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Al teatro Stabile della città capoluogo di regione, ieri sera è stato presentato il libro di Franco Villani (testi) e Rosario Fulco (foto) "Potenza Città Verticale - Guida Turistica". All'incontro, che ha aperto l'Autunno Letterario della città di Potenza, erano presenti gli autori, il sindaco Dario De Luca, l'assessore alla cultura Roberto Falotico, il prof. Giovanni Caserta, autore del prologo, e il direttore di Controsenso, Wter De Stradis, che ha presentato la serata. 

Dal "prologo" di Giovanni Caserta:

 

Se ci sono due città totalmente contrapposte, queste sono Matera e Potenza, per secoli e millenni appartenute a storie e culture diverse. Solo da 350 anni sono forzatamente unite in una stessa regione. Questo non significa che non possano stare insieme.

Forse, così contrapposte, potrebbero completarsi l’una con l’altra. Se Potenza è il capoluogo più alto d’Italia, o poco meno, Matera sprofonda nel basso. Potenza fu sempre una fortezza da conquistare; Matera fu città esposta a tutte le scorrerie. Potenza guarda verso il Tirreno, allungandosi verso Salerno e Napoli, città dalla grande storia; Matera guarda verso lo Ionio, per secoli deserto, paludoso e malarico, e quindi verso l’oriente e l’Africa. Potenza ha vita fisica agitata dai terremoti; Matera è città senza sussulti, salda sul tufo, tra le rocce della Murgia. I fiumi che avvolgono Potenza sono rapidi e squillanti; il torrente Gravina, a Matera, emette boati. Potenza, costruita con pietre di fiume, ha varietà ambiziosa, se non civettuola; Matera è tutta in tufo grigio, antico, anzi vecchio.

Potenza va analizzata, percorrendola per vicoli e vicoletti; Matera va guardata dall’alto, nel suo insieme compatto. Potenza ebbe vita economica e sociale varia; Matera ebbe l’uniforme latifondo. Potenza ebbe una classe intermedia di artigiani, commercianti e dottori; Matera, divisa in due, ebbe padroni e servi. Potenza ebbe individualità; Matera ebbe il ceto chiuso dei proprietari e quello muto dei “foresi”. Potenza ebbe famiglie emergenti e palazzi, frammisti ai “sottani”; Matera, divisa in due, ebbe, distinti, il piano e i Sassi. Il piano si vergognò dei Sassi.

Potenza fu culturalmente mutevole e in corsa con i tempi; Matera fu immobile nella conservazione del patrimonio e nella paziente obbedienza. Potenza 1799 fu repubblicana; Matera 1799 fu monarchica. Potenza fu risorgimentale; Matera fu borbonica. Potenza ha Via Sacerdoti Liberali; Matera ebbe preti di campagna. Potenza ebbe vescovi martiri della libertà. Matera ebbe vescovi alleati della proprietà. Potenza ebbe artisti; Matera ebbe il carro della Bruna. A Potenza i dottori fecero i dottori; a Matera curarono il possesso della terra. Due mondi, due civiltà.       

Matera ebbe i suoi studiosi, interpreti e amanti pietosi, impressionati dalla sua povertà. Potenza individualista, ambiziosa e vanesia, intrigante e intrigata, ebbe i suoi nemici e detrattori. Matera, pur vecchia, era nuova; Potenza, pur nuova, era vecchia. Troppo brutta – dicevano.

Non ci furono, per essa, studiosi o curiosi che si cimentassero per farla apparire bella. Ora ci prova Franco Villani, infilatosi per le strettoie di Via Pretoria e delle cuntane. Scopre epigrafi romane e una villa romana, che Matera non ha. Scopre che, per il rincorrersi funesto dei terremoti, la città ha dovuto continuamente cambiar vestito, per coprire cicatrici lontane. Scoprendola, compaiono gioielli insospettabili. Sono montagne, colline, fiumi, ponti, chiese, pitture, bassorilievi, tempietti, mozziconi di torri, palazzi arditi di architetti arditi, un bellissimo teatro, luoghi di pace religiosa e salute fisica, Stabile musicista e due Stabile pittori, tre Busciolano e molti coraggiosi che, per amor di libertà, riempirono le carceri e affrontarono la morte.

Chi l’avrebbe detto? Matera, solida, compatta e tufacea, invita a meditare; Potenza offre il piacere della scoperta e della novità improvvisa. Il primo a meravigliarsi e a sgranare gli occhi è lui: Franco Villani. “Non credevo” – dice.

E non aggiunge altro.