editoriale1509

Cari Contro-Lettori,

il rito, noto ai più, è il seguente: innanzitutto -fazzoletto in testa (quasi a mo’ di cappuccio) e grembiule (o, se preferite, “grembiulino”)- ci si riunisce in un qualche ambiente appartato, tipo un garage (meglio se in uno di quei tunnel sotto il palazzo), lontano, insomma, dai soliti curiosi e da quelli che si mettono a fare domande e interrompono il lavoro (specie i bambini). Poi si prendono i pomodori, si lavano per benino e quindi si spaccano in due. Precisi, come in un disegno fatto con riga e compasso. A quel punto si cuociono in pentola, e quando sono diventati belli … morbidi, si possono finalmente passare con la macchinetta. Fatto questo, la salsa così prodotta si mette nuovamente in pentola a bollire. Dopo un po’, mantenendo il fuoco piuttosto basso sotto il pentolone (perché l’estratto non si raffreddi del tutto), si iniziano –uno a uno- a riempire i boccacci. E sono tanti. Tutti col tappo e col basilico. A questo punto, in fase di ultimazione, le scuole di pensiero (e di azione) sono due. C’è chi re-immerge i boccacci colmi di salsa in un grande contenitore con acqua bollente (però il rischio che qualcuno dei contenitori vada subito in pezzi è alto) e c’è chi –più prudentemente- i boccacci li avvolge sotto una grande coperta. Tempo dopo, ne usciranno perfetti, rossi (e verdi), vividi, pieni di vita, come un bimbo dopo un sonnellino rigeneratore. C’è chi, nei garage di Potenza, la chiama la tecnica “DELLADDORMENTATO”. Dopo questo intermezzo culinario, passiamo senza indugio alle questioni politiche, e in particolare, a come il Pd si sta preparando alla competizione regionale alle porte. Or dunque, si prendono i pomodori, si lavano per benino…

 

Walter De Stradis