editoriale2405

Cari Contro-Lettori,

il centro storico di Potenza, vittima –ormai da anni- di un decadimento fisico e mentale (ci piace immaginarlo alla stregua di un essere “vivente”), negli ultimi tempi è sembrato rifiorire. Come un ammalato che torna a prendere colore dopo mesi (in questo caso anni) di letto, flebo, medicine e pastina in brodo. Non vi sarà sfuggito che molti, davvero parecchi, dei locali abbandonati di Via Pretoria (e zone limitrofe, Via Mazzini compresa) sono ora stati “riempiti” dalle luci, le scrivanie e i manifesti dei candidati al consiglio comunale del capoluogo di regione, che li hanno presi in affitto per istallarvi i propri comitati elettorali. Fa tenerezza e nostalgia vedere spazi che da tempo erano in preda al buio, alla polvere e all’umidità, ritornare in qualche modo alla vita, come un tempo, quando vi erano negozi, locali, uffici e quant’altro. Tuttavia, a uno sguardo meno fugace, ci si accorge che alcuni, troppi, di questi comitati sono vuoti ugualmente, buoni a ospitare soltanto i manifesti con faccioni e slogan sulle vetrine. C’è chi si è fatto ritrarre col cane, chi in groppa a una bicicletta, chi in mezzo a gente festante. E chi più ne ha più ne metta. E’ però una triste metafora. E’ come se la politica (con i suoi aspiranti adepti) avesse iniettato aria nelle flaccide vene del centro storico, manco fosse un “pallone gonfiato”, che alla prima occasione (ovvero al termine delle elezioni) si affloscerà e tornerà a essere quel malato solitario di prima, disteso su un letto polveroso e con le lenzuola sgualcite, con gli occhi pieni di delusione e rassegnazione che scrutano oltre la finestra. Allo stesso modo, dai cinque candidati sindaci (e dai 400 candidati consiglieri) ne abbiamo sentite di ogni: rilancio del Centro, investimenti sulle nuove tecnologie, rivoluzione nei trasporti pubblici, nuovi terminal per gli autobus, rilancio dell’area industriale, un fondo speciale regionale per lo sviluppo della città, più vigili in circolazione, ampliamento e rinvigorimento dei servizi sociali, uffici per intercettare fondi europei, parchi verdi e rigogliosi. Ma quando il nuovo sindaco eletto si siederà per la prima volta a Palazzo di Città, girerà, rigirerà e capovolgerà freneticamente il salvadanaio del Comune, alla fi ne lo spaccherà con un martello, ma quelle- e solo quelle- saranno le poche monete che troverà. Gli toccherà da subito, pertanto, fare i conti con la concretezza. Sarà assai arduo fare almeno parte delle cose promesse, e l’augurio che la cittadinanza si sente di fare al vincitore è quello di restituirci un centro storico, fra cinque anni, rianimato sul serio, con i candidati che avranno difficoltà a trovare locali vuoti in Via Pretoria, perché saranno tutti pieni di attività. Stesso discorso, ovviamente, vale per il resto di questa città. Perché qui a Potenza, è bene ricordarselo, l’unica “poltrona” sacra e inviolabile è lo “Scranno” di San Gerardo. A proposito, buona festa a tutti.

 

Walter De Stradis