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di Antonella Sabia

 

Si sarebbe dovuta inaugurare questa settimana la nuova sede dell’ADA Potenza, Associazione dei Diritti degli Anziani, ma si è ritenuto doveroso rimandarla a causa della scomparsa di Rocco Marchetto, dirigente e volontario dell’associazione, un vero punto di riferimento per tutti i soci che si sono stretti intorno alla famiglia in un fortissimo abbraccio. L'ADA Potenza è stata costituita nel 2006 come ADA Basilicata, e nell'aprile 2019, adeguando lo statuto alla riforma del terzo settore e al nuovo regolamento dell'ADA nazionale (che prevede raggruppamenti non più regionali, ma provinciali), ha modificato la sua denominazione in ADA di Potenza odv. L'attuale presidente è Oreste Mario Capece, che abbiamo contattato e ci ha fatto conoscere l'associazione.

D: Con quale scopo nasce e quanti soci conta oggi?

R: L'ADA si occupa della tutela dei diritti dell’anzianità e promuove l’invecchiamento attivo attraverso una serie di attività. Ad oggi contiamo circa 500 soci, tra ordinari e volontari.

D: Quali sono le principali attività che vengono svolte?

R: Si effettuano corsi di formazione rivolti soprattutto ai volontari, mentre le altre attività sono aperte a tutti. Con il contributo di Poste Italiane, abbiamo organizzato in passato un corso di informatica per ultra sessantenni, abbiamo laboratori creativi e ci siamo proposti di organizzare presto anche dei corsi di lingua. Abbiamo fatto poi un percorso di conoscenza del territorio regionale seguito dalla nostra vice presidente che è anche una guida turistica. Questo percorso ha avuto inizio nel 2014 visitando tanti borghi della Basilicata, tra questi Venosa, Maratea, Lavello, San Costantino Albanese, Pietrapertosa e Castelmezzano, e anche la città di Matera. Avevamo inoltre cominciato anche con la scoperta della città di Potenza e proseguiremo con un nuovo progetto non appena sarà possibile.

D: Con l’avvento del Covid, avete ricevuto da parte dei soci richieste di aiuto e sostegno?

R: Inizialmente abbiamo creato una chat dei volontari, circa una trentina, in cui sono presenti pochi quarantenni e la maggior parte sono tutti ultra sessantacinquenni. Il nostro stare insieme era molto sentito, conosciamo personalmente i nostri soci e di conseguenza conoscevamo tutte le criticità di ognuno già prima della pandemia, soprattutto per chi vive da solo. Abbiamo quindi monitorato le situazioni più gravi e difficili, e nella prima fase abbiamo fatto da tramite con la Protezione Civile, per spesa o medicinali, perché purtroppo non abbiamo potuto agire in prima persona, non era opportuno proprio perché i nostri soci facevano parte delle categorie più fragili poiché ultra sessantacinquenni, soprattutto in una prima fase in cui non vi erano sufficienti mezzi di protezione.

D: Presto verrà inaugurata la nuova sede, prima dove svolgevate le vostre attività?

R: Avevamo un piccolo spazio negli uffici della UIL Pensionati, mentre le attività venivano svolte all’interno degli spazi del Centro Servizi Volontariato, in maniera gratuita, ma con la limitazione di orari e date da concordare volta per volta. Adesso faremo tutto nella nuova sede, sita in via Tirreno, che è stata ristrutturata dai nostri volontari, alcuni hanno imbiancato, altri hanno rifatto il pavimento, si sono dati da fare in prima persona anche per le pulizie. Auspichiamo pian piano di poter ridare dignità ad un luogo che quando ci è stato assegnato dall’Ater, abbiamo trovato in stato di totale degrado e abbandono.

D: Molto spesso gli anziani si sentono un peso per le famiglie, che ruolo rappresentano per la società?

R: Sono una risorsa. Prima di questa crisi pandemica ne abbiamo attraversato un’altra economica diversi anni fa, e i nostri anziani hanno rappresentato il bancomat delle famiglie, inoltre qui al Sud in particolare, sono anche nonni babysitter e rappresentano un grosso sostegno sociale. Molti dei nostri soci vivono da soli, ma l’anziano che si integra in un’associazione rinasce, ringiovanisce e si riattacca alla vita, scopre di avere ancora un valore e di avere ancora tanto da dare.

D: È anche questo il ruolo della vostra associazione?

R: Più in generale delle associazioni che promuovono in maniera reale l’invecchiamento attivo e sono un grosso contributo per l’anziano, che viene impegnato nei laboratori creativi, che partecipa alle feste e si crea una rete nuova di amicizie. Lo abbiamo toccato con mano nella nostra associazione, qui si sentono parte attiva di una comunità, e vale sia per i settantenni, ma anche per i novantenni.