PURTUSIELLOpranzo

Vittoria Purtusiello –trentacinquenne nativa di Policoro, ma residente a Potenza da qualche anno- ha quel che si dice una faccia molto espressiva (anche troppo): le risposte, prima ancora che con la voce, te le dà con gli occhi, con le sopracciglia o con gli angoli della bocca.


Come giustifica la sua esistenza?
Sono una professionista che dopo aver studiato fuori ha deciso di tornare in Basilicata e che, di conseguenza, ogni giorno raccoglie la sfida di questa sua scelta.


Non si è mai pentita?
No, perché sono una persona fortunata, con una famiglia e un lavoro.


Di cosa si occupa?
Sono ingegnere gestionale, sono consulente nell’ambito dei progetti di finanza agevolata per le imprese. Pensi, mi trovo spesso nella condizione di dover “difendere” la Regione Basilicata, che con le imprese non sempre si comporta benissimo.


“Difendere”?
Nel senso che devo dare spiegazioni, a chi me le chiede, sugli avvisi pubblici, spesso caratterizzati da ritardi e incertezze sulle graduatorie. Il problema, grosso, sta in una burocrazia eccessiva.


Le è piaciuto Pittella quando ha dato la colpa ai dirigenti della Regione?
Assolutamente no, per questo ho usato la parola “difendere”. C’è una responsabilità, importante, della politica: uffici, impiegati e dirigenti devono essere messi in condizione di poter svolgere al meglio il loro lavoro. Senza nascondere, ovviamente, che c’è anche un problema di “qualità” di alcune persone, e del derivante bisogno di rinnovo.


A proposito di fondi pubblici: si sente spesso parlare di “corsie preferenziali” e di “muri di gomma”. Se ne parla solo a sproposito?
La voglia di mettersi in gioco (da parte di giovani che VOGLIONO investire in Basilicata), c’è davvero. Capita anche chi, in effetti, chiede se ci sono possibili “scorciatoie”, una cosa tipica nelle regioni delle relazioni corte. Un fenomeno da sradicare.


Anche nei cittadini, quindi.
Certamente. Anche se io –allo stesso tempo- non me la sento di buttare la croce addosso a un genitore che chiede al politico un posto di lavoro per il figlio. Evidentemente c’è la necessità di sopravvivere. Ci sono troppi ritardi importanti. Pensi, per la prima volta la Regione Basilicata non avrà il bilancio approvato, il rendiconto non è stato parificato. Sul tema lavoro, poi, si deve fare molto di più: noi di Fronte Democratico abbiamo sempre provato a lanciare delle proposte (sull’edilizia, che è ferma, su una nuova 219 “green”), come anche sulla Scuola e sulla Sanità.


Proprio stamattina (giovedì – ndr) ho letto un’intervista di Polese…
…era sul Quotidiano dal Sud, ma lui pensava di essere su “Vanity Fair”.


Era tutto un “basta con quello e basta con quell’altro”: ovvero con la “litania” del dopo-4 marzo, con i “veti” sulle candidature (sua e di Pittella)…
Già. Dicevo di “Vanity Fair”, non perché le domande fossero da rotocalco, ma perché lui –a volte- parla come se se fosse Alice nel “Paese delle Meraviglie”. Forse non si è reso conto della gravità della situazione. Lui dice: «Basta parlare sempre del 4 marzo e basta piangersi addosso », ma noi del “4 Marzo” non abbiamo MAI parlato! Ci sono state poche occasioni, c’è stata una direzione regionale in cui –a lui e alla maggioranza- le minoranze hanno dato ancora una volta un segnale di apertura per provare a ricostruire. Mario ha detto che avrebbe “aperto” questo Pd (agli iscritti, alle minoranze, alla società civile), ma finora non s’è visto nulla di tutto questo. Non c’è una data, non un calendario, non una segreteria collegiale. Domani (venerdì) mi ha convocata per parlarne, vedremo, ma intanto leggo di incarichi in segreteria per il “Post-Petrolio”, per la “Bellezza e Matera 2019”. Ma dico, cosa diamine…


…ricorda un po’ la Basilicata “Fast & Sexy” di De Filippo.
(Sorride) No, io penso che lui sia semplicemente distante dai Lucani. Mario è una persona fortunata (ha 35 anni e già da cinque è consigliere regionale), ma non so se si è mai scontrato con i problemi reali dei suoi coetanei o dei professionisti come lui ma che si fanno un mazzo così ogni giorno.


Lui dice che chi afferma che “il 4 marzo non si è ancora capito”, è magari proprio uno di quelli che ha contribuito alla debacle.
Non so a chi mai possa riferirsi, visto che il Pd ha perduto milioni di elettori, consegnandoli ai Cinque Stelle e addirittura alla Lega. Al posto suo, da segretario regionale del Pd, io mi sarei interrogato e …


...dimesso?
Io probabilmente sì. A Polese noi le dimissioni non le abbiamo chieste, al fi ne di provare e recuperare un’identità vera all’interno del partito, ma ciò non comporta che il risultato elettorale debba passare inosservato. E invece, io sento ancora parlare della sua candidatura al consiglio regionale, cosa che comporterebbe da parte sua non essere garante imparziale nella ricostruzione del centrosinistra. Quando mi sono candidata io alla segreteria del Pd, avevo detto che –in caso di mia elezione- non sarei stata della partita al consiglio regionale.


E questi sono “i veti” di cui si duole Polese.
Non si tratta di mettere veti o di decidere adesso i nomi, ma intanto almeno stabiliamo un metodo! Io mi attengo a ciò che ho visto in Direzione: il presidente Pittella si è alzato e ha dato la sua disponibilità a NON ricandidarsi, affinché sia il tavolo del centrosinistra a decidere. Ma il punto è che il tavolo non c’è ancora.


Lacorazza è già in campagna elettorale però.
Beh, lui è un consigliere regionale che gira col camper e incontra la gente… ma non è che tutti possono stare fermi, come il Pd adesso. E’ un partito chiuso nelle sue stanze. Discutiamo solo di destini personali, ma il progetto politico vero non c’è ancora.


Cosa dovrebbe dire oggi il Pd al cittadino: “Ci siamo sbagliati”, “Non abbiamo capito”, “Non CI avete capito”…?
I cittadini ci hanno chiesto un cambiamento, e noi dobbiamo essere nelle condizioni di rispondere. Sennò è meglio non partire neanche. Ma, come dicevo, al momento non c’è un’idea, non c’è nulla. Noi ci abbiamo provato (le proposte sull’autonomia), e stiamo lavorando su questo.


Il Pd è notoriamente un partito dalle molte “anime”, ma se veniamo sul “pratico”, sul “quotidiano”, per esempio …com’è il suo rapporto con Marcello Pittella?
…. (!)


La sua faccia è eloquente, ma io devo scrivere.
Beh sì, nel partito si è perso l’aspetto più “personale” (io al congresso ho parlato di “fattore umano”), e spesso i rapporti non sono positivi. Nel caso specifico, Pittella è il presidente della Giunta, è del nostro partito, ma al di là di questo, io non…


… cioè, se vi incontrate, lui le dà una pacca sulla spalla, chessò…
Beh, questo sì, certo. Ma finisce lì. Vede: nessuno è disposto a fare un passo verso l’altro. Non dico per decidere, ma almeno per trovare un percorso comune. Eppure, noi del Fronte Dem ci proviamo costantemente: votando all’unanimità Vito Giuzio presidente della direzione; oppure votando la relazione di Polese (nonostante la sconfitta del 4 marzo)…tuttavia dall’altra parte non vedo segnali.


Cioè voi state “dando”.
Sì.


Ma “volete” anche qualcosa?
No! E cosa? Se non provare a costruire un progetto condiviso, nuovo, più “largo”, questo sì. Lo pretendiamo. Il risultato del Molise è sconfortante. Occorre tornare a parlarsi (Leu compreso) e costruire insieme.


Ha detto che da segretaria del Pd non si sarebbe candidata al consiglio regionale. Ma lei segretaria non è.
(Ride). Non ci ho ancora pensato. Quel che è certo è che a me piace la politica.


Ma da quando si è candidata al Congresso si è fatta nuovi …nemici?
Sì, direi di sì. Ma qualcuno ha detto «Se non hai nemici, non esisti». (Ride) Diciamo che il confronto non sempre è all’altezza di ciò che mi aspettavo: non è mancato chi, come Napoli e Castelluccio, mi ha invitato ad “andare a cucinare”.


E lei sa cucinare?
Assolutamente sì! E sono molto brava!


E cosa cucinerebbe a un Pittella (se finalmente venisse a cena a casa sua)?
(Ride). Non so, andrei sul sicuro, un buon primo e un piatto di pesce.


Scherzi a parte, è dura per una donna far parte di quel mondo?
Non è facile. Il pregiudizio è evidente, anche sui social. Al congresso, un sindacalista della Uil ha detto che sono una ragazzina alla quale non farebbe amministrare nemmeno un condominio. Ormai mi aspetto di tutto, ma non mollo. C’è bisogno delle donne nelle istituzioni.


Facciamo il gioco dei nomi. Un nome, una definizione politica.
Ho paura (ride).


Iniziamo da Polese.
A questo punto direi: o inesperto o in malafede. Delle due l’una.


Marcello Pittella.
Un politico di lungo corso. “Di discendenza”.


Vito Santarsiero.
Un amministratore con molta esperienza.


Lacorazza (non esageri, se possibile).
Uno che ci mette sempre la faccia, che fa le battaglie e che quasi sempre non mette se stesso al primo posto.


Appunto, fin qui è San Francesco. Adesso mi dica un difetto.
Ce li ha, ce li ha. Ecco, essendo uno che le cose le sa, le conosce e le studia davvero, forse a volte fa un po’ troppo il professorino.


Margiotta?
Uno che ha una grande intelligenza politica, ma che al momento non sta lavorando per l’unità del Pd.


Carmen Celi?
Era giusto che in giunta a Potenza non ci entrasse proprio. Certo, a questo punto tutto quel caso squisitamente politico che l’ha riguardata il cittadino non lo capirà mica. Manca un disegno sul destino della città. Al cittadino interessano la puntualità degli autobus, il funzionamento e l’efficacia della differenziata, la possibilità di parcheggiare in città senza prendere multe…


Mmm, scommetto che lei una multa l’ha presa.
Eh sì, confesso. L’ho presa.


Striscia bianca o striscia blu?
Ehm, striscia blu. Ma l’ho pagata subito.


Torniamo ai nomi. Adduce.
Avendo officiato lui il mio matrimonio (quand’era sindaco a Matera), gli sono molto legata. Ma penso che la sua nomina alla Fondazione sia stata sbagliata, per com’è avvenuta e per il momento storico. E’ stata una decisione presa, in una stanza, subito dopo il 4 marzo: questo significa FREGARSENE di ciò che è accaduto.


Lei è di Policoro. Commentiamo la vicenda acqua.
In una zona turistica come il Metapontino, è successo L’IMPENSABILE. E la Regione c’entra eccome: non è possibile che Acquedotto e Arpab abbiano dati diversi; non è possibile non saper dare risposte su certe cose. Tutto ciò fa il paio con la vicenda Itrec.


Ma la Regione qualcosa di buono l’ha azzeccata?
Mi viene in mente l’approvazione del nuovo Statuto.


Un errore che ha fatto lei?

Eh, mo’ lo devo trovare per forza. (Ride). A volte posso apparire eccessiva nei modi e nel linguaggio. Ci metto sempre molta carica.


Il film che la rappresenta?
Mi piacciono quelli storici, ma non ho un titolo preferenziale.


La canzone?
Adoro Lucio Dalla. Mi farò un tatuaggio col titolo di una sua canzone. Ma… no, non glielo dico.


Il Libro?
“Uno, Nessuno e Centomila” di Pirandello.


Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Non ci ho mai pensato e non ci penserò mai. Che diavolo, uno muore, che almeno lasci una difficoltà agli altri.