caiazzo_editoriale.jpg

 

 

 

 

Cari Contro-Lettori,

in occasione del suo discorso alle Autorità del 1 Luglio scorso, in corrispondenza Della festa della Bruna, l’Arcivescovo di Matera, mons. Caiazzo (illustre ospite della nostra rubrica di interviste “a pranzo”), rivolgendosi proprio ai nostri politici lì presenti in pompa magna, ha dedicato loro una poderosa variante –quasi un “remix”, per usare un termine più vicino ai giovani- del più generico “polvere siete e polvere ritornerete”: «Il grido della nostra gente lo conosciamo molto bene: tante sollecitazioni e richieste da soddisfare. Tutti facciamo parte delle medesime comunità che amministrate, che servite: DA ESSE VENITE, AD ESSE TORNERETE».

Micidiale. Un presagio –seppur bonario- che sa di apocalittico.

Chissà se a qualcuno di loro, i politici alla lucana, non sia per un attimo tremata la sedia sotto il sedere, solo per un secondo, ma è facile immaginare che più di uno sia trasalito nel sentire le parole “ad esse tornerete” (ovvero alle comunità di provenienza, da “semplici” cittadini senza poteri). Sarà stato come quel gelo d’estate che inspiegabilmente ci coglie in spiaggia, quel doloroso e terribile, fulmineo pensierino che dura solo un micron, ma che ci rende d’un tratto consapevoli che le ferie finiranno e che settembre ci aspetta con tutto il suo carico di lavoro, appesantito dal dramma del ritorno.

Le indagini eccellenti che riguardano politica e burocrazia nella stessa Matera, esplose come un gavettone proprio il giorno dopo le celebrazioni nazionali in memoria di Borsellino, in attesa dei giudizi definitivi che verranno, ci fanno tuttavia percepire quanto possa essere lunga la strada di quel “ritorno” presagito, ovvero la distanza spazio-temporale fra il Palazzo e il Peaesello (o la Città) di provenienza.

Nel frattempo, diceva ancora Caiazzo: «Siamo riusciti ad intervenire per sostenere le innumerevoli famiglie in difficoltà (solo come Chiesa di Matera – Irsina siamo intervenuti sull’intero territorio diocesano con oltre un milione di euro, grazie all’aiuto che in parte la CEI ci ha donato attingendo all’8X1000). Ma oggi siamo in difficoltà anche noi. Questo non ci impedisce di pensare seriamente, attraverso la Caritas Diocesana, le oltre 38 Caritas parrocchiali da Irsina a Montalbano, la Fondazione antiusura Mons. Cavalla, la Società S. Vincenzo de Paoli, le mense di “D. Giovanni Mele”, di “D. Tonino Bello”, di accompagnare e sostenere famiglie e singole persone in difficoltà che spesso diventano preda di usurai e senza scrupoli. È un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo e che non possiamo sottovalutare».

Senza contare il resto della Basilicata. Potenza compresa.

Ce ne sarebbe a sufficienza, insomma, per far tremare quelle sedie.

Ma qui in Basilicata, è arcinoto, le fanno di cemento.

Walter De Stradis