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Lo scorso 18 maggio, l’Università di Basilicata ha ospitato il convegno regionale promosso dall’Ordine degli Psicologi di Basilicata, dal titolo “40 anni dopo la Legge Basaglia…Pensare che l’impossibile può diventare possibile”.

L’iniziativa ha connesso trasversalmente l’ordine con vari universi e professionalità; tra gli altri, la Lucana Film Commission, diretta dal dott. Leporace. Un dibattito, quello della intensa giornata di lavori, che si è alternato alla proiezione del docu-film “Cristina. Il racconto di una malattia”, (tratto dal libro di Cristina Marcato, “Non spegnere la luce. Viaggio introspettivo in una psicosi”) alla presenza della regista Silvia Chiodin. Hanno preso parte all’evento, la prof.ssa Franconi, Assessore regionale alla Salute, il prof. Masullo, Direttore del Dip. Scienze Umane, il dott. Gollo, dirigente Asp della UOC Psicologia, il dott. Barra, Responsabile UOSD Strutture Psichiatriche ASP, il dott. Gagliardi, Psicologo e Psicoterapeuta della “Reverie” di Roma, le psicologhe, la dott.ssa Bavuso, la dott.ssa Bilancia, e la dott.ssa Maria Rosaria La Becca, Psicologa e Psicoterapeuta, il dott. Adduce, Presidente della Fondazione Matera 2019, il dott. Fundone, Direttore Dip. Salute Mentale Asp.
Così la dott.ssa Luisa Langone: “L’idea che questa Legge portava con sé, era quella di ridurre le terapie farmacologiche, riconoscendo i diritti e le necessità di una migliore qualità di vita dei pazienti, ridando loro la dignità di persone. Ma la L.180 parte da lontano, ed è il frutto di una trasformazione scientifico-culturale, influenzata dagli studi sulla psicologia dell’Io e dalle teorie fenomenologiche, per i quali l’obiettivo era quello di comprendere i fenomeni psichici, per meglio gestirli e non meramente classificarli. Un’altra evidenza era che vera e propria produttrice di patologia, non era la malattia mentale in sé, ma la congiunzione di una lungodegenza e di un massiccio carico farmacologico. Tanto è vero che, in quegli anni, all’interno del movimento di psichiatria democratica, si avvertì il rischio che la lungodegenza potesse condizionare eccessivamente l’apertura dei servizi territoriali che avrebbero di fatto sostituito i manicomi, i quali più che orientati alla cura del disturbo psichiatrico, lo sarebbero stati agli effetti della lungodegenza, per l’appunto, e lo stesso Basaglia, assunse una posizione tesa a non seguire tale suggestione ma a curare il disagio psichico con un nuovo approccio, in cui la Psicologia ha avuto e ha un ruolo fondamentale”.
Il vice presidente dell’ordine, il dott. Giovanni Razza: “La Legge Basaglia ha compiuto 40 anni; si tratta di un traguardo storico non solo per la psichiatria ma per tutte le azioni sociali, educative e del settore della cura. Ha preso avvio con essa, un modo diverso più civile e più efficace di trattare le persone e le loro difficoltà. Si apre una stagione di invenzioni e sperimentazioni sociali: nascono i servizi territoriali, le prime cooperative sociali offrono opportunità di inserimento lavorativo, le relazioni di cura imparano a sostenere le persone nel riprendere in mano la propria vita. Dopo questo tempo, siamo chiamati a capire come proseguire su quel cammino e come continuare a scommettere sulle potenzialità dei soggetti e sulla forza inclusiva dei territori. Non c’è dubbio che di invenzioni e sperimentazioni sociali ci sia bisogno, in luoghi abitati da paure e solitudini che altro non sono, spesso, se non il rovescio di felicità negate. Occorre rilanciare la “grammatica del possibile”, dentro tutti i mondi che “si prendono cura” dall’umano; dai servizi sanitari alla scuola, dalla politica all’economia. Consapevoli, come ci ha insegnato Basaglia che idee e azioni non possono essere disgiunte”.