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“Complesso Saloni da Barba e Matrimoni”, la riscoperta di una preziosa tradizione popolare lucana

 

recensione di Rosa Santarsiero

 

 

 

«Negli anni 60/70, quando ero poco più che un ragazzo, sgattaiolavo all’interno dei locali adibiti a sala da ballo; luoghi magici nei quali prendeva vita lo spettacolo dei complessi. Eh sì, il termine adatto è proprio “complesso”, poiché tali gruppi si riunivano prevalentemente in occasioni particolari come il matrimonio. Ricordo che nel mio paese di complessi ce n’erano addirittura due, quello degli anziani e l’altro, certamente più allettante, dei giovani influenzati dalle tendenze musicali del Rock, del Prog, della PFM, dei Beatles e dei Rolling Stones».

Complesso Saloni da Barba e Matrimoni” è l’ultimo lavoro del poliedrico musicista lucano Graziano Accinni che, da diverso tempo, ha intrapreso una minuziosa ricerca antropologico-musicale. Il panorama sonoro della Basilicata e la voglia di mettere al riparo una tradizione in costante pericolo, a causa della scomparsa fisica degli ultimi “musicanti girovaghi”, sono i capisaldi sui quali poggia tutto il lavoro del grande chitarrista e ricercatore. Ed è così che passo dopo passo, porta dopo porta, il musicista ha raccolto le informazioni e i racconti degli anziani registrandone i canti e le melodie di un tempo: quelle che hanno reso celebre il Sud Italia e la nostra Regione agli occhi del mondo.

Le fonti di riferimento dalle quali ha avuto origine tale ricerca sono indubbiamente i musicisti della Val d’Agri, un luogo caro allo stesso Accinni (originario di Moliterno), con Viggiano e Marsicovetere come paesi di punta e Sant’Arcangelo in qualità di luogo geografico più estremo dell’area.

«Mi sono recato in casa di alcuni depositari di questa tradizione, e loro mi hanno fatto dono di alcuni brani. Si tratta delle musiche che si suonavano ai matrimoni di una volta. Ma nelle mie ricerche ci sono anche virtuosi di Bella, arpisti di Moliterno. Fra questi, l’ottantaseienne Luigi Milano: alcune registrazioni che lo riguardano sono confluite direttamente nel disco. Ho campionato la sua arpa, facendola “suonare” in alcuni brani.

I saloni da barba –tra i primi del Novecento fino agli anni Sessanta/Settanta- erano luoghi di ritrovo e quindi gli esercenti spesso e volentieri suonavano strumenti a corda, come il mandolino. Marcello Garofano, ad esempio, suonava la chitarra, tanto ai matrimoni, quanto nella sua “barberia”.

L’impegno di Accinni, inoltre, riparte dagli studi compiuti nei primi anni '80 dal professor Giuseppe Michele Gala che, con passione e profondo impegno sociale, è riuscito a registrare i canti di tutti i musicisti dei complessi della Val D’Agri ancora in vita e riportarli all’interno di un cd intitolato “L’arpa di Viggiano”.

Oggi dagli studi del chitarrista di Moliterno (per una vita al seguito di Mango) emerge, altresì, un dato sociale significativo della Basilicata dei primi del '900 fino alla fine del 1970, ossia la gioia di condividere momenti sociali importanti come un matrimonio, un piccolo evento per la vita routinaria della comunità, o l’incontro quotidiano dal barbiere. I saloni di acconciatura maschile, come accennato, si trasformavano infatti in piccole sale prova nelle quali i musicisti strappati dalla normale attività lavorativa iniziavano ad apprendere timidamente l’arte di suonare uno strumento come l’arpa, il mandolino, il violino e la chitarra. I paesani più predisposti riuscivano addirittura a trasformare un goliardico incontro dal barbiere in un vero e proprio lavoro. La maggior parte degli artigiani dei paesi lucani, infatti, erano soliti coltivare lo studio di uno strumento musicale da autodidatti e suonarlo per semplice e pura passione. L’aspetto singolare è che quegli stessi artigiani/musicisti nel tempo sono emigrati in America e in Australia portando in valigia buona parte del repertorio musicale dei loro paesi di origine. Quando si parla di contaminazione musicale e di inflessioni provenienti da realtà diverse rispetto al paese di adozione ci si riferisce proprio a questo fenomeno sociale, ma non di certo a un determinato periodo storico, poiché trattasi di una realtà in costante evoluzione.

“Complesso Saloni da Barba e Matrimoni” è incentrato principalmente sugli strumenti a corda, poiché -a giudizio del chitarrista di Moliterno- tra tutti gli altri repertori musicali esistono in circolazione diverse tracce registrate. Dai cinquanta brani presenti nell’archivio personale, al termine del suo lavoro di ricerca Accinni ne conta più del doppio, a testimonianza di quanto grande e brulicante sia il culto e la storia sonora della Basilicata.

Dal 1970 in poi il fervore della musica popolare ha subito una brusca battuta d’arresto, poiché la stessa contaminazione di cui si parlava poc’anzi e l’avvento della musica straniera hanno finito per indebolire e inquinare la memoria del passato, scaraventandola nel dimenticatoio.

Polke, mazurke, quadriglie e tarantelle, grazie all’intenso e appassionato lavoro di Accinni, tornano ora a nuova vita, navigando spedite, luminose e rivisitate sulle corde della chitarra di un grandissimo personaggio del panorama della musica d’identità del Sud. Il protagonista del disco, infatti (come già nei suoi altri progetti discografici legati alla Basilicata), ha l’invidiabile e non comune capacità di “ringiovanire” (ci sia passato il termine), in maniera responsabile e mai ammiccante, i tesori del nostro ricco forziere sonoro.  

“Complesso Saloni da Barba e Matrimoni” è in distribuzione da giugno con il quotidiano “La Nuova del Sud” in tutte le edicole e acquistabile nei migliori store di musica.

 

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