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di Walter De Stradis

 

 

 

E’ assai probabile che molti, se non tutti, fra i turisti che si recano nello splendido borgo di Sasso di Castalda (Pz) per percorrere l’arcinoto Ponte alla Luna, ignorino che il distinto signore che prepara e serve loro il caffè nel bar in via Roma, a pochi passi dal Municipio, è il sindaco in persona.

Rocchino Nardo, cinquantaquattro anni, nel suo esercizio (ove di recente sono stati anche vinti 500mila euro al Gratta e Vinci!) a volte è ancora coadiuvato dalla madre novantenne, che quando vede il figlio “assediato” dalle richieste dei cittadini, tuona “Ma il sindaco prima non ce l’avevate?”

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Da ragazzino mi feci alcune domande e mi risposi che Dio non esiste. Attraversai così un lungo periodo di agnosticismo. Quando nacque mio figlio, a seguito di alcune serie complicanze, pregai la statua della Madonnina dell’ospedale. Dopo un quarto d’ora la situazione migliorò, e da allora vivo da cristiano, e nella mia vita c’è la speranza che l’esistenza non finisca con quella terrena.

d: Da quanti anni esiste il suo bar?

r: E’il bar di famiglia, esiste dal 1901. Aperto dal mio bisnonno, fu gestito dalla moglie per cinquant’anni: era una donna talmente di polso, che qui in paese la chiamavano “la masculedda”. Il bar si è spostato in questo locale nel 1964, e io lo gestisco da quando avevo 18 anni, avendo perso mio padre. Pensi che mia madre, quasi 90enne, ancora mi dà una mano la mattina, e fa il caffè molto meglio di me! Sono ormai 36 anni che lavoro nel mio bar, un’esperienza che ti consente di stare “per strada”, tra la gente, ed è il motivo per cui ho scelto di fare il sindaco. Io faccio il sindaco h24, ormai da tre anni e mezzo.

d: Anche quando è nel bar?

r: Soprattutto. L’abnegazione deve essere totale, alla Rocco Scotellaro. Se lei ha visto, nel mio ufficio su al Comune ho tolto la porta, proprio perché non ho orari e sono aperto a tutti e mi trovano dappertutto.

d: Tra l’altro il suo bar in via Roma è anche un punto di riferimento culturale: c’è l’edicola, si trovano libri, dischi di folk locale…

r: … e di politica sono appassionato sin da piccolo. A sedici anni divenni “comunista del Pc” (a differenza di quelli che rinnegano, come Veltroni), mentre oggi sono anti-comunista, tanto quanto anti-fascista. Tant’è che Sasso è il primo paese in Basilicata ad aver adottato una delibera che vieta la concessione di aree e spazi pubblici ad associazioni, partiti e gruppi che si dichiarano apertamente “fascisti”, in linea con quanto già si leggeva nella Costituzione Italiana (XII disposizione transitoria e finale, secondo la quale è vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista – ndr). Un atteggiamento che anche il governo centrale avrebbe fatto bene ad adottare. Noi lo abbiamo fatto in tempi non sospetti. Dal canto mio, dal comunismo sono approdato alla sponda liberal-socialista: credo che la strada sia “la terza via”, ovvero il Lib-Lab proposto già negli anni Settanta. Tuttavia, come dice Popper, si deve essere tolleranti, ma con i tolleranti. Allo stesso modo, con gli intolleranti (come i fascisti), occorre essere intolleranti.

d: C’è qualcosa in Basilicata che la fa diventare, se non intollerante, particolarmente incazzato?

r: Il fatalismo dei lucani, che ci ha portato ad avere lo stesso tipo di governo per quarant’anni, subendo ogni volta chi si proponeva. Uno spirito che c’è ancora oggi, che sfocia nel qualunquismo (“in politica son tutti uguali”), e che mi fa andare in bestia. Noi qui abbiamo l’esempio di Mimmo Beneventano, che ha perso la vita battendosi per le sue idee, ad Ottaviano contro il clan Cutolo, e quindi abbiamo la prova che le persone “diverse” esistono.

d: Quelli dell’opposizione vengono a prendere il caffè nel suo bar?

r: Certo, c’è un rapporto cordiale, di dialogo, come non c’è mai stato in Consiglio negli ultimi quarant’anni.

d: Ovviamente lei, sindaco, e titolare di bar, il periodo “nero” del Covid (con chiusure e riaperture parziali) l’ha respirato con doppia intensità.

r: Da sindaco, la cosa più difficile era doversi rapportare con i Dpcm che Conte annunciava la sera per la mattina. Allora io correvo in Comune, che sta qui a fianco, magari anche in pigiama (in strada non c’era nessuno), per stampare tutto, leggermelo e chiamare il comandante della polizia locale –o addirittura in Prefettura- e chiedere delucidazioni per il giorno dopo. Ricordo che una di quelle mattine c’era un funerale, e io dovetti correre per strada e fermare tutti: ma siccome ho la fama di essere un tipo spiritoso, pensavano che stessi scherzando!!! Tenete conto che un piccolo comune come il mio il segretario ce l’ha una volta a settimana, e non ha un ufficio legislativo…e tu senti di avere tutta su di te la responsabilità della salute pubblica. Inoltre, mi lasci aggiungere che benché io sia uno dei maggiori beneficiari economici, come operatore commerciale, del Ponte Tibetano (ho due bar e un negozio di alimentari proprio sulla strada), a giugno scorso, in piena riapertura, chiesi a Bardi di valutare la zona rossa (a fronte di un’impennata di contagi), scatenando anche un putiferio.

d: «Senti di avere tutta su di te la responsabilità della salute pubblica»: i rapporti col sistema sanitario regionale come sono stati?

r: Rispetto al Covid abbiamo sempre avuto una interlocuzione buona con ALCUNI funzionari dell’Asp e della Regione, e meno buona con altri. Pensi che quando chiesi di valutare –e sottolineo valutare- la zona rossa, un funzionario della Regione mi disse che ero passibile di una denuncia per procurato allarme!

d: E con Bardi?

r: Lo lamentano un po’ tutti i sindaci: non c’è un gran dialogo. Ci sono stati anche degli incontri, ma poi le cose buttate sul tavolo rimangono lì, come dire, non “mangiate”.

d: Alcuni sindaci lamentavano anche la “velocità” di certi incontri.

r: Beh, ricordo che qualche volta Bardi è andato via perche diceva che aveva da fare, e noi siamo rimasti a parlare a una sedia vuota (sperando che almeno qualcun altro ci ascoltasse), ma sicuramente oggi il sindaco non ottiene ciò che gli spetterebbe, cioè l’ascolto. Col “poi vediamo” non si va molto lontano, certi incontri –se un sindaco li chiede- vanno fatti al momento.

d: A ciò si aggiunge la situazione di impasse creatasi in giunta, anche a seguito delle dimissioni (solo annunciate) di Cupparo, e in attesa del rimpasto. Emergerebbe la difficoltà, come segnalava la settimana scorsa il neo sindaco di Pisticci, di non sapere “con chi” parlare delle questioni.

r: Beh, come dicevo, c’è una situazione fin dall’insediamento di questo governo regionale, c’è qualche assessore più pronto (come lo stesso Cupparo, devo dire, che ci incontra spesso ed è sempre presente anche in ambito P.O. Val D’agri), ma ci sono altri che non abbiamo nemmeno mai visto.

d: Qual è l’esigenza primaria del suo paese in questo momento?

r: C’è da fare una premessa. Il macro-attrattore rappresentato dal Ponte alla Luna (che io ho ereditato) ha indubbiamente dato una svolta economica al paese, ma non c’è solo il PIL, come diceva Bob Kennedy. Al centro della nostra attenzione c’è l’essere umano: io ho investito 80mila euro, ovvero l’8% del nostro bilancio corrente, in un progetto innovativo circa l’assistenza domiciliare agli anziani, e in un altro attinente alle problematiche di tipo psicologico che dopo il Covid ci hanno investito in modo massiccio. Cosa chiedo io, dunque? La possibilità di fare assunzioni: nonostante tutti i nostri sforzi per sopperire a pensionamenti etc., ci serve ancora un dipendente stabile all’ufficio tecnico. Il problema è che a concorso bandito, il Governo ha cambiato le regole!!! E per giunta, in vista del Pnrr, nel nostro ambito di zona (14 comuni) arriveranno DUE ingegneri, cioè un giorno ciascuno per ogni paese. Così non andiamo da nessuna parte.

d: E se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di incontrarsi con i sindaci almeno una volta al mese, di parlare con la gente, di andare per paesi. Lui può fare anche il rimpasto in giunta, ma l’atteggiamento lo deve cambiare lui, deve dare un segnale di presenza: basta con Napoli.

d: Ma se il Generale viene nel suo bar cosa gli offre?

r: Non un caffè, perché implica la necessità di un risveglio, e non mi permetterei. Gli offrirei un ottimo bicchiere d’acqua di Sasso: la nostra è una lunga battaglia, per l’acqua nostra che ci viene espropriata (siamo macro-fornitori dell’Acquedotto e abbiamo diritto a due centesimi per ogni metro cubo prelevato) per quattro lire che spesso manco ci vogliono dare. Quest’anno sono 130mila euro di royalties, ma ogni volta ci tocca fare una lotta perché la Regione li metta in bilancio, nonostante una legge lo preveda da quindici anni! Con Pittella ci siamo riusciti, adesso aspettiamo l’assestamento di bilancio, stiamo facendo pressing.

d: Il suo comune presto ospiterà il Festival di Potenza...

r: Per noi è un onore, una grande possibilità...

d:...e dunque qual è la canzone che la rappresenta?

r: “Ancora” di Edoardo De Crescenzo.

d: Il libro?

r: Adoro Sciascia, e mi sento di citare una sua biografia, “Il Maestro di Regalpetra”, di Matteo Collura.

d: Il film?

r: “La Stangata”, è legato a bei ricordi di gioventù.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: “Sindaco h24”.