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Cari Contro-Lettori,

questo maledetto CoronaVirus, che più di ogni altra cosa sembra nutrirsi delle nostre ansie (specie se alimentate da pasticci comunicativo-istituzionali, vedi il caso del “paziente 1” di Trecchina,  dalla Regione inizialmente segnalato, erroneamente come ricoverato al San Carlo!), sembra fagocitare qualsiasi altra discussione sui numerosi problemi lucani, che ci ritroveremo puntuali come un treno (è una battuta), quando (si spera presto), quest’emergenza sarà finita.

Intanto, dopo la chiusura delle scuole, sono diverse le categorie di lavoratori e/o operatori che si chiedono quando, a effetto domino, sarà il loro turno di rimanere a casa.

Si teme, inoltre, che le cose possano aggravarsi, o perlomeno rimanere invariate (cioè comunque in emergenza) fino all’avvio della stagione turistica che è ormai quasi alle porte (in corrispondenza delle ferie Pasquali), con conseguente calo degli afflussi di visitatori nella nostra, già sfortunata di suo, regione.

Tuttavia, c’è chi fa malignamente notare che di “turisti” in Basilicata ce ne sono già diversi in pianta stabile, ovvero tutti coloro che –magari provenendo, o quasi, da regioni limitrofe- sono rimasti a guardare il panorama mentre disoccupazione, povertà, spopolamento e altre belle cosette (per non parlare della questione “im-meritocrazia”), scorrevano davanti ai loro occhi, come in una di quelle macchinette giocattolo che si acquistava da bambini, con le immagini già fissate dentro, e che scattavano con un semplice click.

Per dare un’idea, basta leggere tra le righe dell’intervista concessaci dal neo segretario regionale della UIL, Vincenzo Tortorelli. Sollecitato sulle carenze, o perlomeno sulle polemiche, che stanno riguardando alcuni aspetti della vita pubblica così come gestita dal nuovo esecutivo regionale (incarichi prestigiosi ai Non-Lucani, decisionismo in ambito royalties e petrolio, questioni sanitarie etc.), ha più volte ribadito che sì, però, ma c’erano anche prima. Come lo stesso Tortorelli ammette, tuttavia, è proprio questo il punto. Ma, ancora una volta, viene da pensare che siamo stati noi Lucani a non capire (come sempre): quando qualcuno annunciava un “governo del cambiamento”, si riferiva solamente al cambiamento dei sederi da porre sulle poltrone (come avrebbe detto satiricamente la Vecchietta della rubrica del nostro Petrone), e non a un “cambiamento del governo”.  

Mannaggia la capa nostra.

E se va bene a voi, buona camicia a tutti (come diceva Costanzo).  

Walter De Stradis