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- Categoria: Attualità
- Sabato, 28 Giugno 2025 07:07
di Walter De Stradis
Il 24 giugno 2025 si è spento Alvaro Vitali, attore simbolo della cosiddetta “commedia sexy all’italiana”, quella delle maestrine, delle infermiere di notte, dei buchi voyeristici nella doccia e …di Pierino. Con la sua scomparsa, si chiude definitivamente un capitolo del nostro immaginario collettivo, forgiatosi in un’Italia diversa, magari a tratti più “pecoreccia”, ma sicuramente meno retorica.
Curiosa e toccante la coincidenza: esattamente quindici anni fa, il 6 giugno 2010, Vitali si esibiva in una delle sue ultime apparizioni pubbliche a Potenza (o forse proprio l’ultima), in contrada Montocchio, durante i festeggiamenti del “Santissimo Redentore”. Una serata di periferia campagnola, semplice e autentica, dove il pubblico accorse numeroso per salutare “Pierino”, un po’ più vecchio e bolso, sì, ma sempre lui. Una vera maschera della commedia dell’arte popolare.
Quel giorno, immortalato da un articolo pubblicato il 12 giugno 2010 su Controsenso Basilicata, Vitali fu il cuore pulsante della festa. Non solo per lo spettacolo atteso sotto il palco, ma per la sua incredibile disponibilità fuori scena: firmava autografi, posava per foto con anziani, bambini e coppie, scambiava battute e raccontava aneddoti con la spontaneità di sempre. “Una cosa rara, con tutti questi vip che se la tirano” commentava Mario Bellitti, organizzatore della serata. Durante l’intervista rilasciata allo scrivente a margine dell’evento, Vitali ripercorse con disincanto e ironia la sua carriera: dagli esordi con Federico Fellini, che lo scelse per “Amarcord” colpito dalla sua genuinità, fino ai successi travolgenti nei panni di Pierino, emblema di un'Italia spensierata, ma anche desiderosa di leggerezza.
Con lucidità anche amara, Vitali rifletteva sulle difficoltà del cinema comico popolare a ritrovare spazio negli anni Duemila. Denunciava la scomparsa dei grandi caratteristi (“Renzo Montagnani, Mario Carotenuto...”), ma anche la trasformazione delle attrici che un tempo spiava “dal buco della serratura”, ora divenute produttrici affermate e distanti da quel mondo. Non mancavano le critiche al cinema dei Vanzina, “volgare e strapagato”, a suo dire troppo ricco di parolacce gratuite e poco genuino: “Io le dicevo al momento giusto”.
Significativo anche il ricordo del suo tentativo di emanciparsi dal ruolo comico con “Malìa – Una Vergine di nome Maria”, film del 1975 sequestrato dalla magistratura, e l’amarezza per i tanti progetti mai andati in porto: “Pierino Stecchino”, “Gli antenati tua e de Pierino”, tutti bloccati tra questioni legali e beghe produttive. Eppure, in quella domenica a Montocchio, Vitali non aveva smesso di sognare: annunciava con entusiasmo una nuova sceneggiatura, “Pierino in villeggiatura”, in cui avrebbe recitato accanto alla moglie e compagna di scena Stefania Corona.
Non è mai certo se quel film fu realmente girato. Ma oggi, a distanza di quindici anni, quella sera di festa assume un sapore speciale, quasi da proustiana madelaine “cinematografica”. Non una première hollywoodiana, non un festival blasonato, ma una sagra di quartiere, tra panini, bicchieri di vino e bambini (di tutte le età) che intonavano il motivetto di “Se sei come me…”.
Alvaro Vitali non è stato solo Pierino. È stato –nel bene e nel male- un’icona nazional-popolare, un interprete di razza, spontaneo e senza sovrastrutture, un attore che ha saputo far ridere milioni di italiani con un semplice sguardo di traverso, un gesto, ma anche con la satira di grana grossa: si pensi a “Pierino medico della Saub” del 1981, nel quale l’impareggiabile eterno ripetente rimedia addirittura una laurea in medicina ad Addis Abeba (!) e va lavorare in una struttura pubblica. Pensate un po’.
Ci mancherà.