pranzoMOLES

Accento lievemente “romanizzato”, Giuseppe Moles è nato a Potenza 51 anni orsono, ma la sua storia, personale e familiare, si ramifica in diverse zone della Basilicata, da Tolve a Tricarico (cosa che gli è tornata utile sotto elezioni). Fra i fondatori di Forza Italia, oggi è il commissario regionale della creatura di Berlusconi, e in questi giorni ha il compito, piuttosto scomodo, di individuare una terna (ma viste le polemiche sembra più una Trinità) di nomi, da cui poi “estrarre” il candidato Governatore per il Centrodestra. Lega permettendo.


Come giustifica la sua esistenza?
Confidando che sia un’esperienza degna di nota. E credo che i miei genitori non abbiano nulla di cui vergognarsi. Almeno finora.


I suoi genitori di cosa si occupavano?
Mio padre era avvocato e mia madre un’insegnate, una di quelle di una volta. Pensi, è stata una delle prime lucane a guidare un’auto.


Lei ha fatto carriera fuori, a Roma. Come e perché è arrivata la politica nella sua vita?
Chiarisco che è vero che “ho fatto carriera fuori”, ma sono orgogliosamente lucano (sono nato a Potenza, ho studiato qui fino all’Università e torno sempre almeno due volte al mese). E la politica non è un destino, ma una cosa che uno sceglie, a volte perché non ha nulla da fare. Io un lavoro ce l’ho, insegno all’Università, (sono un esperto di Politica Internazionale) e quindi la Politica è una passione.


Si è mai sentito “il delfino” di qualcuno? Insomma, chi deve ringraziare?
Mettiamola così: sono orgogliosissimo di aver avuto una serie di maestri. Il primo è Lello Mecca: era il mio insegnate di Storia e Filosofia al secondo anno di Liceo Classico a Potenza. Il primo giorno prese e ci interrogò tutti: schiaffò due ad ognuno di noi, “obbligandoci”, da quel momento in poi, a prendere voti altissimi. La classe si trasformò, anche nelle altre materie: ci aveva appassionato allo studio (ricordo le sue “Olimpiadi” di Storia e Filosofi a). Le cose che avevo studiato con lui mi facilitarono la vita persino alla LUISS (Scienze Politiche). Il secondo maestro è stato il mio docente di Relazioni Internazionali, l’ambasciatore Ferraris. Il terzo è stato Antonio Martino, anche lui docente alla LUISS, portabandiera della “scuola monetarista” italiana. Una volta laureatomi e dopo aver scartato l’iniziale idea di diventare un diplomatico, iniziai la carriera accademica alla mia Università, diventando coordinatore della cattedra di Relazioni Internazionali e Martino era il mio Preside. Tenga presente che la nostra facoltà di Scienze Politiche era ormai il “gotha” della cultura liberale in Italia.


Da qui a Forza Italia il passaggio fu breve.
Nel settembre del ’93 mi convoca il mio Preside e mi fa: stiamo creando un movimento politico, prettamente liberale, con un “imprenditore”.


…Berlusconi.
Martino mi chiede: le interessa? Io rispondo: che devo fà? Dove devo firmare? Tuttavia, per non “timbrare” l’immagine della mia carriera accademica (all’epoca non sapevamo quale esito avrebbe avuto la cosa) mi consigliò di partecipare alla nascita di FI, ma senza “espormi” all’esterno. E così furono riunioni ad Arcore, registrazioni di programmi: io ero uno di quelli che chiamava le persone chiedendo se volevano candidarsi con noi. E la gente ci diceva: ma dove volete andare? C’era uno scetticismo generale. Fu così che Berlusconi dovette candidare i vertici di Publitalia. Ma vincemmo le elezioni, Martino andò a fare il Ministro degli Esteri e mi disse: che fai, vieni con me? E io di nuovo: dove devo firmà? Avevo 26 anni. Da lì è iniziato tutto. Sono considerato uno dei Berlusconiani della prima ora.


E quanti ce ne sono, come lei, in Basilicata?
Ufficialmente non tanti, ma nella realtà tantissimi.


In che senso?
Posso essere spudorato? Nel “sistema” Basilicata, essere contro il potere, contro il clientelismo, a volte non conviene. O, perlomeno, non è da tutti. Inoltre, in passato, alcuni esponenti del centrodestra lucano, per questioni di “convivenza”, si sono abbandonati alla “connivenza”. C’è chi ha fatto opposizione vera e chi…


… si è curato i fatti propri?
Se è così, peggio per loro. La credibilità è come la verginità: facilissima da perdere, impossibile da recuperare.


…e Viceconte candidato col centrosinistra? Di cosa si è trattato?
Di un enorme errore politico e personale: la negazione di un passato. L’ha ammesso anche lui, adesso. Potrei dire: ma chi gliel’ha fatto fà? Tuttavia ho apprezzato la sua autocritica.


Però se veniva eletto non avrebbe certo detto “ho sbagliato”.
Indubbiamente. Io ero certo –matematicamente- che non sarebbe stato eletto. Però, ripeto, io non do certo del “traditore” –come fanno alcuni- a chi si ravvede e torna da noi.


Al tavolo “organizzativo”, di ieri (venerdì 19 ottobre: l’intervista è stata fatta il giorno dopo - ndr), c’era anche Benedetto.
Sì, dall’inizio. Oggi è il rappresentante lucano di “Idea”, il movimento di Quagliariello. Io sono amico con tutti…


… che signifi ca non essere amico di nessuno.
No, cortesia ed educazione sono fondamentali. Non ho pessimi rapporti con nessuno.


Nemmeno con Michele Napoli?
(Lungo silenzio). Questo è un altro argomento. Prima concludiamo il discorso Benedetto.


Quindi?
Tutti sanno che lui e altri alle scorse politiche volevano essere candidati con Forza Italia. Ho subito un linciaggio mediatico, ma non me ne sono curato, perché Berlusconi mi aveva nominato commissario, con pieni poteri, in Basilicata. Ero qui per ricostruire, non per “cacciare” via qualcuno, come voleva anche Michele Napoli: a quel punto è iniziato un rapporto molto “violento” con lui e con Castelluccio, i quali rivendicavano che non si potesse prescindere da loro e dalle loro richieste. Benedetto, Napoli e Castelluccio volevano tutti –legittimamente- essere candidati, e anche se non mi crede nessuno, io ho “portato” tutti i loro nomi (Benedetto non in FI, ma come possibile candidato all’uninominale). Fu Berlusconi a escludere quei due consiglieri regionali (e ha fatto bene). Per quanto riguarda Benedetto, invece, beh, lui ha una cattiva abitudine: parlare, parlare e inventare. Ultimamente, però, anche lui mi ha dato ragione e mi ha ringraziato per la mia coerenza e schiettezza (Berlusconi voleva che i candidati fossero esponenti di Forza Italia). Michele Napoli? I comportamenti personali e politici di ognuno mostrano chiaramente il giudizio che si può avere su di noi.


Dicono che a Potenza siete arrivati quasi alle mani.
No, a Roma. Fu quando comunicai chi era candidato e chi no: ci fu una reazione violenta, anche se comprensibile. Da parte mia, come spiegavo, non c’era alcuna “strategia”. Ma è un problema loro, non mio.


Veniamo alle imminenti regionali. Siamo sicuri che tocca a Forza Italia indicare il candidato governatore del centrodestra?
Non uno, ma una rosa di candidati, individuati fra politici e società civile. La “discussione” in atto, al momento, e credo anche da parte di Cappiello della Lega, è basata tutta sulla richiesta – da parte degli esponenti della coalizione- di conoscere subito tutti i nomi. E’ una cosa che condivido, tutto però ricade anche sul tavolo nazionale. Altrove, infatti, Lega e Fratelli d’Italia, nelle regioni in cui tocca a loro (secondo gli accordi nazionali), mica hanno tirato fuori subito i nomi.


Quello di Rocco Leone, ex sindaco di Policoro, è già uscito sui giornali.
… è uno dei possibili candidati in rosa come esponente di partito. Gli altri nomi usciti sono tutti fasulli.


Perché questi nomi sono così difficili da tirar fuori?
L’accordo nazionale prevede prima una rosa e poi una terna, da cui estrarre il nome condiviso. E tutte le persone con cui posso aver parlato, ti chiedono una cosa sola: però non mi sputtanate. Significa che chi ti dà la disponibilità a far parte di un gruppo di cinque/ sei/sette nomi, non vuole però essere “bruciato”.


Quindi uscirà il nome del candidato solo quando sarà sicuro…
Sarà prima resa pubblica una terna di nomi, da portare al tavolo nazionale. Ho chiesto al mio partito di condividerla, il prima possibile, su un tavolo regionale.


Se non il nome, mi dica almeno quale deve essere “l’identikit” del vostro candidato Governatore.
Innanzitutto la credibilità, personale e professionale. Abbinata al supporto del territorio.


Quindi niente ritorni di fiamma?
Se intende Viceconte, no, assolutamente. Noi dobbiamo premiare tutti coloro che, provenendo dalla società civile, hanno avuto il coraggio di esporsi. Le singole liste non bastano, perché ci sono tanti “mondi” che io non posso candidare con Forza Italia perché non sono tesserati, ma che ci sono stati sempre vicini. Pertanto io farò una Lista del Presidente (chessò, “Forza Basilicata”), e spero che gli altri facciano lo stesso. Ripeto: se questi nomi noi non li “bruciamo”, ci daranno sicuramente una mano, e magari ci faranno fare il salto di qualità.


Ma non c’è il rischio che qualcuno del “lungo tavolo” di venerdì scorso (giorno di una riunione con le forze del centrodestra - ndr), abbia magari interesse a “bruciarli” questi nomi?
Credo che tutti sappiano la responsabilità a cui sono chiamati. Certo, io al mio partito l’ho detto: sbrighiamoci. Ma siccome alcuni suoi colleghi mi pressano, e io mi sto stancando, ho detto loro: vi avverto, fra poco comincerò a inventare dei nomi. Guardate, avere il compito di scegliere una rosa di persone, è un grande onore, ma non è detto che sia piacevole o che io l’abbia gradito. Ripeto: la scelta deve essere condivisa dalle forze nazionali, e non riguarda solo la Basilicata.


Per voi è un’occasione storica: quale errore non deve fare il centrodestra?
Io dico: è un’occasione “storica” solo perché il Pd sembra messo male? Se la pensiamo così, allora non è questa grande occasione: il centrosinistra, che qui ha governato per decenni, non è da sottovalutare. Noi la partita la dobbiamo “vincere”, non dobbiamo contare sulle –presunte- “sconfitte” degli altri. La domanda vera è, sondaggi a parte: cosa farà il Pd? Quale sarà il candidato? Allora perché noi dobbiamo mettere sotto il plotone di esecuzione i nostri possibili candidati, quando da quelle parti stanno ancora cercando la quadra? Io ritengo che chiunque sarà messo lì, Pittella o meno, sarà solo una foglia di fico, tutto il resto sarà la solita manfrina lucana: amici degli amici e così via.


Esistono le “manine” in politica?
Così come le intendono quegli ignoranti dei Cinque Stelle no. La responsabilità politica e istituzionale appartiene a chi è al vertice; il dovere di un Ministro è leggere e studiare, e affi darsi a collaboratori degni di questo ruolo. Se così non è, o sei un incompetente o sei un ignorante o sei solo fumo.


E lei in cosa sente di essere stato utile alla gente lucana?
Ho girato la Basilicata in silenzio, con pochi amici e collaboratori. E anche se è passata quasi inosservata, direi la battaglia violenta sulla questione cinghiali, la questione forestale (per intenderci, Braia non mi ama), la Fenice di Melfi … ma guardi, se ci fosse una cosa sola, io dovrei essere preso a calci in culo. Le cose devono essere tante, anche il semplice ascoltare. Perché qui non ascolta più nessuno.


Il libro che la rappresenta?
Sono un fan di Stephen King, ma i libri “che mi rappresentano” sono due: “Semplicemente Liberale” di Antonio Martino e “Democrazia e Libertà” di De Tocqueville.


Il film?
“Nuovo Cinema Paradiso”.

 

La canzone?
“Wish you were here” dei Pink Floyd e “Napule è” di Pino Daniele.


Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
“Giuseppe”.