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Cari Contro-Lettori,

la città -anche una piccola come Potenza, o Matera- è un organismo vivo, un vero e proprio essere senziente che ha occhi (le finestre illuminate dei palazzi o le luci dei lampioni), orecchie (le antenne radiotelevisive e di telefonia in cima agli edifici), e che parla ai piccoli esseri che brulicano nelle sue viscere (noi cittadini) attraverso i suoi muri, con i poster, i manifesti, gli avvisi. I muri della città di Potenza, da qualche giorno, ci mostrano lo sguardo supplice e rassegnato di un omino grigio con un cappello in mano, un’immagina sintetica, emblematica, così vera (qui a lato nel nostro disegno). Si tratta dell’attore Massimo Dapporto, che lunedì sera interpreterà, sulle assi del cineteatro Don Bosco di Potenza, “Un Borghese Piccolo Piccolo”, riduzione teatrale di un romanzo di Vincenzo Cerami, reso celeberrimo al cinema da un Alberto Sordi da Oscar. Chi segue “Controsenso” da tempo, sa bene che quella storia che parla di Servilismo e Poteri Forti, Orgoglio e Disperazione, Vigliaccheria e Raccomandazione –anche se ambientata degli anni Settanta del Ventesimo Secolo- è stata più volte citata sulle pagine di questo giornale. Ecco che quella storia (un pensionato statale cerca di “piazzare” il figlio al Ministero, rivolgendosi anche ai massoni locali), niente affatto agée, torna a parlare a noi potentini di se stessa (e di noi stessi) dai muri e poi da un palcoscenico cittadino. «Non sembra che le cose siano molto cambiate –ha dichiarato infatti Dapporto all’ANSA- la raccomandazione è un tratto tipicamente italiano: Vivaldi (protagonista del racconto – ndr) pensa sia giusta una staffetta con il figlio, a dispetto di chi magari ha più meriti e non riesce ad andare avanti. Uomini come lui si incontrano per strada, nelle aule di tribunale, nella politica. Non è una questione di borghesia. Quando perdi la dignità, perdi anche la tua identità e diventi un omuncolo agli occhi degli altri. Se oggi scavi nell’animo delle persone, trovi molta confusione, il sospetto perenne che qualcuno sia pronto a fregarti. E allora si cerca di anticiparlo». Una sintesi straordinaria, viene da dire, di ciò che spesso siamo (costretti a essere) noi, ovvero quei piccoli lucani che brulicano nella città vivente dall’altra parte del muro.

Walter De Stradis