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di Walter De Stradis

 

 

 

Gli piace la carne molto salata. E' giovane ed è sindaco da un mesetto, ma appare subito tranquillo, sicuro di sé e molto determinato. Parlando in valore assoluto, quando si dice "si vede che ha un lungo futuro politico davanti a sè", probabilmente ci si riferisce a quelli come Giuseppe Mecca, primo cittadino di Avigliano.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Ho 33 anni e posso dire già di aver fatto diverse esperienze. Ho studiato fuori e faccio l'avvocato. Oggi posso dire che l'esperienza che mi prende con maggior entusiasmo è quella di poter rappresentare la mia gente.

D: Chiariamo una cosa: qual è il suo rapporto con la Lega attualmente? No, perchè in campagna elettorale la si era sentito dire: "Noi non siamo la Lega".

R: E' stato un argomento di campagna elettorale, sicuramente strumentalizzato dalle liste concorrenti. La questione è invece molto chiara. Io sono stato segretario provinciale della Lega dal 23 luglio 2019 al 21 gennaio 2020. Nel momento in cui ho dato vita a una lista civica che racchiudeva diverse sensibilità, era chiaro che l'appartenenza politica del candidato sindaco non era sufficiente a connotare l'intera compagine. Quelle mie precisazioni servivano appunto a chiarire tutto ciò, e la mia scelta di non avere un ruolo dirigenziale all'interno del partito non era una presa di distanza bensì la tutela di quel mio progetto. E proprio in virtù di esso, oggi la mia giunta include persone che hanno punti di vista ideologici sicuramente diversi dai miei.

D: Perchè crede che la cittadinanza alla fine abbia scelto lei?

R: In primis per il malcontento: le analisi dimostrano che abbiamo raccolto moltissimi voti nelle frazioni, ove gli effetti di una cattiva amministrazione si riversano con maggiore forza rispetto al Centro. L'altro aspetto è stato forse l'aver risvegliato il sentimento identitario: una chiave, questa, che se utilizzata nel modo giusto riesce ANCORA ad aggregare. Girando in campagna elettorale avevo registrato questo sentimento di scollamento fra il Centro e le frazioni, ma anche all'interno delle frazioni stesse. Sentirsi appassionati a un destino comune: questo rende tale una comunità, pur in un territorio come il nostro, caratterizzato da morfologie, esigenze ed aspetti culturali diversi, pensi a Lagopesole, a Possidente, a Sant'Angelo, a San Nicola, a Bancone a Pantani.

D: Uno dei problemi sicuramente acuiti dalla attuale pandemia è proprio quello della "provincia della provincia": le contrade di alcuni comuni sono prive di medici di famiglia...

R: Forse siamo più fortunati rispetto a comunità limitrofe, perchè il problema lo avvertiamo, ma meno di altri. La questione è probabilmente più generale, e io condivido la sua premessa, ovvero il non creare "provincialismo" all'interno di una comunità che è già così frastagliata. Questo però è un ruolo che non compete al singolo comune: io, come sindaco, devo innanzitutto portare all'attenzione degli organi sovracomunali le necessità della mia comunità, operando una sorta di coordinamento fra i territori.

D: A questo proposito, un comune pur grande come Avigliano, consente ancora di mantenere quel tipo di rapporti in virtù dei quali i cittadini fermano per strada il sindaco...

R:...è bellissimo...

D:...e gli chiedono "friggi e mangia" delle cose. Ecco, cosa le viene chiesto più di frequente in questo periodo?

R: Le riporto un'istanza di stamattina: riguardo alla riduzione degli orari di apertura degli uffici postali e la perdita dell'orario continuato, subita tanto in Avigliano-Centro, quanto in Possidente, Sant'Angelo e San Nicola. Io stesso ho fatto quaranta minuti di fila e nemmeno ho compiuto la mia operazione. Il bello di un sindaco di una comunità come questa è anche quello di poter vivere sulla propria pelle certe criticità per poterle poi portare all'attenzione degli organi competenti. Lei diceva una cosa molto bella: io stesso la mattina scelgo di andare a piedi verso il municipio, in un momento in cui cerco di mantenere vivo il contatto con la comunità, in quanto poi spesso dalla casa comunale non riesco più a uscire per il molto lavoro da fare.

D: Qual è la "pratica" che ha trovato in cima alla "pila" sulla sua scrivania?

R: Ehhh! Dovrei fare una selezione tra le priorità, perchè abbiamo trovato una serie di processi che necessitavano di un'accelerata immediata. Sicuramente ho sentito l'esigenza di intervenire subito sul decoro urbano, assai collegato al discorso sicurezza (abbiamo potato alcuni rami che sporgevano pericolosamente sul tratto stradale, in vista anche delle precipitazioni nevose). E ringrazio gli uffici che hanno da subito fornito una grande collaborazione. Tuttavia, quando si subentra a una precedente amministrazione, c'è una sovrapposizione con le problematiche segnalate, ma lasciate irrisolte: in questi casi però non bisogna mai trascurare "la visione lunga", la visione programmatica a vantaggio della semplice gestione delle emergenze che si presentano giorno per giorno.

D: Gli Aviglianesi sono notoriamente molto orgogliosi: se le chiedo che spazio ha Potenza, il Capoluogo, nella sua visione programmatica, come mi risponderà? Che farete tutto da soli?

R: No (sorride), sarei miope. La vicinanza con Potenza per noi è un punto di forza, senza alcuna "competizione". Al tempo stesso non siamo un "satellite" del capoluogo, bensì una città, e lo rivendichiamo con orgoglio. Abbiamo storia, cultura e tradizione per poterlo fare. Tanti aviglianesi vivono larga parte della loro giornata sul territorio di Potenza, che per noi dev'essere un asset strategico. Noi abbiamo la ferrovia che fa capolinea qui e che ogni giorno è collegata su Potenza: ci stiamo impegnando sulla questione del potenziamento.

D: Tra l'altro molti politici aviglianesi hanno fatto la loro fortuna a Potenza e sono stati importanti nella politica regionale. Perchè secondo lei? C'è un "quid" in più nell'aviglianese?

R: Guardi, Avigliano HA una cultura politica, davvero importante. Le faccio un esempio che lo denota: la cerimonia del passaggio di consegne che c'è stato fra me e il mio predecessore Vito Summa. Una cosa non molto frequente, specie nelle nostre realtà e ancor di più subito dopo una campagna elettorale, quando il clima è sempre molto acceso. Questa capacità di tenere alto il livello della politica si riversa poi sulla comunità, che mostra un'intelligenza politica sicuramente maggiore rispetto ad altri: se lei prova a imbastire una discussione con un aviglianese, è difficile che lo trovi impreparato o non aggiornato.

D: Quindi è ancora più difficile fare il sindaco in una città dove sono tutti... sindaci!

R: (Ride)

D: Noi siamo in un ristorante, ma le nuove misure restrittive diramate dal governo come sono vissute dagli esercenti aviglianesi? E lei che valutazione dà?

R: L'umore non è buono, registriamo la fatica delle attività interessate dall'ultimo Dpcm, un provvedimento doveroso in questa fase, che però allo stesso tempo rappresenta IL FALLIMENTO del Governo: la politica non può limitarsi a prendere atto di una situazione (pur cercando di salvare economia da un lato e salute dall'altro), arrivando comunque in ritardo e poco preparata, rispetto a una "seconda ondata" prevedibile, prevista e annunciata. Riconosco che al momento non vi erano altre soluzioni -e spero non si arrivi a provvedimenti più drastici- ma ritengo che la politica abbia il dovere di ANTICIPARE i fatti storici, di normarli nel momento in cui sono ancora gestibili, non di limitarsi a subirli in situazioni che poi ti mettono spalle al muro.

D: E ciò che diceva già a proposito del lavoro di sindaco. Lei come avvocato si occupa di tributi: al momento sono previste ulteriori sospensioni per i contribuenti.

R: Sì, ma anche lì le soluzioni contingenti ormai sono inutili. Consideri che l'Agenzia delle Entrate, proprio in virtù di queste sospensioni protratte più volte, ha accumulato in quest'anno milioni di atti e i destinatari sono probabilmente le stesse attività che oggi subiscono i provvedimenti restrittivi di chiusura. Prima o poi succederà dunque che quella stessa azienda che è stata chiusa per effetto del Dpcm, alla riapertura si vedrà notificare dieci atti, tra cui magari una intimazione di pagamento, un pignoramento, un preavviso di iscrizione ipotecaria. Questo è inimmaginabile. Io sono quindi tra quelli che suggeriscono una soluzione strutturale: da un lato una maxi-sanatoria per il 2020 (è l'unico modo!), dall'altro cogliere l'occasione per una riforma fiscale che interessi finalmente soprattutto le aliquote, che alla ripresa delle attività rischiano di scontrarsi duramente con un sistema fiscale fra i più severi a livello europeo.

D: Lei, quando non era ancora sindaco, ha percepito il bonus di 600 euro?

R: Sì.

D: E oggi lo richiederebbe?

R: Oggi no, però guardi, voglio essere franco e credo che dei distinguo vadano fatti. Conosco alcuni amministratori di piccoli comuni che sono stati etichettati, anche dalla cronaca, ma che certo non percepiscono lo stipendio di un parlamentare. Vanno quindi distinti i contesti di un politico, locale, regionale (che è già ben diverso) e nazionale. C'è poi anche chi percepisce un'indennità che all'esterno può sembrare alta, ma che poi nella funzione politica si ritrova quotidianamente a reinvestire nella propria comunità, e per un amministratore locale le sollecitazioni sono tante: supporto alle associazioni e alle realtà sportive del posto, alla vita pubblica...

D: Sì, ma bisognerebbe capire CHI lo fa...

R:...ripeto, la mia non è un'attestazione di solidarietà, ma delle distinzioni vanno fatte, specie in riferimento ai fenomeni nazionali ove si registrano indennità dieci volte tanto. Eppure è avvenuto spesso il contrario.

D: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

R: Eh. Con lui condividerei più che altro uno stato d'animo, una preoccupazione, ovvero il confronto con il processo di cambiamento. E' vero quando si dice che è più facile a dirsi che a farsi. Molto spesso chi pratica il cambiamento cerca di invertire processi già ben rodati, e si trova difronte alla questione di dover compiere scelte di rottura rispetto al passato, pur dovendo mantenere la funzionalità degli uffici, degli apparati.

D: Quindi sostanzialmente gli manifesterebbe la sua solidarietà?

R: No. Condividerei con lui un percorso di coraggio, quello di fare scelte che magari per un po' di tempo possono sortire anche malcontento, ma che nel lungo periodo consentiranno di portare a compimento quel processo di cambiamento per il quale siamo stati eletti.

D: Il film che la rappresenta?

R: Le dico il mio preferito: "Il Gladiatore".

D: La canzone?

R: "Ci vorrebbe il mare" di Masini. Sono un sentimentale.

D: Il libro?

R: Uno dei libri su Avigliano di Franco Sabia.

D: Fra cent'anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: "Con il sindaco Mecca, Avigliano era rinata".