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Cari Contro-Lettori,
in attesa del Decreto previsto proprio per il 1 Maggio, visto l’andazzo generale, c’è forse da aspettarsi che prima o poi qualcuno di quelli che comandano, così come accade –sempre di più e sempre più vergognosamente- col 25 aprile, manifesterà pubblicamente dei “dubbi” anche sulla Festa del Lavoro, ritenendola ingiusta, ingiustificata, inopportuna, una perdita di tempo, e magari tirando in ballo anche un certo qual revisionismo storico (che fa tanto “persona a-cculturata”).
Siamo ormai nel Paese in cui ci si pasce (almeno nominalmente) dei diritti sanguinosamente acquisiti (compresa la libertà di sparare ignobili puttanate), ma in cui ci si “dimentica” –a convenienza- di come li si è ottenuti. E così accadrà anche col Lavoro: dài e dài, qualcuno (che il “lavoro” ce l’ha, perché gliel’abbiamo dato noi), prima o poi con gran faccia tosta farà negazionismo anche su quest’altro principio fondante del nostro Paese.
E sapete qual è il bello? Che molti di noi (con o senza occupazione) gli crederanno.
D’altronde, se ben ci pensiamo, il Lavoro GIA’ adesso non è un diritto. Basti dare un’occhiata più approfondita alle carte di molte delle indagini eclatanti (e relative intercettazioni) che riguardano o hanno riguardato la nostra regione; è infatti molto spesso l’occupazione il perno sui cui ruotano, come pipistrelli in circolo, i giri di vite del malaffare e del malcostume, anche politico, e si va dai concorsi truccati, a discorsi sulle comparsate in Tv.
La via più breve, dunque. Ma è anche l’unica? E’ in realtà questa la domanda (dal punto di vista sociale) da un milione di dollari. La risposta è (anzi, deve essere) sempre e comunque no, ovviamente, ma qualche riflessione in più è comunque doveroso farla, specie se notiamo che, negli ultimi anni, gli aspetti più putridi del connubio Politica-Lavoro si sono cementificati, dato che la Politica stessa, da “mezzo” che era per affrontare la questione a livello di interesse generale, è (ancora più di prima) diventata “il fine”.
Banalità da quattro soldi? Forse, ma facciamoci due conti e chiediamoci quanti sono i nostri politici, a tutti i livelli, che prima di salire su un qualche scranno o su una qualche poltrona un Lavoro ce l’avevano già. Domanda più che lecita, considerato il numero sempre crescente di disoccupati che “scendono in campo” a ogni tornata elettorale, o quanto ci raccontano le cronache a proposito di sindaci (e qui in Basilicata ne sappiamo qualcosa) che prima di divenire tali dichiaravano reddito zero!
Sarebbe curioso, visto che in non pochi comuni lucani si è in campagna elettorale, conteggiare quante volte la parola “Lavoro” ricorrerà nei comizi di piazza e simili. Ma, a pensarci bene, sarebbe come contare i morti ammazzati nella saga cinematografica di “John Wick”. E pertanto, quello sì, dunque, sarebbe un esercizio inutile e una perdita di tempo.
O forse no?
Walter De Stradis