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Cari Contro-Lettori,

«Anche ieri (giovedì – ndr) la Basilicata è stata tra le prime Regioni per vaccinazioni in base alla popolazione. E il Sole 24 Ore riconosce la bontà del nostro operato, mettendo in evidenza che solo la Basilicata e la Lombardia hanno superato il target Figliuolo per arrivare alle 500.000 vaccinazioni a livello nazionale. Dall’Open day Astrazeneca, che ha fatto parlare della nostra Regione a livello nazionale, c’è stato un innegabile cambio di passo. Il “modello Basilicata” funziona e possiamo fare anche meglio». Lo afferma in una nota il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.

Fin qui la voce istituzionale.

Quella che segue, invece, è la testimonianza diretta di una anziana signora di Potenza, che si è vaccinata proprio quel giorno.

«Giovedì il mio appuntamento per la vaccinazione contro il Covid presso la tendostruttura del Qatar, previa prenotazione, era per le 7.50 del mattino, ma loro hanno aperto solo alle 9.30! Il motivo? Non si sa. C’era una fila chilometrica. Chi gridava a destra, chi gridava a sinistra. Meno male che era bel tempo. Il fatto è che io, settantacinquenne ipertesa da almeno venti anni, quella mattina –confidando di fare presto, come credevo sarebbe stato- la mia pillola per la pressione non l’avevo presa (è un diuretico, e come tale ha l’effetto collaterale che devo andare in bagno a urinare), né tantomeno avevo fatto colazione (sempre per evitare conseguenze impreviste). Come me, anche alcuni altri anziani in fila che avevano temporaneamente rinunciato alle loro pillole (e ai loro effetti collaterali). Può immaginare allora che la lunga attesa e la lunga fila mi hanno causato un rialzo pressorio, giramenti di testa, e coliche addominali per l’ansia. E menomale che la pillola diuretica non l’avevo presa! Non oso immaginare le conseguenze.

Avevo portato con me, come richiesto in fase di prenotazione, il modello per il trattamento dati personali e il modulo di autocertificazione, già compilati. Gli altri due documenti “da compilare in sede vaccinale alla presenza del personale sanitario”, e cioè il consenso informativo e la scheda anamnestica, forse con leggerezza mia (ma non tutti siamo esperti informatici o di burocrazia sanitaria!) non li ho portati con me, avendo inteso che andassero appunto compilati in loco e ritenendo, ingenuamente, che –sempre in loco- di copie in bianco almeno ce ne fossero!!! Non ce n’erano. A un certo punto quelli col giubbotto rifrangente, non so se della Protezione Civile o chi altro, hanno cominciato a urlare con l’altoparlante che –causa ritardi accumulatisi- chi non teneva i TRE i modelli GIA’ compilati (i due previsti, PIU’ la scheda anamnestica) se ne poteva tornare a casa, perché non sarebbe stato vaccinato! Fortuna che, nel mio caso, con me c’era mia figlia (in permesso dal lavoro) che ha scaricato il restante modello dal cellulare, si è recata nei pressi di una vicina copisteria per stamparlo, e al suo ritorno l’ho quindi potuto compilare sul posto (tanto ero ancora in fila!). Se non l’avessi fatto, arguisco che avrei perso l’occasione di vaccinarmi, e la mattinata!

Un vero girone dantesco.

Fortuna che, una volta dentro, le cose –devo dire- funzionavano. La dottoressa incaricata, tra l’altro, è stata molto scrupolosa nel valutare la mia scheda.

Insisto però sulle negatività: il ritardo eccessivo. Non sarà colpa di nessuno, ma così non va bene, con gente anziana costretta a stare in piedi per così tanto tempo (meno male che non pioveva!), con tutti i loro acciacchi o peggio, e tanti per di più, non avevano preso i loro farmaci. C’era chi si lamentava di dover andare a lavorare.

E soprattutto, se si dice che una scheda va compilata sul posto, non è possibile che poi lì per lì non ci sia neanche una copia da compilare! E tanto più non si può pretendere che la mancata anticipata compilazione di uno dei modelli che era “da compilare in sede vaccinale alla presenza del personale sanitario” diventi causa di esclusione dalla vaccinazione! Insomma, credo che si esiga troppo da cittadini normali, già tesi per i fatti loro.

Confido che si intenda questa mia testimonianza come una critica costruttiva, anche perché alcune mie conoscenze mi raccontano che quando è toccato a loro, in altri giorni, è andato tutto liscio. E poi ho visto che nessuno lì si grattava la pancia, fra medici, protezione civile e personale militare. Tutti lavoravano come muli da fatica, ma la gente forse era troppa. La baraonda era troppa. Il Governatore deve riflettere sulle direttive del suo esecutivo. Ci credo che così si fanno i numeri alla svelta!!!

Forse la questione dei modelli andrebbe pubblicizzata meglio, onde evitare BRUTTE SORPRESE annunciate con l'altoparlante».

A voi ogni commento. Risposte e repliche sono gradite.

Walter De Stradis