far comprendere l’importanza di un rilancio economico e sociale del lavoro. Sulla condizione di povertà post emergenza, qualche giorno fa la segreteria regionale UGL Basilicata, ha diramato un comunicato, che abbiamo commentato con il segretario Giovanni Tancredi.

«È emersa la diseguaglianza tra le famiglie e una condizione di povertà che sta ulteriormente crescendo sul territorio regionale, con nuove fasce di poveri. C’è una questione molto allarmante, sono tante le aziende del settore della ristorazione che ci stanno comunicando che quando scadranno gli ammortizzatori sociali (settembre/ottobre), la parte datoriale non sarà più in condizione di sostenere i propri lavoratori. C’è uno stato di grande crisi e lentezza burocratica, abbiamo chiesto che la cassa integrazione venga prorogata a tutto il 2020, il blocco dei licenziamenti e un prolungamento delle Naspi in scadenza».

D: Questa emergenza come il cambiato l’Italia?

R: Il Paese è cambiato, perché anche le grandi aziende internazionali hanno cambiato il loro modo di lavorare, pensiamo allo smart working, che ha modificato il modo di approcciarsi quotidianamente in azienda, le relazioni e il dialogo che sia con i sindacati che le istituzioni.

D: La Basilicata era già in difficoltà, oggi che situazione c’è?

R: Eravamo già in crisi prima, ancora di più adesso. In tanti sono rientrati dalle altre regioni dove lavoravano o studiavano, ma oggi siamo allineati al sistema nazionale, europeo e mondiale che sta vivendo una forte emergenza. Ci saranno sempre meno opportunità di lavoro, secondo me, nei prossimi mesi, e c’è anche una grande mancanza di fiducia nelle grandi multinazionali, circa la possibilità di fare assunzioni e programmi a lungo termine. Speriamo soprattutto che non ci sia una seconda ondata perché sarebbe un disastro. L’unica cosa positiva che ha messo in campo il governo nazionale è l’efficientamento energetico e il bonus sisma del 110%, con il quale condomini, villette monofamiliari e unità abitative singole potranno ristrutturare gli edifici.

D: Si sa qualcosa in merito? Quando sarà attivato?

R: Dal 1 luglio 2020 fino a dicembre 2021. Siamo un po’ scettici sulla reale possibilità economica del governo di poter garantire la copertura totale delle richieste di efficientemento energetico. Non è molto chiaro ad oggi, ma sicuramente si metterebbe in moto un’economia circolare che coinvolgerebbe l’edilizia, la manifattura, rivenditori di porte e finestre e anche di impianti di energia rinnovabile. Con il bonus sisma è previsto anche l’adeguamento sismico dei fabbricati. Se lo Stato davvero avesse i soldi, lo considererei come un “Piano Marshall 2”.

D: Questa emergenza ha colpito la sanità, che cosa è emerso dal nostro sistema regionale?

R: Sicuramente tante lacune, ad oggi poi ci troviamo ad affrontare un momento di ripartenza in cui però gli ospedali sono ancora bloccati. Abbiamo chiesto al Presidente Bardi degli incontri in merito, si è bloccato tutto il sistema di prenotazione, e ci sono tanti disagi per coloro i quali hanno bisogno di cure immediate e di essere seguiti nelle strutture lucane.

D: Questi incontri ci sono stati?

R: Non ancora. Circa due settimane fa abbiamo avuto un incontro interlocutorio con il Presidente, una tre giorni in cui si è parlato di industria, agricoltura, e sanità, ma la nostra intenzione è quella di un incontro specifico, per analizzare le problematiche e avere un confronto con l’assessore Leone.

D: Sono uscite le date del nuovo calendario scolastico, in Basilicata si comincerà il 14 settembre. Da cosa si riparte?

R: La speranza è di ritornare con tranquillità e serenità tra i banchi di scuola. Studenti, famiglie e docenti hanno vissuto un periodo di grande disagio sociale e psicologico. Sicuramente bisognerà andare avanti per gradi e capire pian piano come si evolve questa situazione del Covid-19.

D: Si è capito come si tornerà a scuola, tra distanziamento fisico e mascherine?

R: Non si conoscono ancora queste norme, chiederemo un tavolo tecnico in Regione, come sta accadendo a livello nazionale, per capire come muoversi. Un primo passo, stando a quello che abbiamo detto prima, potrebbe riguardare l’efficientamento energetico. Le nostre scuole andrebbero messe in sicurezza, molti edifici sono datati e quindi potrebbero sfruttare questi bonus, ora che le unità sono vuote.

D: I lavori andrebbero fatti però in questi due mesi?

R: Certamente entro la riapertura, il governo a mio parere doveva anticipare questi incentivi e integrare anche gli istituti scolastici, affidando i lavori a imprese che si prendono la responsabilità di portare a termine i lavori in pochi mesi.

D: Come sindacato, in questi mesi che rapporti avete avuto con le istituzioni?

R: Solo qualche videoconferenza, il covid ci ha presi di soprassalto, tutto è stato rallentato. Quello che abbiamo lamentato alla governance locale è che non sono stati sottoscritti i verbali al termine delle videoconferenze, come solitamente viene fatto. Nelle scorse settimane invece ci siamo incontrati nella sala Verrastro, mantenendo le distanze e si è discusso in generale di lavoro, filiera agricola e industriale. Hanno convocato sia le parti datoriali che i sindacati.

D: A proposito di lavoro: molti perderanno il proprio posto, tanti già ne cercavano uno prima. Cosa bisognerà fare?

R: Sarà necessaria una task force che verifichi queste nuove fasce di povertà, i nuovi disoccupati, e insieme capire come tamponare. Abbiamo fatto un incontro con TOTAL, sembra che nel giro di due anni dovrebbe assumere 4-500 unità, numeri che non salvano la questione occupazionale della Basilicata, perché potrebbero essercene altri 10.000 che invece perderanno il loro posto.

D: Qual è il futuro della Basilicata? Cosa ci aspetta?

R: I dirigenti e i sindacati devono fare delle proposte. Il nostro territorio è pieno di risorse, pensiamo all’acqua e al petrolio. Bisogna mettere a sistema le potenzialità legate al territorio, per generare lavoro. Non dimentichiamo poi le grandi aziende che già operano sul territorio.