fate_presto.jpg

 

 

Cari Contro-Lettori,

la sera del 23 novembre 1980, chi scrive era a letto influenzato (!) a guardare i mostri giapponesi alla tv, e pertanto trovò naturale pensare, quando le pareti cominciarono ad oscillare, che uno fra Godzilla o Mazinga fosse in trasferta potentina e che stesse, da par suo, prendendo a schiaffi il palazzo.

Oggi, allo scrivente verrebbe pure da dire che la minaccia non viene più dal Giappone, ma dalla Cina, ma, facili ironie a parte, la schiacciante verità è che ci troviamo nuovamente, a distanza di 40 anni esatti, nel pieno di un “Terremoto”, di diversa natura, ma che si teme non abbia ancora menato il suo colpo peggiore.

Oggi come allora ci sono ambulanze in fila, gridi di dolore che si levano come in coro, e un senso dilagante di disperazione, rassegnazione e solidarietà, quest’ultima ancora una volta spesso limitata al concetto di “distanti, ma vicini”. Allora lo si doveva alla distanze geografiche (che separavano Basilicata e Campania del resto del Paese), oggi alle necessarie precauzioni, indispensabili per alleggerire la pressione che questo maledetto virus –via via in diversa misura- pone sulla testa di ognuno di noi, politici e semplici cittadini, sintomatici e asintomatici.

Ma è chiaro che qui in Basilicata più di qualcosa è andato storto. Assurdo che la stampa sia stata attaccata e tacciata di “terrorismo psicologico”, di “parzialità e approssimazione”; assurdo che ci sia toccato leggere ed ascoltare numerose reprimende politiche a proposito del “sensazionalismo” che prevarrebbe sull’informazione. Ma le “sensazioni” dei cittadini sono piuttosto chiare a prescindere: c’era tutto il tempo per fare e non si è fatto. C’erano i modi e le circostanze per attrezzarsi e non è successo. E’ arrivato il momento di riconoscere le proprie difficoltà, e sì, di ammettere che da soli non ce la si fa.

Insomma, ancora una volta, tocca titolare “Fate presto”.

Walter De Stradis