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Cari Contro-Lettori,

archiviata la Festività di San Gerardo, si ritorna tutti, con un po’ di mal di testa e tanto mal di tasca, a riaffrontare i problemi della quotidianità. Dice il filosofo che noi ci incamminiamo verso la morte dal momento in cui nasciamo, e i pessimisti vedono il tutto come una lunga (chi più, chi meno), agonia. Se trasliamo il ragionamento all’agone politico, ci rendiamo conto che un governo, locale o nazionale che sia, poco importa, comincia a incamminarsi verso la propria morte non appena insediato, costellando il proprio percorso di vita di fatti, o non fatti, a seconda delle capacità e/o volontà di ognuno. E man mano che i giorni passano, nel microcosmo potentino, in luogo degli aromi di stagione che tardano a palesarsi, si comincia sempre più ad avvertire l’odore pesante, a tratti soffocante, di un’esperienza politica che, giorno per giorno, a falcate sempre più lunghe, si avvicina al proprio decesso naturale. Il percorso, accidentato e mai realmente al galoppo, dell’ultima amministrazione comunale, è –tuttora- anch’esso caratterizzato da fossi (ehm) come da fiori, da crepe come da aiuole, ma si fa sempre più palpabile la sensazione che alcune, molte questioni irrisolte o complicate le si voglia/possa “traghettare” –a mo’ di patate bollenti- al prossimo governo cittadino che germoglierà. Sarebbe interessante, in proposito, raccogliere i pareri dei residenti di via della Pineta (il cartello di chiusura dice "fino al 12/6", ma poi aggiunge un sinistro "fino a cessate esigenze"!) o di Corso Garibaldi (o di chiunque passi da quelle parti). In più, è fresca fresca la questioncella del sottopasso di Via Roma, inaugurato in pompa magna solo a febbraio scorso, che si allaga e viene chiuso a ogni pioggerella, e che ora richiede ulteriori lavori (pensarci prima no, ovviamente) e ulteriori costi (a proposito dei quali, leggerete a pagina tre le riflessioni del nostro arguto Marione Petrone). La faccenda in città è diventata una vera e propria barzelletta (oltretutto la battuta è stata servita su un piatto d’argento: il così battezzato “Terzo Comodo” in un battibaleno è diventato “Terzo Incomodo”). Da qui, la nostra vignetta che raffigura un volenteroso (?) sindaco Guarente che, alla prossima pioggerella, anch’egli in (o con) pompa magna, si spende in prima persona per aspirare l’acqua. Ci rendiamo conto che il buon Primo Cittadino –di suo- invece aspirava a qualcosa di diverso, magari a uno scranno futuro un po’ più in su, e ci rendiamo conto che –tornando al ragionamento esistenziale di cui sopra- stia già nasando gli afrori di una probabile sconfitta elettorale, talmente rapida da essere multabile con Autovelox, ma ugualmente già lo sentiamo lamentarsi a proposito della nostra vignetta: “Il progettista non sono io, i lavori li ha fatti fare FAL, con fondi PO FESR 2014 - 2020”. Quasi a parafrasare, in modalità autogol, “Don Giovanni”, la celebre canzone di Battisti, appartenente al periodo, anch’esso “filosofico”, col paroliere Panella: «L’artista non sono io/Sono il suo fumista/Rivesto quello che vuoi/Son l’attaccapanni».

Se -per assurdo!- così fosse (ma è notorio che il Comune ha avuto un ruolo importante nella vicenda), allora un po' tutti, in questa Amministrazione, dovrebbero essere perlomeno assai più cauti nel presenziare, in pompa magna, alle inaugurazioni, nell’intestarsi meriti e soprattutto nel rilasciare contestuali promesse e/o dichiarazioni di sorta. Anche perché (basta guardare le interviste realizzate da Lucania.Tv il giorno dell’inaugurazione), oltre all’attuale sindaco e vicesindaco, puntualmente poi ti spunta anche l’ex sindaco di turno (in questo caso Santarsiero) che, pur criticando l’esito finale, afferma “Il progettista originale sono io/sono io l’artista”. Che dire. Il silenzio, quello sì, è d’oro. E vale per tutti.

                                           Walter De Stradis