pranzoTREROTOLA

Nel “Contro-Lettori” del numero scorso avevamo scritto che il suo marchio di fabbrica è il maglione rosso e lui si presenta a tavola con uno blu elettrico. «Adesso diranno che sono di Forza Italia!», ironizza: Carlo Trerotola, 60 anni, potentino, storico farmacista di “Chianchetta” è il candidato Presidente “a sorpresa” del centrosinistra (nuovamente unito), alle prossime elezioni regionali.

Come giustifica la sua esistenza?
Faccio un lavoro che mi piace tanto. Mi sento un farmacista di strada, sto in mezzo alla gente e sono orgoglioso di questo. Ritengo e spero di avere ancora tantissimo tempo a disposizione. Sono abituato a lavorare e lo farò ancora per anni. In tempi più recenti, essere stato sollecitato alla candidatura da parte di questa coalizione per me ha rappresentato un onore. Sono stato contattato da loro nel migliore dei modi, con grande stima, delicatezza e rispetto, e –contemporaneamente – anche da cittadini e associazioni. Pertanto, non me la sono sentita di dire no. Avrei avvertito troppa responsabilità sulle mie spalle.


Entriamo subito nel vivo. Prima polemica dei detrattori: “Carlo Trerotola è sempre stato un uomo di destra, come la sua famiglia, come suo padre che fu pietra angolare del MSI in Basilicata. Adesso passa al “nemico” pur di candidarsi a Presidente”.
No, perché non ci pensavo nemmeno a candidarmi, non era fra gli obiettivi della mia vita. Io di destra? Nemmeno. Non ho mai avuto tessere di partito in vita mia, a parte quella che mi chiese di sottoscrivere Antonio Luongo per un fatto di stima personale.


Solo per amicizia, quindi?
Non direi: passammo diverse serate a tavola a chiacchierare e notai che la pensavamo uguale su diverse cose. Quindi io presi quella tessera…


…del Pd…
…del Pd, ovviamente, perché mi sentii di “appartenere”. Antonio me lo chiese, ma nessuno mi ci costrinse. Lo feci con convinzione.


Quindi lei non si è mai sentito un uomo di destra.
No, assolutamente. Non mi sono mai sentito legato ad alcun partito politico. Negli ultimi anni, come le dicevo, provavo più simpatia a sinistra.


Seconda polemica dei detrattori: “Trerotola, se eletto, sarà comunque manovrato da Marcello Pittella, ovvero colui che lo ha candidato”.
Guardi, io ho sessant’anni, e ritengo di non rispondere agli ordini di nessuno. Non mi piacciono gli “allineamenti”, né quelli …militari, né quelli partitici. Marcello Pittella si è fatto “portavoce” di una decisione, ma io –prima di accettare- ho sentito anche gli altri della coalizione, e ho ritenuto di CONDIVIDERE quella coalizione. Ripeto, sono onorato della stima che mi hanno manifestato: non credo che il Pd e gli altri avrebbero avuto difficoltà a trovare altri candidati meritevoli o personaggi di prestigio in Basilicata.


E perché allora hanno scelto Trerotola?
Perché è un uomo moderato, un uomo fra la gente che parla la stessa lingua del centrosinistra di oggi. Noi non abbiamo atteggiamenti “dittatoriali”, o “militareschi”, ma siamo per le persone e con le persone.


La sua azione di governo, qualora fosse eletto, sarà più in continuità o più di rottura con quella appena conclusa?
Ma ci sono delle cose fatte dalla giunta Pittella che sono sotto gli occhi del Mondo intero! Come potete pretendere che io dica che Matera 2019 non è cosa buona? Oppure che giudichi negativamente l’azione sulla Forestazione? Quelle azioni le ho condivise e le amplificherò. Ripeto, io ho un modo autonomo di agire, e parlando con la coalizione ho avuto ampie garanzie per agire in totale libertà e fare cose nuove. Chiaramente, io voglio ascoltare tutte le voci, le parti politiche, i sindacati, le associazioni: non bisogna trascurare nulla, nemmeno gli ambulanti, che sono una categoria importante che specie nei paesini- sopperisce alla carenza di negozi.


Su cosa, invece, va subito corretto il tiro?
In effetti siamo già al lavoro col mio team su un’ampia azione di analisi. Posso dirle subito che dalla Pubblica Amministrazione vorrò comunque un maggior rigore: io gestisco un’azienda privata e seguo delle regole inderogabili. Applicherò lo stesso metodo.


I Lucani sembrano invocare a gran voce un grosso intervento sulla macchina burocratica e sui dirigenti regionali: velocità e trasparenza, nonché rinnovamento e snellimento.
I dirigenti saranno valutati alla stregua delle aziende private. Non staremo a guardare: ci porremo subito questi obiettivi e verranno fatte delle correzioni in corso d’opera. Verranno valutati i risultati periodicamente. Oggi si lavora così. Si DEVE lavorare così.


In questo scampolo di campagna elettorale, c’è stato qualcosa che l’ha fatta già arrabbiare?
Mmm, direi di no.


Nemmeno quando l’hanno chiamata “traditore”?
No, e perché? Traditore di che? Andate a guardare le altre liste: sono piene di “transitati” da destra a sinistra e viceversa. Stampatevi gli stati di famiglia e vedrete dei balletti meravigliosi, persino meglio di Don Lurio.


Il suo slogan elettorale è “Carlo Trerotola, il BUONO della Basilicata”. Da queste parti però vige l’adagio: “Chi è troppo buono è fesso, e chi è troppo fesso non è buono”.
(Ride) E’ vero. Ma le assicuro che non ho questo tipo di problema, altrimenti non avrei un’azienda che funziona così bene. Quando c’è da battere i pugni non esito: pensi che i miei collaboratori a volte si sentono addirittura maltrattati! Ma lo scopo è sempre garantire loro e il loro posto di lavoro.


Ma quand’è che il “buono” Trerotola s’incazza e diventa davvero cattivo?
Quando vedo che le cose non vanno. Io sono molto democratico e ascolto sempre e mi metto in discussione, ma poi quando si decide si deve partire e basta. Non c’è tempo per cincischiare e nella Pubblica Amministrazione ancora di meno. Non è roba da “pensionati” o da dilettanti. Non scherziamo. Dicono che da quando sono candidato sorrido molto meno del solito. Forse è vero, ma io ce la farò e anche la Basilicata ce la farà.


A proposito di PA, dimenticavo… la Meritocrazia.
Con me sfonda una porta aperta. Da me non c’è UNA persona raccomandata.


Peccato non poter dire lo stesso per gli uffici pubblici. Ad esempio, quando ha letto dell’inchiesta sulla Sanità, cosa ha pensato?
Certamente sulle prime non fa piacere, ma poi bisogna vedere che succede. La Magistratura farà il suo corso.


Ma in Basilicata c’è o non c’è un problema di meritocrazia nei concorsi, nei bandi, nelle assunzioni…?
A parole è semplice dirlo. Finora non ho certo avuto tra le mani i curricula dei dirigenti pubblici e via discorrendo, ma posso garantire che quando ci sarò io saranno passati al pettine fine.


Il centrosinistra, come anche il centrodestra, di fronte alla (ex) corazzata Cinquestelle sbandiera il tema della “competenza”, Quale competenza porta il candidato Trerotola?

La capacità, maturata sul campo, di ascolto e dialogo con i cittadini. E senza interposta persona. Non ho subalterni o “informatori” che mi aggiornano su quel che accade, sono sempre stato in tante case, nelle campagne… ma in tempi non sospetti e non per questioni politiche (in questo sono bravi tutti). Ascoltare chi ha più bisogno è un’abitudine di famiglia.


Su cosa le chiede di intervenire la gente che incontra?
Il lavoro, di giovani e meno giovani: oggi –con troppa facilità- a cinquant’anni si è già “obsoleti”. Occorre quindi fare formazione continua. E’ un tema che mi sta molto a cuore. Fra la gente finora ho riscontrato grande sostegno; certo, non è mancato chi –come lei- mi ha chiesto se avessi qualche “cappello” in testa, ma li ho rassicurati.


Ma qualcuno, fra i suoi clienti, non le ha detto: “Ma chi te l’ha fatto fare”?
Sì, molti. Ma ho spiegato loro il discorso sulla responsabilità e mi hanno dato subito ragione. I messaggi di sostegno arrivano da destra e da sinistra: ciò dimostra che la gente non si riconosce nella destra di oggi, non vi vede quella “destra nobile” in cui militava mio padre.


Quindi è vero che la sua figura serve a intercettare i voti della destra delusa?
Non è proprio così, più che altro si tratta di intercettare i voti che non vengono già dalla coalizione. C’è gente che è scontenta e a questo serve il dialogo. La sera continuo a farmi il panino dove me lo facevo abitualmente, a pranzo vado alla stessa trattoria di prima: le persone occorre incontrarle e parlarci sempre. Sto provando sensazioni molto belle. Già solo per questo ne è valsa la pena candidarmi.


Terza polemica: “Trerotola, se arriva secondo, non farà il consigliere regionale. Lascerà il posto a qualcun altro”.
Non esiste. C’è invece il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini. Bisogna rispettare gli impegni presi, con dignità ed energia.


In questa intervista ha più volte stigmatizzato gli atteggiamenti “militareschi”…
Sì, ma non mi riferivo a Bardi (ride).


Come no. Il militare lei lo ha fatto?
No, perché ci fu il Terremoto dell’80. Avrei quindi preferito fare il militare. In ogni caso, sì, l’Ordine non si discute, ma io amo il dialogo e non le distanze. Diciamo che ho un atteggiamento più da “maresciallo” che da “generale”.


Facile fare ironia sul suo lavoro di farmacista e sulle “cure” per la Basilicata, ma mi dica un farmaco utile allo scopo…
Guardi che è una cosa seria (sorride): attenti a prescrivere farmaci con leggerezza, perché hanno anche le controindicazioni…


…mi dica almeno un principio attivo.
Va bene: l’adrenalina.


Facciamo il gioco dei nomi. Vito Bardi.
Perbene, ma distante.


Mattia?
Perbene, vicino alla gente, ma candidato in un Movimento con molta instabilità e tanti punti interrogativi.


Tramutoli?

Non lo conosco.


Pittella?
Ha fatto delle cose buone e anche degli errori.


Nicola Benedetto?
Non è un politico vero e proprio. Non so adesso in quale parte milita.


Lasorella, forse riferendosi alla sua designazione, ha detto: “Abbandono. Qui è tutto un inciucio”.
E perché? Non l’ho mai incontrata. Forse hanno scelto me perché io sto in mezzo alla gente e lei invece no (come anche il generale Bardi).


Il libro che la rappresenta?
“L’arte del comando”, di Francesco Alberoni.


Giusto perché lei non è un “dittatore”!
(Ride) E infatti lì si parla di “arte” del comandare, come coinvolgimento anche.


Il film?
“E’ arrivato mio fratello” con Renato Pozzetto (risate).


La canzone.
“Acqua azzurra, acqua chiara”, di Battisti. Adesso diranno che sono di destra (ride).


Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
«Forte, fortissimo, anzi… di più!»