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di Walter De Stradis

 

E’ nativa di Nola e ha a lungo lavorato nella “terra dei fuochi”. Da circa tre anni in servizio a Potenza, laureata in giurisprudenza e filosofia, la Comandante della Polizia Locale, Anna Bellobuono, durante l'emergenza Covid è venuta a contatto anche con il “fuoco” che pulsa nelle vene dei potentini. Quello della dignità.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: E’ sempre stata questa la mia occupazione. Vinsi inizialmente un concorso in provincia di Bari, e dopo tredici anni come agente, nel 2008 ne vinsi un altro come funzionario apicale e divenni comandante in provincia di Napoli. A seguito di ulteriori concorsi e avvisi lavorai poi a Casoria e a Salerno, e –in seguito a un trasferimento in mobilità- eccomi qui a Potenza. Una città che ho imparato ad apprezzare.

D: Lei dice “una città che ho IMPARATO ad apprezzare”. L’impatto iniziale non è stato dei migliori?

R: No, no…si è trattato semplicemente di una città nuova. E diversa, rispetto alle altre in cui ero stata. Il mio impatto è stato positivo, fin dall’inizio, con la struttura.

D: Ossia la Polizia Municipale.

R: Sì. La città è un po’… particolare, ma perché ha un centro storico, importante, “staccato” dal resto, in particolare dalle tante contrade. Ciò comporta un impegno maggiore.

D: Rispetto a cosa?

R: A una presenza diversa a fronte di esigenze diverse. Ne consegue che i residenti del Centro badano più a questioni di traffico, parcheggi, inquinamento, mentre nelle contrade si avvertono di più le problematiche ambientali, edilizie, quelle relative alla raccolta differenziata…  

D: Proprio la settimana scorsa avete diramato un comunicato sull’attività di controllo sul corretto conferimento dei rifiuti. Il fenomeno più sanzionato è stato quello della “migrazione dei rifiuti”, cioè il conferimento effettuato nelle postazioni presenti nella zona extraurbana (in cui il sistema di raccolta è garantito mediante cassonetti stradali), a opera di soggetti residenti fuori dal territorio comunale o residenti nell’area urbana, nelle zone in cui vige un sistema di raccolta diverso (Bucaletto e Centro Storico).

R: Sì, sono state due settimane di controlli serrati. Sono state impiegate pattuglie in abiti civili e abbiamo potuto constatare che la maggior parte dei potentini è rispettosa delle regole. Tutto ciò ci conforta, perché queste sono attività che vengono svolte con enorme sacrificio: si tratta di dedicarvi otto unità (due in abiti civili e due in uniforme, su due turni), in un momento molto particolare. Stiamo infatti coadiuvando le attività di ordine pubblico con la Prefettura e con la Questura: una grossa mole di servizi congiunti notturni, pattugliamenti, controllo delle attività commerciali e delle distanze di sicurezza…

D: Ha letto le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente, Galella, che a inizio maggio sul nostro giornale chiedeva ufficialmente più multe (in ambito conferimento dei rifiuti) da parte della Polizia Locale? Diceva che quelle fatte fino a quel momento erano troppo poche.

R: Credo di averle già risposto. Per fare multe occorrono il servizio in borghese e gli appostamenti, soprattutto nelle zone extraurbane (ove non ci sono orari di conferimento), mentre in città –in Centro, soprattutto- il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti non si verifica.

D: I problemi sono quindi nelle zone rurali.

R: Quello principale è l’abbandono dei rifiuti in determinati, pochi, siti “strategici” (che sono comunque sotto controllo e vengono ripuliti). Esistono punti in cui il problema è incancrenito, è vero, ma probabilmente è una questione di assenza di bidoni e quindi riguarda la programmazione a monte.

D: Prima di venire a Potenza, qualcuno le aveva detto che –specie in passato- qui c’erano stati delle frizioni -diciamo una non convergenza di visioni- fra la politica che amministrava e la Polizia Locale?

R: No. Forte delle competenze acquisite, non ho manco chiesto. Guardi, io ho lavorato in situazioni molto più complesse: Casoria è una città di 100mila abitanti ove c’è un problema di rifiuti serio serio, con tanto di traffici illeciti gestiti dai Rom, infiltrazioni di stampo camorristico, collusioni coi colletti bianchi. Potenza ha i suoi, di problemi, ma non certo questi.

D: Chi ha avuto esperienza in territori più turbolenti e viene a lavorare qui, sovente parla di “isola felice”, una locuzione però non sempre appropriata…

R: Infatti arrivata qui non mi sono posta la questione dell’ “isola felice” o meno, quanto quello della riprogrammazione dei servizi, con le risorse che avevo a disposizione, sulla scorta della mia esperienza. I problemi sicuramente ci sono, perché Potenza è una città come tante altre.

D: Si ritiene soddisfatta delle risorse che ha trovato?

R: Dipende da cosa si vuole fare. Venuta qui, ho svecchiato il parco auto, ho rimesso a posto la struttura, ho rimodulato gli incarichi interni. Mi sono guardata intorno e mi sono resa conta di cosa avesse bisogno la città: in primis la presenza costante, in strada, di personale in uniforme. E’ una forma di prevenzione e di sicurezza per il cittadino. Ci chiedono più sanzioni? Beh, la Polizia Locale di Potenza non ha eguali: abbiamo elevato in modo esponenziale la capacità d’incasso e soprattutto gli accertamenti, abbiamo messo l’autovelox sulla Potenza-Melfi, in un tratto di strada che ha visto numerosi incidenti mortali. Nel centro abitato sanzioniamo il problema (che c’è) delle soste vietate, delle deiezioni canine, dei “sacchetti migratori”, delle attività abusive dal punto di vista edilizio, delle attività commerciali non in regola. Il totale non ci consegna certo una città “a zero illeciti”, e quindi un’isola felice, ma una città come tutte le altre, alla quale potremmo attribuire un livello di “media sicurezza”, perlomeno rispetto a situazioni più problematiche. Dal punto di vista ambientale, nello specifico, non si può certo dire che siamo in presenza di un disastro: si può migliorare, ma non è questo il grosso problema.

D: E quale sarebbe, invece?

R: La questione delle energie alternative, ad esempio: sono diversi i comitati sorti sulla questione. Si tratta di trovare la giusta mediazione fra le esigenze del cittadino, la tutela del paesaggio e i vantaggi offerti dalle energie alternative.

D: Un’altra polemica che c’è stata, soprattutto nel periodo natalizio, è stata quella sul famoso “terzo turno” in Centro, istituito per garantire la presenza dei vigili nelle ore di “movida” giovanile del week end. Alcuni lamentano che il risultato è stato solo un aumento di multe a danno dei residenti. Si è letto che non ci sarebbe stata una convergenza di intenti fra lei e il Comune.

R: Premetto che non mi appassiono alle polemiche. Posso solo dire che, su richiesta dell’Amministrazione, in via sperimentale, abbiamo messo in campo cinque operatori, in servizio fino alle 24, in particolare nel centro storico. Tuttavia il cittadino, aduso al turno dei vigili che terminava alle 20, dopo quell’ora aveva l’abitudine di parcheggiare OVUNQUE. Di conseguenza, a prescindere dalla scopo per il quale ho impiegato le forze, ovvero il presidio, se ci sta una macchina sul marciapiede, o sul passo carrabile, beh, non si può non sanzionare. Non posso chiedere all’agente di non farlo. Mi sembra ovvio.

D: Come avete organizzato il lavoro nel periodo di lockdown?

R: Con molta cautela. Ho personalmente garantito la massima sicurezza dei miei operatori, degli ambienti e dei veicoli. Il primo mese ho mandato a casa il 50% del comando (con ferie e congedi, la Polizia Locale non fa smart working). Adesso sono tutti operativi. Gli uffici sono vuoti e sono tutti per strada.

D: Il tampone è stato fatto a tutti?

R: Sì, e sono stati tutti negativi.

D: In questi momenti durissimi anche voi siete giunti in soccorso di alcune famiglie in situazioni difficili. C’è una qualche storia che l’ha segnata?

R: In effetti c’è stato un episodio che mi ha lasciata scossa. E’ stato in occasione di un accertamento sanitario obbligatorio, che si fa a livello domiciliare. Entrati in un’abitazione, ci siamo subito resi conto di una situazione davvero ai limiti: gente chiusa dentro, senza di che vivere. Ma si tratta di persone molto dignitose: non hanno voluto aiuto e quindi abbiamo lasciato le provviste fuori casa. Sono intervenute poi le associazioni di volontariato, ma in quel momento ho visto la dignità umana. Ho capito che il popolo potentino è molto orgoglioso. Vorrebbe farcela con le proprie forze. Io ne adoro l’etica.

D: Se potesse prendere sotto braccio il governatore Bardi cosa gli direbbe?

R: Prima della pandemia ci ho parlato, chiedendogli di sviluppare, con le regioni limitrofe, un piano di formazione professionale, una scuola interregionale, della Polizia Locale. Anche per mettere a frutto le nostre buone pratiche.

D: Quindi ritiene che siamo in grado di insegnare agli altri?

R: Assolutamente sì, questa polizia locale è piena di risorse: la pulizia e sì, anche l’orgoglio di questa struttura possono essere da esempio. Bardi era molto interessato, ma poi si è bloccato tutto per via della pandemia.

D: Il libro che la rappresenta?

R: Non mi rappresenta, ma l’ho riletto volentieri: “Cristo si è fermato a Eboli”.

D: La canzone?

R: Adoro la filosofia e mi piacciono le canzoni con un significato. Mi piace moltissimo Battiato.

D: Il film?

R: Guardo soprattutto documentari.

D: Fra cent’anni scoprono una targa a suo nome in questi uffici. Cosa vorrebbe ci fosse scritto?

R: Difficile dirlo. Spero solo che il mio passaggio qui non venga dimenticato. Sono solita dire: «Non guardatemi come una donna e nemmeno come un dirigente, ma semplicemente come una persona che vi sta dando uno strumento, che un domani userete anche senza di me».