editoriale0109

Cari Contro-Lettori,

Ben trovati. Con ‘sti lampi e con sti tuoni (il maltempo ha caratterizzato l’agosto potentino e non solo), il periodo vacanziero sembra aver ultimato il suo iter. E ancora una volta, come ci spiega con la solita arguzia il sempre satirico, ma un po’ incazzato (come si definisce sempre lui) Tore Sparmia nella sua rubrica, l’estate lucana è stata caratterizzata da una miriade di sagre, sagrette ed eventi assortiti (religiosi, sportivi etc.) che hanno registrato una significativa partecipazione di turisti e avventori, ma anche di politici (perché, si sa, una passerella non si nega mai a nessuno, specie in periodi di maretta politica). Di converso, con ‘sta pioggia e con ‘sto vento, fra una sagra del suino bianconero e dei buchi nel formaggio (per non citare l’idea di una sagra del “pelo nero lucano” tempo fa provocatoriamente lanciata a un sindaco dal prof. Larotonda), sono rimasti in molti i lucani, fra vecchi e nuovi poveri, che hanno bussato alle porte del convento per avere un tozzo di pane. E non esageriamo. Come spiega la responsabile dell’Osservatorio Diocesano, Marina Buoncristiano, alla nostra Virginia Cortese, «L’andamento, a lume di naso, si mantiene costante; vi sono nuovi poveri, ma l’aumento non può definirsi esponenziale. È differente, invece, la qualità di chi si rivolge a noi; si tratta di persone con titoli di studio di livello avanzato e che sono scivolate in povertà perché hanno perso il lavoro o perché sono alla ricerca di esso. Occorre sottolineare come in questi anni si sia ulteriormente precarizzato il lavoro, ciò ha creato squilibri, perché in molti si sono giocati la carta della formazione: così abbiamo tantissimi ragazzi iper-formati che per essere quasi autonomi sono costretti a fare più lavoretti, poco retribuiti e quand’anche abbiano i cosiddetti contratti a tempo indeterminato, in realtà è a tutele crescenti, e non garantisce la stabilità. Si è precarizzato il concetto stesso di stabilità». E scusate se è poco.

Walter De Stradis