pranzoSCAVONE

“Foliniano”, alto e dinoccolato, quarant’anni, barbetta, occhialini e voce roca: il Sindaco di Tito, Graziano Scavone, lunedì scorso era uno di quelli “rinchiusi” nel Teatro Stabile di Potenza, in attesa dell’annunciata venuta messianica (ma è durata un quarto d’ora) del Premier Giuseppe Conte.


Come giustifica la sua esistenza?
Più che uno scopo, io alla vita assegno un valore, ossia quello di provare a realizzarsi in ciò che si crede. Sono riuscito a portare avanti una bellissima esperienza, dal punto di vista umano ho dalla mia una famiglia che mi vuole bene e mi supporta.


Veniamo subito alla visita di Conte a Potenza. Voi sindaci, in quelle due ore di attesa chiusi nel Teatro Stabile, come vi siete “intrattenuti”? Oltre ai selfie, naturalmente.
(Sorride) Direi che hanno tenuto banco i discorsi sull’analisi del post-voto in Abruzzo e gli schieramenti dei sindaci impegnati in queste tornate regionali. La lunga attesa di due ore è stata più che altro un motivo di contestazione, anzi credo che alcuni sindaci, come quello di Banzi e di Tursi, abbiano provato addirittura ad andare via per protesta. Nei quindici-minutiquindici del discorso di Conte sul programma di investimento e di rilancio per il Sud non sono state definite delle linee chiare, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, io ho trovato questa iniziativa di un’approssimazione incredibile, nonostante il popò di staff di cui si avvale un Premier. Conte sapeva in modo molto generico le “cose” lucane. Non si conoscono le sue linee strategiche, i fondi a disposizione, né altro. È un po’ come dire: «Se avete in mente dei progetti inviateceli, poi saremo noi a valutare se ci piacciono o meno».


Molto rumore per nulla.
Ma sì, anche se riconosco a Conte il merito di aver inviato un messaggio di vicinanza al Sud e di aver voluto incontrare i sindaci del territorio. Il Prefetto di Potenza, che ci ha invitati, ci ha spinto a preparare una scheda dettagliata contenente le istanze del territorio da sottoporre al Premier, anche se io non sono riuscito a consegnargliela personalmente, ma solo tramite Leggieri.


Sì, il suo dossier è stato reso noto in settimana.
Sì, i punti nodali sono: rilanciare il ruolo strategico delle aree industriali attraverso forti politiche di investimento pubblico; sostenere i poli produttivi e le imprese lucane insediate nei comuni industriali come il nostro; completare le attività di bonifica dell’area Sin e predisporre un progetto di riutilizzo produttivo del sito dell’ex Liquichimica, con il sostegno dello Stato e della Regione; ripensare alle strategie di sostegno alle imprese affiancando ai bandi per gli incentivi agli investimenti una serie di misure finalizzate a ridurre i costi e le tasse locali all’intero sistema delle pmi.


E sul dissesto idro-geologico il presidente Conte cosa ha detto?
Ha fatto cenno a un piano nazionale da nove miliardi di euro, ma nulla di più.


Oltre al dossier che lei ha consegnato al premier, una eventuale presentazione di progetti concreti come dovrebbe avvenire?
Ci hanno lasciato un blando indirizzo e-mail che, se non ricordo male, è sviluppobasilicata@ invitalia.it. Non è nemmeno una PEC.


Ma lei scriverà lo stesso?
Io ho già chiesto un incontro con Invitalia, specialmente per affrontare i tanti progetti infrastrutturali che sono già pronti e attendono solo di essere realizzati. Non so se ha mai fatto caso allo svincolo per l’area industriale di Tito, che tra l’altro è uno dei pochi a manifestare una scarsissima manutenzione perché la proprietà di quell’area era – pensi un po’- ignota. Attraverso la Provincia di Potenza e l’Anas abbiamo però dato vita un percorso di statizzazione di quella stessa strada permettendole di diventare di interesse nazionale e la stessa Anas dovrà occuparsi, da ora in avanti, della manutenzione. Un’area industriale, agli investitori, deve presentarsi in maniera decorosa. E finora mi lasci dire che non era affatto così. Tra gli altri progetti che abbiamo -certo, non immediatamente cantierabili- c’è il superamento del modello secondo il quale l’area industriale è soggetta ad attività di bonifica ambientale: tuttavia con la Regione -e questo è un deficit di questa legislatura- non c’è stato un coinvolgimento diretto dei sindaci, né una reale sinergia istituzionale. Tutto ciò equivale a una perdita di investimenti incredibile, ma la Regione stessa non ha mai voluto riconoscere la specificità dei nostri due siti SIN (siti contaminati di interesse nazionale– ndr).


Si spieghi meglio.
Se da un lato siamo vincolati alla bonifica ambientale, dall’altro nei programmi di rilancio industriale della Regione non si è mai riconosciuto un titolo specifico per le due aree SIN. Io avrei fatto i bandi privilegiando -con fondi maggiori- chi decide di investire sul territorio, perché le assicuro che noi non godiamo delle condizioni privilegiate di altri territori: un imprenditore solo per svincolare l’area è soggetto a lunghe e tortuose peripezie burocratiche.


Celentano cantava: “Inutile bussare qui, non vi risponderà nessuno”.
Eh. Negli anni passati abbiamo chiesto alla Regione di dichiarare i due siti SIN di Tito e Val Basento come “aree di crisi complessa”, per effetto di un decreto ministeriale del 2012. Con questo strumento si attiverebbero una serie di benefici e incentivi alla riqualificazione ambientale, oltre alla concessione degli ammortizzatori sociali in deroga,. Tuttavia non abbiamo mai avuto risposte. L’ex assessore Berlinguer si era interessato alla questione, ma con il rimpasto della Giunta questa e altre questioni si sono arenate.


Con Pittella ha mai avuto delle interlocuzioni dirette?
Più che altro lettere. Durante il suo tour tra i comuni lucani, lo invitai a venire a Tito per intavolare con lui diverse questioni. Lo stimo per tante ragioni, ma questa legislatura, per le questioni di cui le ho parlato poc’anzi, avrebbe dovuto profondere qualche energia in più. Certo, devo dire che con Cifarelli c’è stato qualche sforzo e impegno maggiore rispetto al suo predecessore, Liberali. Ma sul tema della competitività delle aree produttive bisognava costruire una proposta tutta lucana.


E’ mancata la “lucanità” nell’azione di governo?
Non si è voluta allestire una “cassetta degli attrezzi”. La defiscalizzazione e la detassazione deve essere applicata alle imprese già esistenti, ma deve essere anche in grado di calamitare i nuovi investimenti. In cinque anni non ho mai partecipato all’inaugurazione di una nuova impresa, e questo direi che è un chiaro indicatore. Con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa si è verificato un meccanismo fiscale singolare, nel senso che tutto ciò che viene a mancare in termini economici ci tocca prelevarlo dagli stabilimenti produttivi: dunque la condizione di svantaggio è evidente.


I rapporti con il sindaco di Potenza, dopo il maxi assegno –da lei contestato per il salvataggio della Città capoluogo dal dissesto, come sono?
Direi buoni. Noi ci sentiamo un po’ la periferia di Potenza, specialmente perché la città ha da poco completato il suo processo di deindustrializzazione, eccezion fatta per la Pittini. Rimaniamo noi “a servizio” del capoluogo, e ciò può rappresentare un fattore di crescita per Tito. Ma in un’area industriale spesso coesistono più iniziative produttive, anche se non sempre le stesse possono andare di pari passo, dunque la strategia vincente è quella di cercare di accompagnare al meglio questo processo di riconversione industriale, attrezzando l’area con sistemi di gestione e monitoraggio ambientale.


Occorreva cioè costruire un piano condiviso con gli enti preposti?
Esatto. La nostra richiesta originale alla Regione e all’Arpab –poiché non vogliamo rinunciare alla nostra vocazione industriale infatti prevedeva un percorso di accompagnamento, magari con l’installazione di vere e proprie centraline aggiuntive per il rilevamento dei dati. Peccato che ciò non sia mai accaduto. Pensi, l’Arpab non è attrezzata per misurare le diossine. E io come faccio a garantire cittadini e lavoratori? Occorreva creare e condividere un modello di gestione ambientale: io, con soldi del mio bilancio, sono anche disposto a fare un marciapiede in meno, ma avere invece un controllo ambientale in più.


Elezioni regionali e centrosinistra: il richiamo di Zingaretti “all’unità” si scontra con le numerose liste che si annunciano a sostegno di Pittella.
La scuola di Vincenzo Folino e di Filippo Bubbico mi ha insegnato molto. Il richiamo all’unità mi trova assolutamente d’accordo, ma solo se si va verso una discontinuità rispetto al passato.


Cioè unità sì, ma non con Pittella candidato.

Non voglio personalizzare, quanto piuttosto sottolineare che già in tempi non sospetti (cioè ancora prima delle indagini sulla sanità), occorreva ricostruire una visione del centrosinistra, nella quale anche Marcello avrebbe dovuto avere un ruolo differente rispetto a quello degli ultimi cinque anni.


A maggior ragione dopo il risultato dell’Abbruzzo.
Io penso che la gente di Basilicata ci chieda proprio questo: Marcello ed altri che si facciano insieme promotori di un NUOVO processo. Ma francamente non credo che gli appelli di Zingaretti verranno raccolti. Anzi. (ride) Ed è un peccato, perché il PD negli ultimi tempi si è rivelato più come un “partito degli eletti”, e non come un’unione di persone che credono e danno valore al tema dell’appartenenza.


Quando ha letto sul giornale i dettagli dell’inchiesta sulla sanità, cosa ha pensato?
Io non ho mai partecipato a un concorso pubblico, e non nascondiamoci che nel Meridione conta particolarmente il sistema delle relazioni, e non lo dico io, ma la Magistratura. Il ruolo asfissiante di una certa politica che ormai determina TUTTO, fa quindi gravitare intorno ai vertici che la rappresentano (in questo caso Pittella) un peso e una responsabilità notevole, ma spesso si dovrebbe guardare al “sottobosco”, a tutto l’apparato che sta sotto, che fa decisamente peggio. Pertanto, stante l’innocenza fino a prova contraria, io riconosco a Pittella non una, ma cento attenuanti. E va detto anche che la società che giudica, spesso è anche quella che si alimenta di questo stesso sistema. Tuttavia, va detto anche che se Pittella verrà ricordato dai cittadini più per l’inchiesta che per le cose che realmente ha fatto, vorrà dire che probabilmente ha sbagliato qualcosa.


Un nome una defi nizione. Iniziamo proprio da Pittella?
Un lavoratore instancabile.


Folino?
Un grande stratega.


Speranza?
Un giovane con una storia politica non semplice da rappresentare e da rimettere in linea con le attuali aspettative delle persone.


Carmen Lasorella?
Non la conosco molto. Mi sembra che abbia la sua intelligenza politica, tuttavia credo che debba saper riadattare il suo piglio a un territorio che man mano fi nisce per assorbirti.


Mattia dei Cinque Stelle?
Non lo conosco, ma è su di lui che si registra un carico notevole di attese verso il cambiamento. Ed è dura poi farlo davvero, mi creda. Lui ha promesso 60mila posti di lavoro: ha superato persino Berlusconi (ride).


A maggio si vota nel suo paese. Lei cosa farà? Opterà per le regionali?
La candidatura non è solo una scelta personale, mi sto confrontando con tante persone, a partire dai miei collaboratori più stretti. Scegliere tra il provare a fare un’esperienza in Regione o continuare a fare il sindaco del mio paese non è una cosa semplice.


Il film che la rappresenta?
“Pulp Fiction”, che però non c’entra niente con la mia persona (ride, ndr).


Il libro?
“Il principe” di Machiavelli.


La canzone?
“Storia d’amore” di Celentano, ma nella versione degli Avion Travel.


Tra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Be’, lascio a chi rimane il compito di riconoscermi una frase.