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di Walter De Stradis

 

 

 

Giuseppe “Peppino” Maglione è il nuovo sindaco di Melfi. Eletto al primo turno alla guida della coalizione di centrodestra, l’ex presidente (per circa venticinque anni) del Melfi calcio, ha riportato 6.337 voti, pari al 59,01 % del totale. Secondo si è piazzato il candidato del centrosinistra, Luigi Simonetti, con 2.770 voti (25,79%), terza la candidata del Movimento 5 Stelle, Alessia Araneo, con 1.632 voti pari al 15,20%.

Il nuovo Primo Cittadino ha i modi delicati e la voce tenue, acuta e gentile. E proprio sulla “gentilezza” pare voler improntare il suo operato da Sindaco.

d: Lei nella sua vita ha già avuto diverse “esistenze”, imprenditore, presidente del Melfi, oggi sindaco della Città Federiciana. Quando tre anni fa lascò la società sportiva, avrebbe mai immaginato che il suo prossimo ruolo sarebbe stato quello di Primo Cittadino?

r: Tre anni fa in effetti no, non avrei mai pensato di essere qui con lei a fare questa intervista, ma di recente avevo potuto toccare con mano l’esigenza, espressa dalla gente, che ci fosse un diverso tipo di amministrazione della città.

d: Fino a questo momento lei non deve proprio nulla alla politica?

r: Assolutamente no, non ho una tessera di partito, e non ho mai fatto politica. Tuttavia stare a guardare lo stato di degrado in cui era piombato il mio paese mi sarebbe parso come esserne partecipe, anzi complice. Impegnarmi in prima persona per me è stato come rispondere a una chiamata, a una vocazione, e certo non basta aver vinto, e toccherà darsi da fare subito.

d: “Degrado” è un termine abbastanza forte.

r: La campagna elettorale della mia coalizione si è concretizzata andando in giro per i quartieri, e ci siamo resi conto che c’è un vero e proprio degrado urbano: la città è abbastanza sfibrata, con quartieri isolati, privi di servizi e di strutture (materiali e immateriali), a cominciare dai parchi giochi e dai luoghi di incontro. Circoli culturali, biblioteche: nella nostra città manca tanto. Vedo giovani che non riescono a socializzare, e che bisogna assolutamente riguadagnare alla cittadinanza attiva. Ultimamente il cittadino veniva tenuto troppo spesso fuori da quel palazzo in cui l’amministrazione si era arroccata.

d: Veniamo alle questioni che troverà in cima sulle pratiche della sua scrivania. In primis la Stellantis: la crisi dei microchip rischia di gettare fuoco su una questione già abbastanza rovente.

r: La mia presenza a Roma era proprio per dimostrare che Melfi C’E’. E’ vero, il progetto di Stellantis è quello di portare, nel 2024, alla produzione di quattro auto elettriche qui a Melfi; tuttavia l’assemblaggio di queste macchine è molto più snello e semplice a livello di componentistica, il che comporterà un utilizzo di manodopera inferiore. Quindi occorre capire cosa succederà a chi non verrà utilizzato e poi Stellantis deve rispondere a un altro quesito: cosa succederà da qui al 2024? Con la crisi dei semiconduttori e dei microchip qui stiamo avendo delle lavorazioni di cinque, sei giorni al mese! E questo preoccupa. Ovvio che a monte c’è una questione di redistribuzione dei chip fra gli stati ed è insomma una questione da affrontare su più tavoli. Il Governo deve rispondere garantendo gli ammortizzatori sociali a questi dipendenti e favorire, con incentivi e con ristori, le aziende collegate e che hanno problemi con questa crisi.

d: In campagna elettorale lei avrà sicuramente parlato con molti operai, qual è la loro preoccupazione principale?

r: Preoccupa molto la faccenda degli incentivi (si parla di 75mila euro lordi) per consentire l’uscita dal posto di lavoro alla Stellantis. Gli operai, fra cui molti padri di famiglia con mutui, vi leggono un brutto segnale.

d: Questione tribunale: in un recente comunicato il consigliere regionale pentastellato Leggieri lamentava la scarsa attenzione che Bardi avrebbe prestato all’argomento, pur in presenza dell’opportunità rappresentata dalla Commissione interministeriale per la Giustizia nel Sud.

r: Lo “spostamento” del   tribunale da Melfi a Potenza, notoriamente, non ha portato benefici a nessuno, tantomeno economici, anzi, ha aggravato il carico di processi inevasi nel capoluogo. Sappiamo bene anche che forse il tutto è accaduto in un momento in cui una “manina” esterna ha fatto sì che si lasciasse aperto Lagonegro accorpandolo con Sala Consilina, ma ora è il momento di fare fronte comune –senza polemiche- per riportare il tribunale qui a Melfi. I numeri ci sono, anche perché c’è il super-carcere. Stellantis-Tribunale-Ospedale, è il “trittico” posto all’attenzione anche del governo regionale e nazionale.

d: Infatti, la prossima domanda era proprio sull’ospedale…

r: E’ una struttura strettamente legata a un’area industriale con trenta aziende e quindicimila dipendenti. Ci vuole dunque un ospedale efficiente, a partire dal Pronto Soccorso per arrivare a tutti i reparti. Occorre rafforzarlo, e noi vigileremo, perché alcuni reparti si stanno depotenziando, nonostante le eccellenze in campo medico e paramedico che ci sono.

d: Mentre parliamo, il presidente Bardi si arrovella sul rimpasto in giunta. L’assessore alla sanità, Leone, è uno di quelli che pare maggiormente in discussione, se non proprio “sul banco degli imputati”, politicamente parlando.

r: Veniamo comunque da due anni di Pandemia, che hanno sicuramente influito, e io non voglio stilare pagelle.

d: Riformulo, allora: il nuovo assessore cosa dovrà fare, che finora non è stato fatto?

r: Dovrà avere un’attenzione particolare per tutti i presidii ospedalieri del territorio, e non parlo solo di Melfi. Occorrerà poi creare della sinergie fra pubblico e privato, vedi vertenza Polimedica (in settimana Bardi ha poi annunciato, tramite delibera, di aver preso un impegno coi lavoratori: «Ci saranno nuove risorse e pagamenti più veloci per garantire i posti di lavoro e le prestazioni sanitarie per i lucani». ndr). Questa sinergia fra pubblico e privato –che finora forse è mancata- potrà dare ai cittadini una migliore risposta sui tempi d’attesa, nonché sull’accesso alle strutture regionali (ed evitare i viaggi fuori regione).

d: Bardi ha molto esultato per la sua elezione a sindaco e vi siete già incontrati (sia prima che dopo l’elezione), ma le faccio lo stesso la domanda che rivolgo a tutti: “Se potesse prenderlo SOTTOBRACCIO, ovvero confidenzialmente, cosa gli direbbe?”.

r: (sorride) In realtà è stato lui a dirmi: «Vedi, io e te ci possiamo intendere, perché non siamo politici e possiamo parlare non in politichese, bensì sui fatti concreti».

d: Se lei potesse dargli un suggerimento, non sui nomi, ma sugli obiettivi della prossima, nuova giunta?

r: Nei prossimi due anni ci si gioca anche la riconferma, e ai cittadini vanno date risposte pronte e serie. Quindi io dico: scegliamo persone che davvero hanno a cuore la nostra regione e che soprattutto la vivono e ne CONOSCONO bene i problemi: le persone che vengono da fuori hanno bisogno di troppo tempo per adattarsi. Insomma, i prossimi due anni devono essere di azione, basta parole. Non dico che finora non si è lavorato, ma che adesso occorre mettere in atto ciò che finora si è programmato. Ne va del futuro della Basilicata, ma anche del centrodestra.

d: E se dovesse fare un piccolo spot per Melfi? “Giovani non andate via perché….”

r: Perché le politiche culturali e giovanili sono la chiave di volta per far risalire questo paese. Dal canto nostro faremo una politica di sviluppo con incentivi per tutte le categorie (magari su Imu e Tari), riqualificheremo il centro storico (riempiendolo di presidii attivi, di attività, di botteghe), e soprattutto faremo dei concorsi per assumere giovani, perché il nostro Comune è sottodimensionato dal punto di vista del personale. Riporteremo finalmente in questo paese la meritocrazia e la qualità.

d: Di quanti posti di lavoro stiamo parlando?

r: Ho chiesto al segretario comunale, e ci saranno almeno dieci-quindici risorse da rimpinguare. Ma il discorso non si limita a questo, c’è tutto un turismo da far ripartire, e non ci manca davvero niente. Abbiamo tutto, abbiamo pietre che parlano di un passato antico e che finora non sono state ascoltate.

d: Cosa le ha detto sua moglie quando le ha annunciato che si candidava?

r: «Quand’eri presidente del Melfi, per venticinque anni il sabato e la domenica non ti ho visto. Adesso ti candidi a sindaco e parli di “missione”, ma la vera “missione” è la mia!» (risate) Ovviamente ha apprezzato il mio volermi mettere al servizio del paese.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Cristo si è fermato a Eboli”. Alcune cose di quel mondo vanno recuperate.

d: La canzone?

r: “Generale”.

d: Nessun riferimento a Bardi?

r: No (ride), ma la canzone di De Gregori è sempre attuale in tema di guerre (anche economiche: vedi conseguenze sui microchip) nel mondo. Qui a Melfi ci terrei a fare un lavoro di “riconciliazione”, anche con l’opposizione, affinché si possa lavorare tutti in favore della città. L’ho già detto ai mie due competitor.

d: Il film?

r: Mi piacciono i film d’amore a lieto fine. Racchiudono certi valori che i miei genitori mi hanno insegnato. Vorrei ripartire dalla forza dell’amore, un amore senza misura (per citare Sant’Agostino) per questa città.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome al comune di Melfi: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: A pensarci, non mi piacerebbe avere una targa. Preferirei rimanere nel cuore della gente per ciò che ho fatto.