375298ee-655e-447a-a5fb-7e4934230b48.jpg

 

 

di Antonella Sabia

«Sono 70 donazioni da quando ho iniziato a contarle, cioè da quando abbiamo dato vita alla sezione di donatori di sangue dei Carabinieri a Potenza, nata in memoria del carabiniere Filippo Merlino, originario di Sant’Arcangelo (PZ) caduto di Nassiriya. La sezione dei carabinieri insieme con il gruppo della Polizia Penitenziaria di Potenza, fa parte della sezione Fidas Potenza, di cui attualmente sono il Presidente in carica. So perché dono, ma non so per chi».

Compirà 65 anni a giugno, ex carabiniere in pensione, sabato scorso ha toccato il traguardo delle 70 donazioni. Il signor Alfonso Citro, da nove anni è anche presidente della FIDAS Potenza, a lui abbiamo chiesto l'importanza di donare e questa nuova consapevolezza tra i giovanissimi.

D: Cosa l’ha spinta a donare la prima volta? Quanto tempo fa?

R: Avevo 17 anni e mezzo, fu per motivi di necessità, mio padre doveva fare un intervento, e allora non c’era come oggi una grande disponibilità di sangue, bisognava chiedere ai familiari. Servivano cinque sacche, e non riuscendole a trovare tutte, ho deciso quindi di donare io con l’autorizzazione dei miei genitori. Fu la mia prima volta.

D: Cosa invece l'ha portata a continuare a donare fino ad oggi?

R: Man mano che si cresce, si capiscono tante cose, ci si rende conto delle persone che hanno bisogno di sangue per qualsiasi tipo di intervento, ma anche per motivi di salute. Mi chiedo sempre perché queste persone devono soffrire, quando invece possono avere un momento di gioia, se così possiamo chiamarlo. Da allora ho iniziato a donare periodicamente.

Mi ha colpito molto la frase “So perché dono, non per chi”. Cosa prova nel momento in cui si siede per donare?

So di far felice qualcuno che sta male. A differenza della prima volta che fu per mio padre, poi l’ho sempre fatto per qualcuno che non conosco, magari anche di fuori regione. L’importante è il gesto che si fa verso qualcuno che ne ha bisogno.

D: In questi nove anni di presidenza, ha visto un aumento della sensibilità verso la donazione?

R: Inizialmente la gente aveva più paura, in particolare si chiedevano se ci fosse la possibilità di infettarsi con l'ago. In molti vi era ancora la credenza della sterilizzazione dell’ago con la fiamma, quando invece oggi si utilizzano ogni volta strumenti sigillati, monouso, dagli aghi alle sacche, tutto avviene in maniera super sicura.

D: C’è stato quindi anche un cambiamento culturale, quanto ha influito la comunicazione?

R: Ci è stata di grande aiuto per far capire alle persone che tutto avviene in sicurezza, le preoccupazioni sono anche legittime per chi si approccia per la prima volta, ma poi dopo la donazione, scompaiono i timori.

D: Quali sono le fasce di età che più donano?

R: Non ci sono fasce di età specifiche, da noi donano dai 18 anni, specialmente i figli di altri donatori, fino ai 65 anni, indifferentemente uomini e donne, senza distinzione se non per il tempo che varia tra una donazione e l’altra.

D: In quest’ultimo anno di Covid, è cambiato l’approccio alla donazione?

R: No, nessuna paura, anzi la gente è diventata più responsabile e ha capito che in questo momento c’è più bisogno, partecipano di più.

D: Paradossalmente sono aumentate e non diminuite. Leggevo inoltre che in quest’ultimo periodo si sono avvicinati tanti giovanissimi.

R: All’inizio si pensava ci potesse essere un calo, ma in realtà abbiamo avuto un incremento. È vero, ci sono stati tanti ragazzi, magari perché qualcuno ho avuto un parente contagiato dal virus, ma più in generale hanno compreso l’importanza della donazione, sia di sangue che di plasma, a cosa serve e perché. Proprio sabato scorso, abbiamo avuto cinque prime donazioni, di cui quattro ragazzi di 22-23 anni.

D: La FIDAS è solita fare campagne di sensibilizzazione anche tra i giovani nelle scuole, negli ambiti sportivi e sociali?

R: Abbiamo spesso organizzato delle manifestazioni annuali proprio per sensibilizzare la cittadinanza, dei convegni, tra cui uno sul bullismo e la solidarietà. Adesso con queste restrizioni, non c’è stata possibilità, ma spesso è utile anche il passaparola tra i ragazzi, aiuta altri giovani ad avvicinarsi alla donazione.

D: A chi ancora ha timori, a chi non conosce questo mondo, cosa si sente di dire? Perché donare?

R: Per cercare di salvare più vite possibile. A volte, anche in occasione di incidenti stradali, si sente dire che non c’è sangue disponibile, e se non ci sono sacche, potrebbe essere tardi attenderle che arrivino dagli ospedali in rete. Non è un obbligo, ma per chi può ed è in buona salute, è consigliabile donare prima per se stessi, perché ad ogni donazione c’è il ricambio di sangue, ma soprattutto per il bene che si fa ad un’altra persona, a chi ne ha realmente bisogno.