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Nella giornata internazionale dedicataalla Donna si impongono delle riflessioni, specie in un momento storico in cui, lungi dal poter affermare una raggiunta parità di genere, si assiste ad una sempre crescente violenza, sopraffazione e segregazione dell’universo femminile”, ad affermarlo è la Consigliera regionale di Parità, Ivana Enrica Pipponzi.

Nonostante, infatti, la parità di genere e le pari opportunità siano supportate da un’ampia normativa succedutasi negli ultimi cinquanta anni e che fa dell’Italia uno dei Paesi più garantisti del mondo occidentale, la tanto auspicata parità non può dirsi raggiunta ma, di contro, è spesso data per scontata, costantemente sotto attacco ed inattuata.

Il c.d. “tetto di cristallo” è lungi dall'essere stato sfondato”, dichiara la Consigliera di Parità, “ed accanto ad esso si è posizionato il c.d. “muro materno”: situazioni afferenti la condizione socio-lavorativa femminile, strettamente legate al sempre attuale tema del divario di genere (gender gap), quanto all’accesso al lavoro, alla permanenza nel mondo lavorativo, alla retribuzione ed alla pensione. Solo il 49% di donne lavora; il 18% di donne ricopre ruoli dirigenziali; il 9% di donne compone un Consiglio di amministrazione”.

La donna ha minori ore lavorate perché spesso è costretta a scegliere un lavoro con contratto a part time nel tentativo di conciliare i carichi di cura con quelli lavorativi; di media una donna lavora 34 ore settimanali rispetto alle 47 ore lavorate del suo collega, anche se alla donna devono aggiungersi le ore lavorate in ambito domestico. Solo così supererà l’uomo quanto a tempistica: 64 ore settimanali complessive, a fronte di 54 ore settimanali lavorative dell’uomo.

Ancora, una donna guadagna meno rispetto all’uomo: 270,00 euro nella pubblica amministrazione e 440,00 euro nel settore privato. La lavoratrice, infine, percepirà una pensione nettamente inferiore rispetto al suo collega uomo, pari a circa 516,00 euro in meno.

Al divario di genere, come sopra tratteggiato, si posiziona il richiamato “muro materno”.

La donna”, prosegue Pipponzi, “è spesso costretta ad operare l’inaccettabile out out tra la maternità ed il lavoro per la mancanza o insufficienza di politiche a sostegno della maternità e per la conseguente mancanza di welfare, tali da impedire o rendere ardua la conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. Spesso viene demansionata quando rientra a lavoro dopo la maternità o, addirittura licenziata o mobbizzata”.

Ancora, è necessario attenzionare e sensibilizzare costantemente l’opinione pubblica rispetto alla stringente questione della violenza di genere.

La violenza contro le donne è un problema strutturale della società e che, per sua radice, rientra nell’alveo delle discriminazioni di genere presenti nei vari ambiti della vita quotidiana di moltissime donne, anche in quello lavorativo. Ed è proprio nell’ambito delle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro, nelle sue più svariate sfaccettature (disparità salariale, sfruttamento delle donne nel lavoro nero, persistenza degli stereotipi culturali, licenziamenti per maternità e molestie sessuali sui luoghi di lavoro) che l’agire della Consigliera di Parità - quale pubblico ufficiale - non può restare inerme.

Per questo”, prosegue Pipponzi, “nel ribadire l’importanza della differenza, è necessario valorizzare la categoria della parità dei generi (e tra i generi), nella consapevolezza che l’empowerment delle donne è il vero fattore di sviluppo per la società e per l’economia. Dal mio insediamento, ho ascoltato tantissime donne vittime di discriminazioni e violenze legate alla maternità,alle molestie sessuali, o al mancato avanzamento di carriera, mobbing o lavoro nero, supportandole anche nelle azioni giudiziarie; con altrettanta incisività ho avviato importanti azioni positive nell’ambito della conciliazione vita-lavoro, della rimotivazione al lavoro dopo i percorsi di violenza, di formazione sui temi delle molestie sessuali e violenza sui luoghi di lavoro. Ma c’è ancora moltissimo da fare quanto ad occupazione femminile, welfare aziendale, natalità e dimissioni per maternità”.

Ancora troppe poche donne lucane prendono il coraggio di formalizzare la denuncia per le molestie sessuali subite sul luogo di lavoro per paura di ritorsioni da parte del datore di lavoro. I dati ISTAT riportano che l’8,9% delle dipendenti è vittima di ricatti sessuali in cambio di assunzioni o promozioni. Una donna su cinque ne parla e lo 0,1 % dei casi finisce in Tribunale.

La via maestra per promuovere e realizzare la parità sostanziale di genere”, conclude la Consigliera regionale di Parità, “deve essere una sempre più ampia diffusione della cultura paritaria, scevra da stereotipi di genere, a partire dalle scuole e, nel contempo, una corretta applicazione della Risoluzione Europea sulla “Creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale” e della Convenzione di Istanbul, (ancora troppo poco conosciuta e diffusa).

Numerose sono le iniziative per la Giornata Internazionale della Donna organizzate su tutto il territorio regionale; la Consiglierà di Parità parteciperà nella mattinata dell’8 marzo all’iniziativa “Donne, dis–abilità e lavoro”, organizzata dall’Associazione Italiana Persone Down, sezione di Potenza e dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Potenza; nel pomeriggio della stessa giornata parteciperà all’iniziativa “Ho messo le ali, ovvero l’emancipazione femminile verso la parità” organizzata dal MOICA Basilicata. Entrambi gli eventi costituiranno importanti momenti di riflessione sulla forza delle donne di risollevarsi e “rinascere”.

LA CONSIGLIERA REGIONALE DI PARITÀ

AVV. IVANA ENRICA PIPPONZI