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Cari Contro-Lettori,

che sia stato voto di pancia, di piedi, di mani, di testa o di chissà cos’altro, gli Italiani (e fra questi, i Lucani), hanno scelto.

E lunedì mattina ci siamo svegliati in una nuova Italia, l’ennesima.

Ovviamente, il risultato nazionale ha avuto pesanti ripercussioni (come dicono e scrivono quelli che parlano bene) sul suolo nostrano, ove, come anche sul proscenio nazionale del resto, si bisticcia, si litiga e ci si autocandida già (perché dietro le “presunte” sconfitte a volte si possono nascondere le spore di arcane germinazioni) per importanti scranni regionali. Lo stesso presidente della Regione, il sempre vigile (ma non era generale?) Bardi, “per il momento” esclude un ennesimo rimpasto, il che significa, naturalmente, che presto ne ri-vedremo delle belle. E che ci sarà da ridere (o da piangere, a seconda di come la vedete).

Bocciati dunque dalle urne (o favoriti dalla cinerea urna, direbbe qualche maligno) alcuni, “storici” militi non ignoti della politica che conta, tornano fra i civili, la gente normale cioè, e chissà che anche loro non vadano a ingrossare le file di disoccupati e inoccupati. Per il momento, quaggiù in Lucania, non sarà sicuramente il caso di un Pepe –esponente della sempre più sfilacciata Lega- che è comunque sindaco di Tolve, e potrebbe non esserlo pure per un De Filippo, qualora (e nel caso non abbia già altri lavori di suo) risultasse ancora in organico come giornalista alla Regione Basilicata, e in quel caso sarebbe interessante vederlo tornare, dopo decenni, “alle dipendenze” di un ente, che oggi è a trazione destrorsa. E sarebbe curioso (e anche qui ci sarebbe da ridere), piuttosto e anzichenò, vedere uno del Pd, lui tapino, costretto a scrivere i consueti comunicati trionfalistici per quelli del centrodestra.

Quel che è certo, è che nonostante un sindaco leghista (Guarente) e alcuni assessori regionali, la Lega di Salvini (sui social gira un video-montaggio esilarante in cui lui, percosso e attonito, prende schiaffoni in faccia come il Lino Banfi del film “Vieni avanti cretino”), ha raggiunto i minimi storici nel Capoluogo. Ma non è certo colpa, se ci è concessa una piccola interpretazione accademica, solo del piacione del Papeete, ma di chi lo rappresenta in loco. Un esempio “minuto”? A Potenza, in Via Mazzini (ne abbiamo parlato diffusamente), c’è stata a lungo una certa transenna che –comparsa dal nulla a seguito di un qualche misterioso danno- privava residenti (e non) di un prezioso parcheggio (in una zona in cui essi hanno più valore di un Gronchi Rosa). Risultato? A un certo punto qualche esasperato cittadino, esausto di aspettare il risveglio di qualcuno lassù al Comune, di sua sponte l’ha spostata (probabilmente scalciata) più in là, riguadagnando l’ambita sosta. Il “cittadino si ribella”, insomma, e si fa giustizia da sé. E c’è poi (ne leggete a pagina 4), la simpatica vicenda del “pilone” in largo Pignatari, che rischia anch’essa di degenerare in un gesto “risolutivo” –come quello di Via Mazzini- di un qualche braccio (o piede) “violento” della legge (fai-da-te).

Chiaro il concetto?

E poi dice –come avrebbe sentenziato Totò- che qualcuno si butta... a destra, sì, ma sui meloni....

Walter De Stradis