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di Walter De Stradis

L’

aggettivo che Rocco Stella usa più spesso è “incredibile”, e si può dire che il vice sindaco di Sasso di Castalda, Pz (impegnato prevalentemente nei settori Cultura e Ambiente), ne abbia ben donde: dal suo splendido borgo (amministrato attualmente dalla giunta di Rocchino Nardo) hanno origine molte cose di grande rilievo, a cominciare dal fiume Basento, per giungere a tutta una nutrita serie di personaggi di spessore assai elevato. Non ultimo, Sasso sarà (questa sera) per la seconda volta la sede di una prestigiosa kermesse musicale, il “Festival di Potenza” di Mario Bellitti.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Rispondendo soprattutto alla mia coscienza. Jean-Paul Sartre, che ho studiato all’università, diceva che una delle cose più importanti della vita è potersi guardare allo specchio la mattina.

d: Molti personaggi illustri, a livello nazionale e internazionale, sono originari di questo posto: Rocco Petrone, Mariele Ventre, Mimmo Beneventano, Don Giuseppe De Luca…

r: …e tanti altri.

d: Cosa c’è qui di speciale, l’acqua, l’aria?

r: (sorride) Mah, in effetti forse è questione di luogo, e sicuramente anche di geni. Anche se credo che queste siano risorse comuni a tutta la Lucania.

d: Vero, ma non tutti i comuni lucani possono vantare contemporaneamente così tante personalità di spicco.

r: Sì, ha ragione, spicchiamo per questa particolarità.

d: Cominciamo allora a parlarne, iniziando da Rocco Petrone, che era direttore di lancio nientemeno che alla NASA…

r: Sì, si occupò dell’Apollo 11, che portò i primi uomini sulla Luna. Di Petrone siamo particolarmente orgogliosi e commossi ogni volta che ne parliamo: lui nacque da genitori praticamente analfabeti e perse il padre in tenerissima età. La sua è dunque, mi sia concesso, una storia “dalle stalle alle stelle”, perché uno che convince Kennedy, in un famoso “briefing” a investire sull’allunaggio …è una cosa straordinaria.

d: C’è quel filmato di Piero Angela in cui racconta di quando conobbe Petrone e di come questi si presentò in dialetto lucano, dicendo «Io sono di Sasso di Castalda».

r: In realtà lo disse con un accento simil-napoletano: «Je song’ ‘e Sasso ‘e Castaldo». Una volta c’era una commistione di dialetti, anche perché all’epoca far credere di essere originari di Napoli, piuttosto che della Basilicata (che non si sapeva nemmeno dove fosse), conferiva un’altra dimensione.

d: Poi c’è Mariele Ventre, la celeberrima “maestra” dello Zecchino D’Oro.

r: Una grande pedagogista e musicista. Fu anche una messaggera di pace, ha portato la pace nel mondo: la sorella Maria Antonietta mi racconta che nel 1971 Mariele, con le sue canzoni e con i suoi bambini, fu la prima a portare la pace fra Israele e Palestina, recandosi proprio in Isarele e cantando per entrambi i popoli.

d: Lo Zecchino D’Oro era comunque un contesto in cui si incontravano le culture.

r: Adesso ci sembra una cosa normale, ma all’epoca era una questione molto delicata, e mettere e far cantare insieme bambini nella propria lingua e in lingue diverse era una cosa incredibile, anche “ardita” in un certo qual senso.

d: In questa direzione è anche molto interessante l’epistolario di Mariele Ventre.

r: Ecco. Aveva la capacità di comunicare con parole semplici e con tutti: ha scritto più di 20mila lettere. Rispondeva a TUTTI i bambini. Il suo è un insegnamento prezioso, specialmente oggi.

d: Emissario di pace fu anche Don Gisueppe De Luca, un ecclesiastico influentissimo.

r: Parliamo di un personaggio a dir poco immenso, specie per un paese come Sasso, grazie alla sua esperienza e cultura incredibili. E’ stato anche un po’ l’ambasciatore segreto del Vaticano e ha corrisposto con due papi, prima che divenissero tali: Paolo VI e Giovanni XXIII, di cui poi è stato consigliere. E’ stato infatti “ghost writer” di molti dei discorsi di quel Pontefice, ed è stato uno di quelli che ha avuto maggior peso sull’apertura della Chiesa, il famoso “ecumenismo”, altra cosa che oggi ci sembra normale, quando invece a quei tempi non ci voleva molto perché uno fosse etichettato come “eretico”. Don De Luca ci insegnava che «anche negli atei troviamo lo stigma di Dio, del Creato».

d: Tra l’altro questa figura è dietro anche a delle storiche risoluzioni di pace, in momenti di gravi crisi internazionali.

r: Incredibile. Per qualcuno è una goccia nel mare della diplomazia, qualcun altro ritiene sia stata una cosa rivoluzionaria. In occasione degli 80 anni del Papa (era il 1960), De Luca invitò il suo amico Togliatti a pregare a sua volta Krusciov (capo dell’ex URSS) affinchè inviasse un telegramma al Pontefice. Questa cosa è stata poi replicata, nel 1962, in occasione della crisi dei missili a Cuba.

d: Anche Mimmo Beneventano, rimettendoci la vita, è stato testimone di un messaggio importantissimo.

r: Altro personaggio incredibile. Quando penso a lui penso a Brecht che dice “Sfortunato quel paese che ha bisogno di eroi” e Mimmo, quasi profeticamente, prevedeva la sua morte, a seguito del suo impegno alle falde del Vesuvio, nel comune di Ottaviano, lottando contro camorra organizzata e speculazione edilizia. Al suo impegno è stato dedicato il Parco del Vesuvio nonché le prime assemblee antimafia e i primi coordinamenti anticamorra, in quanto prima non si riteneva che fosse un’organizzazione criminale al pari della Mafia.

d: Il vostro paese in che modo cerca di fare tesoro, dal punto di vista culturale e –perché no- turistico, di tutti questi personaggi?

r: Per quanto riguarda Rocco Petrone, la precedente amministrazione ha creato uno degli attrattori di maggior successo in Basilicata, il Ponte alla Luna, che ha valorizzato un luogo fino a quel momento ritenuto abbandonato (un po’ come i Sassi di Matera). Stiamo inoltre ristrutturando il palazzo di Mariele Ventre che diventerà un centro musicale e un museo (il “Palazzo del suono e della musica”). Con il nipote di papa Giovanni, Marco Roncalli, stiamo realizzando un docu-film su Don Giuseppe De Luca, anche la Curia di Potenza e la Regione Basilicata paiono interessati, perché si tratta di valorizzare non solo Sasso, ma anche i paesi vicini. La chiave è proprio questa, valutare anche un interesse territoriale e non solamente localistico, perché qui parliamo di “Basilicata Occidentale”: Don Giuseppe De Luca ha a che fare anche con Brienza ed esiste già un parco che abbraccia anche Potenza (includendo la Trinità, ove ha operato lo zio di De Luca, Don Vincenzo D’Elia).

d: A proposito di Beneventano abbiamo citato la famosa frase “Sfortunato quel paese che ha bisogno di eroi”: -al netto delle differenze fra Basilicata e Campania, specie in riferimento alla criminalità- di quale tipo di eroi necessita la nostra regione?

r: La Basilicata ha bisogno di essere amministrata. E di vivere una vita normale, non eccezionale. I nostri comuni devono essere amministrati e quelli che sono stati eletti devono fare delle scelte, concrete e sul campo. Non possono abdicare. E questo vale anche a livello regionale. La stagnazione non favorisce la nostra regione e le persone che la abitano.

d: Perché dice che c’è bisogno “di vivere una vita normale, non eccezionale”?

r: Perché a volte si vuole strafare… Noi siamo abituati alla lentezza, abbiamo una storia contadina, fatta di stagionalità, di percorsi lenti. Non dobbiamo stravolgere questo ritmo, ancestrale, che ci è stato comunicato dall’antichità e dal nostro territorio. Che ha bisogno di lentezza.

d: E cos’è che oggi la stravolge?

r: Una certa modernità, un po’ troppo esageratamente tecnologica.

d: Questo tuttavia è un problema globale.

r: Sì, che però potrebbe riguardare i nostri borghi: noi possiamo sopravvivere solo se preserviamo questa atmosfera, questa tranquillità che abbiamo ereditato dai nostri avi. Mi riferisco sia all’aspetto architettonico, sia ambientale. Non dobbiamo stravolgere, rispettando natura e ambiente, in sintonia con quello che già c’è.

d: Il numero di Topolino ambientato nei Sassi e nel Pollino ha avuto uno straripante successo.

r: Sono occasioni da cogliere. La pubblicità, quando non è sguaiata, bensì giusta, e soprattutto legata a elementi nazional-popolari (quale può essere un “semplice” fumetto) è una cosa bella e utile. Ci auguriamo che lo stesso accada anche per Sasso e altri territori lucani.

d: Qual personaggio vorrebbe come “testimonial” per Sasso?

r: Beh, io mi ritrovo non in Topolino, bensì in Paperino. Come tutti siamo portati a sbagliare, ma riconosco in noi la capacità di capire l’errore. La cosa tragica sarebbe perseverare.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Tante cose, una di queste sarebbe quella di parlare con le persone. Soprattutto con quelle che hanno bisogno: c’è tanta gente che non riesce a pagare le bollette, a trovare un lavoro, per sé e per i figli. La gente vive di piccole cose, e molte volte la politica emana un grido troppo roboante, riservato a poche persone. Invece bisogna tornare ad ascoltare. Sarebbe una cosa molto “British”, nella mia permanenza a Londra ho scoperto che lì ti fanno tante domande, ti ascoltano.

d: Quindi vorrebbe un Bardi più “British”.

r: Assolutamente sì, un Bardi che ascolta di più e che deve decidere dopo aver ascoltato. Sasso, di suo, avrebbe bisogno di un maggiore flusso turistico, sostenibile e responsabile, che coinvolga tutti, perché le persone che si sentono coinvolte oggi sono poche. Noi siamo Bandiera Arancione e le persone che ci sono dovrebbero essere empatiche, orgogliose di questo luogo eccezionale. L’Italia PUÒ ripartire dai piccoli borghi: io penso che saranno la spina dorsale, il nuovo centro da cui ricominciare.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Il nome della rosa” di Umberto Eco.

d: Il film?

r: “Basilicata Coast to Coast”, lo vidi a Monaco e dovetti fare la fila al botteghino.

d: La canzone?

r: Sono molto legato a Battiato, direi “Centro di gravità permanente”.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome al Comune di Sasso: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «Una persona che ha cercato di fare quello che ha capito, e soprattutto lo ha fatto in buona fede, cosciente anche dei possibili sbagli»