editoriale0707

Cari Contro-Lettori,

come si dice, di mamma ce n’è una sola, e la mamma è sempre la mamma. Noi Lucani, poi, siamo particolarmente mammoni. “Torno da mia madre!” E’ dunque l’urlo indiano di chi – stremato nella sua lotta per liberarsi dalle pretese e dalle gelosie freudiane di questa genitrice p a r t i c o l a r m e n t e “attaccata” ai suoi figli- alla fine si vede costretto a sotterrare l’ascia e a recarsi lemme lemme di nuovo nella tenda materna, chinando la testa per entrare e fumare insieme il calumet della pace, con le braghe calate. “Lo dico a mamma”! E’ invece il motto di coloro che di “provarci” a camminare da soli non ne hanno la minima voglie né intenzione. Sono costoro i più furbi, i più realistici e smaliziati, quantomeno i più lesti a mettersi in fila (mentre gli altri, quelli di sopra, magari si dannano l’anima per costruirsi un futuro in autonomia) per poter bere ad ampie poppate i sorsi benefici del latte materno. “Mater semper certa est”, dicevano i Latini. La madre è sempre certa, specie qui da noi. In alcuni casi, non occorrono esami del dna, né ricerche nei polverosi archivi alla volta di un qualche illuminante albero genealogico. “Mater Tenebrarum”, “Mater Lacrimarum”, “Mater Sospirorum”. Erano le “Tre Madri” dei film Horror di Dario Argento (quando gli riuscivano), una Madre per la Tenebre, una per le Lacrime e una per i Sospiri. Una Madre Una e Trina, insomma, com’è stata e come sempre sarà la Politica in Basilicata, se le cose non cambieranno presto. Soprattutto nelle teste dei Figli.

Walter De Stradis