pranzoLEONE

A vederlo di persona la ben nota somiglianza con Michele Placido è ancora più evidente. Rocco Luigi Leone, 66 anni, medico pediatra nativo di Montescaglioso (Mt), già battagliero sindaco di Policoro (Mt), ha i modi spicci e il piglio diretto. Eletto consigliere regionale nelle fi le di Forza Italia, al momento di andare in stampa è fra i nomi ricorrenti del “toto-giunta”, come papabile assessore alla sanità. Ma la partita che si gioca nel centrodestra chiamato a governare è più che mai aperta.

Come giustifica la sua esistenza?
La vita è una magnifica avventura. Ognuno di noi traccia il percorso della propria esistenza a partire dalla giovinezza. L’uomo, da essere evoluto quale è, dev’essere capace di creare un mondo privo di elementi negativi. Ebbene, nella vita ho sempre cercato di portare avanti questo principio, a partire dalla professione, dall’essere medico, non a caso ho sempre considerato il mio lavoro in base alla passione, alla solidarietà e al volontariato, e non certo per l’aspetto economico. Anche la politica si inserisce a pieno titolo in questo discorso: è pura passione. Fare politica significa dare qualcosa agli altri.


Lei è uno di quei nomi ricorrenti quando si parla del toto- Giunta, specialmente in merito all’assessorato alla Sanità. Ritiene di meritare questa delega?
Se una persona ha acquisito nella sua vita delle competenze e delle specificità è utile metterle al servizio della politica e dell’intera comunità, e se ciò dovesse essere gradito, be’, io sono pienamente disponibile.


Sicuro che non ci sarà una sorta di “conflitto d’interessi”, essendo lei un noto pediatra con migliaia di pazienti…?
Gli eventuali confLitti di interesse li stabilisce la legge e la legge dice il contrario di quello che lei riferisce: io sono un medico convenzionato, non un dipendente. A essere incompatibili sono LE STRUTTURE convenzionate. Come inquadramento legale risulto libero professionista, sono un pediatra. Ergo, nessuna incompatibilità con il ruolo di assessore alla sanità.


Se la Regione Basilicata che avete ereditato fosse un bambino, di quale patologia sarebbe affetta?
Di una serie di patologie legate alla crescita, specialmente dal punto di vista relazionale. È come se fosse un bambino abbandonato a se stesso: non lavato, senza regole e malnutrito. Insomma, è un bambino che va rieducato e messo nelle condizioni di essere autonomo e di poter camminare da solo.


Sì, ma c’è un detto: “Non buttiamo il bambino insieme all’acqua sporca”. C’è qualcosa che può essere salvato del precedente governo regionale?
Non salvo certamente il metodo e il modo di fare, anche perché la politica deve rappresentare uno dei momenti più alti dell’uomo, essendo una forma d’arte. I Greci, nella lettera di Pericle agli Ateniesi, offrono un dettame di ciò che la stessa politica dovrebbe essere, ossia un premio verso coloro che hanno già dato alla comunità. La politica è la parte nobile in cui l’uomo tralascia gli affari individuali per dedicarsi alla cosa pubblica.


Quando si è verificata tempo fa l’interruzione idrica nel Metapontino, lei ha pronunciato una frase che ha fatto arrabbiare Pittella: “Io sarei andato da lui con la mazza”.
Certo che sì, anche se la mia era una metafora. Da sindaco sarei sceso in strada armato, seppur metaforicamente, di una mazza, anche perché due Enti (Acquedotto e Arpab) non possono parlare linguaggi diversi, pur essendo fi gli di uno stesso padrone. Gli Enti non dialogano e i territori subiscono conseguenze disastrose? Ma stiamo scherzando? È proprio in questi settori che deve subentrare la politica, fungendo da intermediazione. In quel caso bisognava recarsi immediatamente all’Istituto Superiore di Sanità per chiedere i parametri corretti.


I maligni dicono che tra i neoeletti del centrodestra, pare, ci siano degli infiltrati “pittelliani”, anche molto in vista. Secondo lei è davvero così?
Io farò la mia battaglia solo se mi renderò conto che tutti vanno nella stessa direzione, altrimenti non ha senso lottare contro i mulini a vento, a quel punto posso anche farmi da parte. Sogno una Basilicata viva e in cui i giovani possano avere pari opportunità; una regione che apra immediatamente i bandi all’arrivo dei fondi europei e che, viceversa, chiuda i rubinetti quando quegli stessi soldi finiscono. Se a un ragazzo viene in mente un’idea, un progetto valido, è necessario che vada subito a finanziamento con tempi veloci, e non oceanici. Sogno una Basilicata che ritorni a vivere.


A proposito di pagamenti. Il centro dialisi della sua Policoro è uno di quelli che lamenta di non ricevere le spettanze dalla Regione con conseguente minaccia di chiusura. Lei, da papabile assessore o anche da semplice consigliere, si sente di portare avanti una battaglia per scongiurare questo evento?
Le dico di più, quella del centro dialisi a Policoro è una medaglia che sento di appuntarmi al petto. Quando si parla di sanità bisogna sempre pensare a tutte le istanze del territorio che rimangono inevase, ed è proprio da lì che è necessario iniziare a progettare. Fare un centro dialisi nuovo a Tinchi, con circa l’80% dei dializzati provenienti dal Metapontino, dalla Valle dell’Agri e dalla Valle del Sinni è un controsenso. Già la vita stessa del dializzato è piena di supplizi, poi fargli fare tutta quella strada significa essere, per dire poco, incoscienti e irrispettosi della sofferenza altrui. La dialisi DEVE rimanere a Policoro con tutti i finanziamenti che gli spettano, anche perché quella struttura rappresenta una forma di urgenza che si standardizza, ma rappresenta comunque una urgenza. Bisogna offrire ai pazienti la possibilità di dializzarsi a Policoro, o comunque nel comune più vicino alla sede di residenza. Policoro è di fatto una sorta di capitale del Metapontino, pertanto fa bene a vantare dei diritti e a pretendere dei servizi.


Domani (giovedì –ndr) il dg del San Carlo di Potenza terrà una conferenza stampa per raccontare i suoi primi cento giorni da direttore generale dell’azienda ospedaliera. Secondo lei lo ha fatto perché sente traballare la poltrona?
Quando si parla di servizio sanitario regionale si rende necessario anzitutto comprendere i fabbisogni dei cittadini, come l’abbattimento delle lunghissime liste di attesa. Questo signore è riuscito ad accorciarle? La risposta è solo “sì o no”. Iniziamo a dare delle risposte su questo. Se durante i primi cento giorni le liste di attesa sono rimaste sempre allo stesso punto, è inutile continuare a discuterne. È impensabile che, per avere un elettrocardiogramma o qualsiasi altra prestazione, bisogna aspettare dei mesi. In Basilicata spendiamo, pro capite, gli stessi soldi della regione Lombardia per la sanità con un servizio che, qualitativamente, è nettamente inferiore.


E sugli accorpamenti dei nosocomi che hanno fatto seguito alla riforma sanitaria?
Non sono assolutamente d’accordo, anche perché questa operazione è stata portata avanti in nome del clientelismo, senza guardare alle esigenze del territorio. La legge dà delle deroghe a favore delle zone più svantaggiate, tuttavia chi ha portato a termine questa operazione non ne ha tenuto assolutamente conto. L’ospedale di Policoro –e non faccio campanilismi- è il terzo della Basilicata, e ciò tenendo conto degli afflussi in termini numerici, eppure viene smembrato, cosa che non è accaduta per quello di Melfi e di Lagonegro che contano minori accessi rispetto allo stesso ospedale di Policoro. Insomma, direi che qualcosa non torna. Bisogna ricominciare a donare servizi ai cittadini, privilegiando alcuni settori come quello dell’emergenza/ urgenza, anche perché è impensabile trascorrere ventiquattr’ore in un pronto soccorso.


Da sindaco di Policoro si è più volte esposto sulla questione petrolio, ma Bardi fi nora è sembrato “attendista” …
Sulla questione petrolio devo chiarire una cosa, una volta per tutte: le trivelle nel Mar Jonio non ci devono essere. Il nostro mare vanta il 12% della biodiversità mondiale, dunque certo non possiamo pregiudicare o vanificare questo patrimonio, considerando che fa gioco anche al turismo. Da noi basta mettersi su un gommone per vedere i delfini. L’obiettivo è quello di monitorare -tramite una task force di giovani specialisti lucani che, al momento, lavorano in giro per il mondo- la qualità dei processi estrattivi e la tutela dell’ambiente. Certo è che di perforazioni al momento ce ne sono state abbastanza. Iniziamo a pensare alle infrastrutture, ai collegamenti viari, come l’arteria Murgia- Pollino, e al recupero dei borghi dell’entroterra lucano.


Matera 2019. Secondo lei questa occasione è stata sfruttata al meglio? Lei parlava prima di “medaglie”, questa è rivendicata da Pittella…
È una medaglia che non ha saputo raccontare l’essenza della nostra Terra. Matera rappresenta soltanto l’inizio del percorso evolutivo dell’uomo sociale, in quanto tutta la Basilicata ha ospitato dei passaggi evolutivi importanti, eppure nessuno se n’è accorto. Era necessario, ad esempio, raccontare la cultura degli Enotri, della Magna Grecia, della Carta di Eraclea, della nascita del diritto romano, dell’Europa moderna e dell’Occidente. Il racconto della nostra Terra avrebbe dovuto seguire questa importante linea storica. Ci si è affidati, invece, a gente venuta da fuori pagata fi or di quattrini senza conoscere a fondo la nostra storia e il nostro territorio. Io mi sono battuto per far tornare le Tavole di Eraclea a Policoro, anche se purtroppo non ci sono riuscito perché non ho avuto dalla mia parte una classe politica regionale capace di pensare in grande.


Ora, qual è l’errore da non commettere nel centrodestra chiamato a governare?

Lasciarsi prendere dagli adulatori, perché c’è tanta gente che, da ora in avanti, girerà intorno. Bisogna affi darsi alle persone in possesso della prima dote fondamentale: l’onesta, timbrata e certifi cata. Ci sono, poi, tanti ragazzi fra i consiglieri neoeletti e gli stessi devono tornare a credere che la politica è un servizio e –seguendo l’esempio di qualcuno più grande- a far loro questo importante principio.


Se coloro che hanno sostenuto Bardi insisteranno con forme di individualismo –o peggio, con “ricatti”-, secondo lei c’è la possibilità che il neo-governatore possa guardare a sinistra?
Se i ragazzi mi ascoltano, direi proprio di no. Se mi ascolteranno, cresceranno e faranno bella figura.


Che Basilicata si immagina tra cinque anni?

Immagino una terra più ricca di iniziative, di giovani e di un turismo capace di calamitare molti visitatori. Tramite una politica basata sul risparmio energetico, inoltre, è possibile favorire l’imprenditoria, un po’ come già si è verificato nel Metapontino, anzi questo valido esempio dovrebbe essere esportato anche in altre realtà del territorio, poiché trattasi di un modello imprenditoriale ecocompatibile, e non certo assistenzialistico.


Lei somiglia molto a Michele Placido. So che l’ha incontrato di persona…
Certo, lui disse di essere un attore e io gli risposi di essere un medico e che quando l’imperatore (in “Memorie di Adriano” di Yourcenar) si stese per farsi visitare disse: «Com’è diffi cile essere un imperatore di fronte al proprio medico!».


In effetti pare che molti politici, sicuri e spavaldi in pubblico, poi quando vanno dal medico se la facciano sotto.
Eh, sì, che vuole fare. Come dicevo: nessuno è “Imperatore” davanti al medico.


Neanche Bardi?
(Ride). Eh, siamo tutti umani e nessuno è imperatore davanti alla salute.


Quale film le piacerebbe che Placido, o un altro attore, interpretasse sulla Basilicata? Le piacciono quelli che, grazie al supporto della Film Commission, sono usciti finora?
Un film in cui lui gira per i nostri borghi, ma che non appaiano abbandonati, bensì proprio pieni di vita, pertanto mi piacerebbe mettere in luce tutti i lati positivi e operosi della nostra realtà.


Il libro che la rappresenta?
Sono un estimatore di Gaio Giulio Cesare, quindi mi viene subito in mente il “De Bello Gallico”.


La canzone?
“Emozioni” di Lucio Battisti.


Il film?
“Dersu Uzala” di Akira Kurosawa.


Tra cent’anni, cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
«Medico e uomo rispettoso del prossimo».