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Il cartoonist Angelo Stano è conosciuto soprattutto come disegnatore e copertinista di lungo corso per il fumetto horror italiano per eccellenza, “Dylan Dog” (di cui nel 1986 ha realizzato lo storico numero uno «L’Alba dei Morti Viventi»), edito da Sergio Bonelli Editore; tuttavia il suo ultimo volume, “Giallo a Matera e altre storie”, uscito qualche mese fa per Allagalla, come facilmente intuibile, ha molto a che fare con la Città dei Sassi.

«Si tratta –ci ha spiegato lo stesso Stano presso lo stand dell’editore, presente al ComiCon, il Salone Internazionale del Fumetto e del Gioco, tenutosi dal 22 al 25 aprile scorso a Napoli- di una raccolta di storie che ho realizzato per “Corrier Boy” dal 1980 e il 1983; e l’episodio che dà il titolo al libro, “Giallo a Matera”, mi è particolarmente caro perché in quei luoghi ci sono stato da bambino (io sono originario della vicina Santeramo in Colle, e per me la Città dei Sassi era più vicina di Bari) e ricordo che m’impressionarono molto. Lo reputai subito uno scenario per delle avventure, insomma, e me ne ricordai più tardi quando mi fu chiesto di scrivere qualcosa, data l’assoluta peculiarità del posto ».

Non suoni banale, per chi oggi è abituato alla frequentatissima Matera “del cinema”: «Allora era una città in abbandono, e si riteneva che i Sassi fossero qualcosa di cui sbarazzarsi, alla volta di case e rioni dotati di servizi. Ancora non si teneva in considerazione del fatto che la Città VIVE anche della sua storia; con il tempo si è per fortuna capito –e la direzione di recupero intrapresa è stata senz’altro la più giusta da fare- che abbandonare avrebbe significato rinunciare a un patrimonio culturale importantissimo».

A una trentina d’anni di distanza dall’uscita di quella storia a fumetti, Matera è stata dunque protagonista di un vero e proprio boom, culturale, turistico e cinematografico.

«Quando sono tornato per me è stata una sorpresa enorme vedere quanto stava accadendo in città, perché me la ricordavo così poco curata. I film, quello di Mel Gibson prima e di James Bond poi, hanno contribuito a questa esplosione. L’errore da non commettere, adesso, è che Matera diventi un museo, come accaduto alla città di Venezia, che è diventata un pretesto per vendere le “gondolette” agli Americani; ecco, non vorrei accadesse la stessa cosa con i “cucù” materani. C’è infatti molto di più, le chiese rupestri, una storia davvero importante… che fa parte della storia italiana, non solo lucana».

Le caverne e i Sassi, potrebbero rivelarsi adatti a una storia horror, magari in stile “Dylan Dog”?

«Si sarebbe anche potuta fare e in realtà “Giallo a Matera”, essendo un thriller, qualche elemento ce l’aveva pure, ma il Corrier Boy all’epoca non aveva in progetto di fare storie troppo complicate».

(Wal. De S.)