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di Walter De Stradis

 

 

Compie sessant’anni proprio oggi il Prefetto della Provincia di Potenza (in città dal marzo dell’anno scorso), il commendator Annunziato Vardè, calabrese nativo di Nicotera. Modi pacati e piacevoli, ha ricoperto identico ruolo nelle città di Ragusa e di Brindisi, occupandosi, tra l’altro, di questioni cruciali attinenti l’immigrazione. Con lui, nella giornata di giovedì scorso, si è parlato principalmente della questione Covid.

D: La Basilicata si è rivelata tra le regioni più virtuose in merito al contenimento del contagio del virus. Efficienza e coordinamento delle istituzioni preposte; densità della popolazione e conformazione territoriale; comportamento dei cittadini; “fortuna” (come detto, ironicamente, dall’assessore alla sanità): a suo avviso, in quale percentuale hanno contato i citati fattori, nel raggiungimento dell’obiettivo?

R: Guardi, di quelli che lei ha indicato, ad eccezione dell’ultimo, condivido anche l’ordine. Se vuole delle percentuali, io darei quindi un 40% a “efficienza e coordinamento delle istituzioni preposte”, e poi un 30%, ciascuno, a “densità di popolazione e conformazione territoriale”, e a “comportamento dei cittadini”. Devo dire che c’è stata veramente un’eccellente sinergia tra le istituzioni, sicuramente tra Prefettura e Regione: c’è stato un ottimo rapporto con il Presidente Bardi, una collaborazione molto intensa, sia dentro che fuori l’ambito dell’Unità di Crisi. I contatti col Governatore sono stati quotidiani, ma devo dire che anche la Provincia e i comuni hanno fatto la loro parte in maniera egregia. Grande l’impegno delle forze di polizia con in testa il Questore e i Comandati provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, che ringrazio. E quindi possiamo dire che il complesso delle azioni riconducibili alle istituzioni ha funzionato.

D: C’è sempre stata convergenza di intenti o magari a volte non è stato agevole concordare le azioni con tutte le diverse e variegate realtà sedutesi ai tavoli della Prefettura?

R: C’è sempre stata una perfetta intesa. Peraltro, questa intesa è emersa anche dalle numerose iniziative che abbiamo assunto come Prefetture, ed è emersa nelle conferenze regionali e nei diversi comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ovviamente, in virtù delle nostre competenze, noi si è privilegiato quest’ultimo aspetto, ma non ci siamo limitati a questo: come Prefettura abbiamo organizzato anche tavoli di confronto con le parti sociali, abbiamo avviato momenti di confronto dialettico con i sindaci (assai frequenti sono stati i contatti con il Presidente dell’Anci), ci siamo confrontati con gli istituti di credito e con le associazioni antiusura. Insomma, abbiamo messo in campo una strategia a trecentosessanta gradi, da un lato per far rispettare le regole attraverso mirati controlli (ci sono stati pattugliamenti, verifiche su strada, e sono state elevate sanzioni, specie nella prima fase), e dall’altro per essere vigili e attenti sulla sollecita erogazione delle misure di sostegno previste da Governo, Regione e Comuni.    

D: In cosa la nostra regione (in accezione generale) ha eccelso e in cosa, invece, si sono registrate le maggiori criticità?

R: Ci sono stati una grande attenzione e un grande impegno istituzionale, uniti a un’altrettanto grande sensibilità sociale. Agli inizi abbiamo anche noi scontato una certa lentezza, ad esempio nell’effettuazione dei tamponi, dovuta alla rapidità della diffusione del contagio che ha trovato impreparata tutta l’Italia. Questa emergenza è piombata all’improvviso su tutto il Paese, non preparato ad affrontare un’emergenza di tali dimensioni. Abbiamo quindi scontato questa iniziale impreparazione, ma presto i servizi sanitari competenti si sono organizzati, dimostrando di essere all’altezza della situazione. E poi c’è stato un grande impegno istituzionale e alla fine tutto ha funzionato: i numeri parlano chiaro, la Basilicata è stata la regione che ha avuto meno contagi in assoluto -anche in proporzione alla popolazione si attesta agli ultimi posti- e sugli stessi tamponi abbiamo raggiunto percentuali tra le più alte in Italia.      

D: C’è chi ritiene (Federcomsumatori Basilicata) che mascherine e tamponi non dovrebbero essere a pagamento, ma sempre e comunque gratis.

R: Il Governo ha pianificato un’ampia distribuzione di mascherine, agli enti istituzionali, alle associazioni, alle forze dell’ordine e così via. Anche i comuni ne hanno distribuito un numero importante ai cittadini, e poi ne è stato anche calmierato il prezzo (50 centesimi), rendendo accessibile a tutti l’acquisto. Mi faccia dire quindi che un grande aiuto nella diffusione delle mascherine c’è stato, e ricordo che i tamponi sono gratuiti per chi ha bisogno e presenta sintomi: se c’è la necessità di effettuarlo, non si paga. Se poi qualcuno, di propria iniziativa, vuole fare il tampone, beh, adesso i prezzi si sono molto abbassati e quindi c’è anche questa possibilità.

D: Al di là della questione sicurezza, in che modo si è sentito coinvolto nel problema del sostegno alle famiglie e ai cittadini che si sono trovati improvvisamente, durante e DOPO la chiusura generalizzata, ad affrontare il problema povertà?

R: Come le dicevo, noi ci siamo adoperati da subito per favorire la pronta attuazione delle diverse misure di sostegno. Devo dire che i comuni si sono rivelati tempestivi nel distribuire i contributi alle persone bisognose, e va riconosciuto che questo è stato molto importante, perché è stato utile a frenare la rabbia dei cittadini che a un certo punto stava montando. Rabbia che però è stata subito frenata dagli importanti interventi del Governo e delle altre istituzioni che ho citato.  

D: C’è una storia, umana, personale, collettiva, che le è rimasta impressa e che le va di raccontare?

R: Beh, impossibile non pensare a quel barbiere potentino che ha lanciato un messaggio al Presidente del Consiglio, che è rimasto molto colpito. Insieme a lui però mi sento di ricordare tutti i piccoli artigiani, tutti i titolari di piccoli esercizi commerciali che veramente hanno attraversato un momento molto, molto difficile. Credo che sia la categoria che ha patito la crisi più di tutti.

D: Siamo ormai stabilmente nella cosiddetta fase delle “riaperture”, sia territoriali, sia soprattutto produttive: quale deve essere, a suo avviso, la “parola d’ordine” dei giorni che verranno? Qual è il suo messaggio ai cittadini e agli imprenditori che cercano faticosamente di risollevarsi?

R: La parola d’ordine l’abbiamo già abbondantemente utilizzata, “ripartenza in sicurezza”, ma in questa Fase dipende molto di più da noi, in quanto cittadini. I controlli continueranno a esserci, ma adesso sono più che mai importanti il buonsenso, la consapevolezza e la condivisione della NECESSITA’ di mantenere quei comportamenti che sono stati previsti e che costituiscono tuttora UN OBBLIGO. Il tutto al fine di consolidare una situazione che adesso ci vede molto più tranquilli rispetto a circa tre mesi fa. Rimane quindi la necessità di rispettare il divieto di assembramenti, il distanziamento fisico, l’igienizzazione dei luoghi frequentati e quant’altro è previsto. Guardi, davvero… se non si osservano queste regole rischiamo di ricadere nel contagio. Ci dobbiamo ricordare sempre che va a tutti costi evitata la cosiddetta “secondo ondata”, che alcuni scienziati temono. Senza dimenticare, infatti, che la seconda ondata della “Spagnola” (che pure era un virus polmonare) fu più violenta e letale della prima. Questo vale per tutti, anche per gli imprenditori. E’giusto che riprendano in pieno le loro attività (il benessere economico e sociale di tutti dipende dalla produttività), e ci sono tutte le condizioni, in quanto gli interventi dello Stato e delle regioni sono molto importanti e consistenti; in più attendiamo un grande aiuto dall’Unione Europea. Tutto questo costituisce una grande occasione: le attività produttive e commerciali, spinte da questo complessivo sostegno, potrebbero addirittura “rimbalzare” e creare nuove opportunità di lavoro e di sviluppo.    

D: Certe immagini di “assembramenti” serali, specie nel corso della “movida” del weekend, hanno circolato anche a Potenza: qual è la situazione che vi risulta in città? Ritiene che occorra comunque dare ancora una risposta “rigida” a certi comportamenti, anche in termini di sanzioni, oppure sta già arrivando il momento di una maggiore “tolleranza”? Cosa dire, in questo momento, ai nostri giovani?

R: “Buonsenso, condivisione, partecipazione”: mi lasci insistere su questi concetti. Le sanzioni? Nella Fase 1 sono state applicate e anche in maniera rigida e diffusa. Adesso i controlli CONTINUANO, non è che sono stati interrotti, ma sono convinto che adesso ci vuole una maggiore elasticità e che occorre essere più persuasivi: bisogna fare opera di convincimento nei confronti dei cittadini. E’ nell’interesse di tutti, di chi gira per la città, di chi svolge attività di socializzazione. Bisogna rispettare le regole e ognuno di noi ne deve esserne convinto. Certo, la conformazione della città di Potenza, specie del centro storico, non aiuta a evitare gli assembramenti, perché le strade sono strette, ma occorre comunque fare di tutto per evitarli, questi assembramenti, magari camminando in fila indiana. Ripeto, i controlli ci sono, ma adesso devono essere “persuasivi” ed elastici: certamente le forze di polizia non interverranno coi manganelli, e il loro compito dovrà essere quello di RICORDARE che l’emergenza non è finita e che occorre seguire i comportamenti previsti.        

D: Lei è da circa un anno nel capoluogo. Quale la sua opinione da “residente” –rispetto alle altre sedi in cui ha lavorato- della nostra città?

R: Mi sono trovato molto bene, perché Potenza è una città tranquilla, di persone perbene, dotate di grande sensibilità umana e di rispetto verso le istituzioni.

D: Se potesse prendere sottobraccio, in via confidenziale e non ufficiale, il sindaco di Potenza, cosa gli direbbe?

R: Gli suggerirei di adottare misure appropriate per rivitalizzare il centro storico, favorendo le ristrutturazioni degli antichi palazzi, di cui la città è ricca, nonché la valorizzazione degli angoli e dei vicoli, davvero suggestivi.

D: Il film che la rappresenta?

R: Mi sono appassionato al cinema grazie a “Il Laureato” con Dustin Hoffman, visto in un cinemino d’essai a Firenze, dopo circa 10 anni dalla sua uscita, nel 1979, quando ero studente. Ma mi piacciono anche i film di Coppola (“Apocalypse Now”), Bertolucci (“Novecento”), Leone (“C’era una volta in America”è un capolavoro), Tornatore (“Baarìa”).

D: La canzone?

R: Da adolescente seguivo i Pink Floyd, ma poi mi sono appassionato ai cantautori, in particolare De Gregori. Mi piace anche la voce di Mina, ma da quando sono Prefetto, cioè da dieci anni a questa parte, dopo aver assistito a diverse opere liriche, mi piace anche ascoltare musica classica, in particolare Beethoven e Rossini.

D: Il Libro?

R: Posso dire che Camilleri l’ho letto tutto!

D: Fra cent’anni scoprono una targa a suo nome negli uffici della Prefettura di Potenza: cosa vorrebbe ci fosse scritto?

R: «Ha svolto il proprio lavoro con assoluta dedizione e rispetto per i cittadini lucani».