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“Conversazioni pedagogiche” - Su valori, saperi, prassi della scuola italiana nell’Italia repubblicana” (Editrice UniversoSud – 2018), il nuovo progetto editoriale di Nicola Pascale e di Gianfranco Blasi, è stato dato da qualche giorno alle stampe; l’introduzione è a cura del prof. Emilio Lastrucci, docente di Pedagogia Sociale e Pedagogia Sperimentale presso il Dipartimento Formazione Primaria dell’Università degli Studi di Basilicata.

Lo scorso lunedì, è stato presentato a Potenza, nello spazio del Comincenter, alla presenza degli autori, di Roberto Falotico, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Potenza, del prof. Emilio Lastrucci, dei professori Nicola Pinto e Mario Santoro; è stato proiettato un video messaggio, del vice ministro del Miur, il prof. Lorenzo Fioramonti. Il dibattito è stato coordinato dalla giornalista Rai, Cinzia Grenci. Così Lastrucci: “Negli ultimi decenni, il sistema scolastico-educativo italiano ha attraversato in modo continuo e spesso concitato processi di trasformazione che ne hanno, di volta in volta, modificato in forma sostanziale la fisionomia, operando revisioni profonde degli assetti organizzativi come del progetto pedagogico-culturale che ispira l’offerta formativa dei diversi ordini e gradi dell’istruzione e formazione. Tali trasformazioni hanno dovuto affrontare le sfide legate all’innovazione soprattutto attuando micro-politiche di ordine strategico, rapportandosi alle peculiarità dei contesti regionali e locali, oltre che alle specificità dei singoli istituti, cosicché gli impulsi più determinanti ai fini di generare mutamenti radicali (talora, come nel caso dell’autonomia scolastica, da considerarsi “epocali”) hanno trovato lo snodo vincente a livello della governance piuttosto che del government”. Nicola Pascale, Accademico Tiberino e Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, è stato Dirigente Scolastico, Dirigente Tecnico del Miur, Consigliere e Vicepresidente dell’Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi della Basilicata, ha conversato con Gianfranco Blasi, scrittore e giornalista che non smette mai di sperimentare. Il risultato è un libro diverso, ricco di contenuti, che narra la storia delle riforme e dei cambiamenti che hanno attraversato la scuola italiana e lucana, di spunti e riflessioni sui nuovi linguaggi, sulla relazione fra modelli educativi e mondi esterni. Non mancano accenni alla geopolitica e alla filosofia. Alle conversazioni, alla predisposizione dei materiali e alla costruzione cronologica dell’indice hanno partecipato anche la prof. Leonarda Rosaria Santeramo e la docente, Annamaria Molinari.
Sullo sfondo delle “Conversazioni” abita, senza dubbio, l’amore per la comunità lucana. Il meridionalismo classico come riferimento culturale, il cristianesimo come valoriale. Nicola Pascale non ha mancato di raccontare come la scuola in Basilicata sia cambiata, cresciuta, senza nascondere le esitazioni, la complessità di una gestione presa a tenaglia fra marginalità territoriale e sempre nuovi bisogni educativi. La sua è una riflessione accorata: “Molto dipende da dove si è nati e dove si studi. Più ci si trova in una zona svantaggiata più la scuola moltiplica gli sforzi, ma spesso non riesce a ridurre del tutto lo svantaggio.Più la famiglia di provenienza ha minori disponibilità culturali, più la carriera scolastica finirà prima –il grande tema della dispersione scolastica - o magari finalizzata ad un titolo di studio poco efficace. E’ in questi spazi, in queste attenzioni che l’educatore e la scuola hanno il dovere, sussidiariamente, di intervenire”. Gianfranco Blasi, ha raccontato di essersi lasciato contaminare da Italo Svevo e dalla sua “Coscienza di Zeno”. Bella e suggestiva la prima parte della prefazione di Blasi al libro: “La canzone di Antonello Venditti sugli esami di maturità mi viene in mente ogni volta che sto per arrivare a casa di mia figlia, a Roma. Martina abita a qualche centinaio di metri dal Giulio Cesare. Il Liceo Classico della borghesia romana, quello del fumo delle barricate del cantautore der cupolone. Il mio pensiero, attraversando corso Trieste, va, ogni volta, a quelle atmosfere, a metà degli anni settanta. L’impegno nel movimento studentesco, la partecipazione democratica dopo anni di lotte, scioperi, cuori infranti da quella del primo banco e assemblee infuocate. Quando ho accettato l’idea di questo libro sono partito da quelle emozioni. Dalle amicizie immutabili con i compagni di classe, dalla mia professoressa di Lettere, Angelina, la prof a cui dedico, per mia parte, il lavoro che leggerete. Ho così verificato che la scuola era ed è rimasta nel mio cuore come un’idea sentimentale e che alla scuola pubblica italiana volevo e voglio bene. In qualche modo ad Angelina devo quello che sono diventato”.