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Cari Contro-Lettori,

c’è una sua foto, sui social –che purtroppo non abbiamo pensato bene di “salvare” al momento opportuno- che mostra di spalle un omino dalla testa bianca che, agile nel suo saio marrone col cappuccio, si infila nella discesa di una delle tipiche “scalinatine” del Centro di Potenza, alla volta di una qualche azione benefica, come il folletto di una favola tutta nostrana.

Il soggetto della foto, Padre Vitale Dartizio, francescano già parroco di San Michele e Santa Maria a Potenza, lo scorso 27 aprile ha compiuto un secolo di vita.

Gli auguriamo sia solo il primo.

Esageriamo? Anche no, perché a Potenza non è un mistero per nessuno che questo piccolo grande uomo, nativo di Grassano -che ha fatto per anni persino lo speaker radiofonico, che fino a qualche tempo fa scorrazzava dentro la sua macchinuccia alla volta delle contrade e delle periferie, e che ancora oggi , pioggia o vento, scarpina per la città- è sempre preso da qualcosa, qualcosa di buono, fregandosene altamente degli anni che si sommano sulle sue spalle, così come della neve che -non di rado- si accumula sulla sua figura sempre in movimento.

E non è indispensabile essere cattolici, buddisti, musulmani o altro per capire che le persone buone, disinteressate e operose sono un dono per la comunità, perché trattasi di merce troppo disgraziatamente rara. E -a leggere il libro “Le memorie di un parroco”, scritto da Maurizio Marino e pubblicato qualche anno fa- persino Papa Francesco rimase sorpreso del personaggio Padre Vitale. «Ma è vero che hai 93 anni?» gli aveva domandato infatti il Pontefice, anni addietro, trovandoselo di fronte a margine di un’udienza speciale con gli scout (il libro citato, da cui è tratta questa foto da noi rielaborata, contiene immagini sia prese da Internet sia realizzate dallo Spina Foto Studio di Moliterno, PZ - ndr).  

Sarebbe facile, troppo facile in un momento del genere, fare paragoni con ben altra genìa di persone, quelle che di certo non guidano “macchinucce” e non camminano coi sandali sulla neve, ma che in questo momento -e da tempo- stanno allestendo lo spettacolo più avvilente che si sia MAI VISTO in Basilicata: una volgare, miserabile e infetta rissa nel fango, volta alla conquista dell’ultimo scranno e dell’ultima manciata di spiccioli. Perchè la metafora o similitudine non sarebbe comunque nello stile di chi ha fatto dell’umiltà, quella vera, concreta, fattiva, la propria ragione di vita.

Cionondimeno, vogliamo in questa sede riportare ugualmente una piccola parte dell’intervista che facemmo a Padre Vitale esattamente due anni fa, in occasione del suo 98esimo compleanno. Come scrivemmo in quella occasione, il piccolo francescano emanava gioia di vivere da tutti i pori, e –mentre trafficava con un enorme telefono cellulare (praticamente in stile anni Novanta) e leggeva gli articoli di giornale che lo riguardavano- parlando di Post-Pandemia affermò: …c’è gente che considera la libertà libertinaggio. Cristo è stato crocifisso ed è morto, ma poi è risorto per giudicare tutti gli uomini. E noi, tutti, saremo giudicati sul fatto di aver amato il prossimo o meno. Tutte le persone riflessive da questa esperienza usciranno migliori. Chi non ama, invece, non vuol sacrificarsi per nessuno».

E’ infatti proprio questa attitudine al “non sacrificio” di taluni a dover far riflettere, tutti noi.

Auguri dunque, di cuore, a tutti i Padre Vitale, col saio o meno, crededenti e non, che in questo momento scarpinano per la Basilicata, con lo sguardo limpido e il cuore pulito.

Walter De Stradis