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Cari Contro-Lettori,

 

come si suol dire, il calcio è assai spesso la metafora della vita. E se è comunque ingiusto estendere i comportamenti sportivi alla generalità della cultura di un popolo, non sembra tuttavia peregrino affermare che gli Inglesi, una volta di più, hanno dimostrato di non saper perdere. E il dato (al di là di comportamenti riprovevoli –tanto sul campo, quanto sugli spalti- quali i fischi al nostro inno nazionale, il rigurgito della medaglia del secondo posto e altre cosette ormai entrate, da tergo, nella Storia) è reso ancora più incontrovertibile e inappellabile dal fatto stesso che gli inventori del “fair play” –nella finale persa con l’Italia ai campionati europei di calcio- hanno soprattutto dimostrato di non saper vincere. Se una nazionale di quel calibro, infatti, pensa di poterla spuntare in un torneo del genere esclusivamente in forza di un qualche migliaio di cafonacci infoiati sugli spalti, e in virtù di un golletto segnato a inizio partita, applicando poi per tutto il resto del tempo il tanto vituperato (da loro) “catenaccio all’italiana”, vuol dire che ha ragione il nostro Bonucci: di pastasciutta ne devono mangiare ancora tanta.

Si diceva tuttavia del calcio come metafora della vita. Chissà se il buon Vito Bardi, presidente della regione Basilicata (noto per il suo innegabile aplomb all’inglese), che ha esultato sui social per la vittoria degli azzurri, ne ha tratto qualche indicazione, se non insegnamento, circa il suo percorso politico fra noi mortali (lucani). Chissà se ha capito che dopo averla spuntata (ormai un paio di anni fa) alle elezioni, bisogna dimostrare di saper anche vincere, cioè di mettere a frutto nell’interesse di tutti il risultato conseguito in cabina elettorale. Essì, perché se anche lui, come l’allenatore britannico Southgate, pensa di poter vivacchiare (politicamente parlando) per il tempo restante (in questo caso anni), in virtù di una qualche estemporanea zampata (sua o di qualche assessore, perché anche un orologio rotto va preciso due volte al giorno) per poi continuare a tirare “il catenaccio” fino al fischio finale senza praticamente mai farsi vedere (in attacco), beh, vuol dire che pure lui di pastasciutta ne deve mangiare ancora. Ma forse sembra averlo capito, visto che nell’intensa giornata di giovedì, dopo aver inaugurato il nuovo reparto di Reumatologia a Potenza, e aver incontrato (finalmente) alcuni sindaci lucani, si è concesso una rilassante cena in un noto ristorante del capoluogo –in compagnia del sindaco- non mancando di far notare il tutto su Facebook, con tanto di foto col titolare. A questo punto, non gli resta che cenare almeno in un altro centinaio di ristoranti (e comuni) lucani, e con uguale prontezza fotografica (per par condicio culinaria).

Come si dice, chi ben comincia…

Walter De Stradis