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di Antonella Sabia

 

L’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, di fatto, si è tramutata quasi subito in emergenza sociale, da nord a sud, al dolore che ha investito chi ha perso i propri cari, si aggiunge il tema della povertà. A pagarne le conseguenze sicuramente tante famiglie che già vivevano in condizioni di disagio, ma dal report della Caritas diocesana di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, emerge uno scenario ulteriormente trasformato. “In meno di due mesi, la rete dei cda ha accolto, ascoltato e dato risposta a 884 famiglie, di queste ben 391 non avevano mai richiesto un aiuto, nella sola città di Potenza, i nuclei familiari incontrati per la prima volta per una richiesta di sostegno sono 279, in tutta la città ad oggi sono oltre 600 le famiglie attualmente in carico ai centri di ascolto. L’aumento delle richieste di aiuto rispetto allo scorso anno supera il 90%, in alcuni piccoli territori della diocesi le percentuali sfiorano addirittura il 150%”. Molteplici le richieste e i bisogni: “Tutte le persone incontrate hanno richiesto un sostegno alimentare (lo scorso anno erano appena il 65%); oltre il 75% ha richiesto aiuto nell’orientamento ai servizi territoriali e nella compilazione di moduli e pratiche per accedere ai buoni spesa erogati dai Comuni; l’85% ha richiesto sostegno economico per il pagamento di utenze domestiche e spese legate all’abitazione; il 50% delle persone accolte ha espresso la difficoltà nel pagamento di utenze, tasse e spese relative alla propria attività commerciale”. Abbiamo discusso di questi dati con Marina Buoncristiano, responsabile Promozione Caritas.

D: Alla luce dei dati, si può dire che questa emergenza ha prodotto nuovi poveri?

R: È proprio così, abbiamo una nuova fascia di povertà, persone che fino a prima dell’epidemia non si erano mai rivolte alla rete delle Caritas, magari facevano fatica ad arrivare a fine mese, però ce la facevano da soli. È evidente che dopo oltre due mesi di lockdown, in particolare artigiani, commercianti, ristoratori e baristi, hanno cominciato ad andare in affanno. Nei primi 20 giorni c’è stata una forte richiesta di aiuto, ma non in modo esponenziale come è avvenuto da aprile ad oggi.

D: Tra questi ci sono persone che aspettavano sussidi che hanno tardato ad arrivare?

R: Sì esatto, quasi la totalità attendeva la cassa integrazione. Proprio oggi sentivo alla Tgr regionale che l’Inps ha evaso quasi tutte le richieste, è però un ristoro che arriva dopo due mesi e mezzo di sacrificio. Sappiamo tutti che il piccolo commerciante, l’artigiano, ha un’esposizione bancaria, e mensilmente deve far fronte a canoni di locazione, fornitori, mutui, il sistema si è avvitato. In un territorio martoriato come il nostro, dove l’economia già prima del Covid non era florida, pochi occupati, reddito pro capite più basso di Italia, si è registrata un po’ di sofferenza in più. E noi abbiamo visto aumentare le richieste di aiuto in modo esponenziale.

D: In questo periodo però ci sono state tante iniziative di solidarietà.

R: Per fortuna durante il lockdown si è messa in moto la macchina della solidarietà, che ha garantito davvero il cibo per tutti. Non parlo solo delle reti Caritas, ma di tutto il mondo del volontariato che ha provato a dare delle risposte. Oggi è sicuramente fondamentale “riempire la pancia”, ma bisognerà chiedersi come provare a far ripartire chi ha difficoltà, quali risposte dare a chi si è ulteriormente indebitato (prestiti bancari). Oggi chi governa deve interrogarsi su quale può essere il modo per rimettere in moto l’economia, bisogna cogliere l’opportunità e guardare oltre l’oggi, poiché ora possiamo solo tamponare in tanti modi (reddito di emergenza, CIG, prestiti). La nostra Diocesi ha inoltre messo a disposizione un fondo dedicato alle imprese, alle famiglie in difficoltà.

D: A questo proposito, il governo regionale vi ha in qualche modo supportato?

R: La regione Basilicata ha messo a disposizione delle 6 Caritas Diocesane lucane, con una delibera nel mese di aprile, un fondo di 300.000 €, vale a dire 50mila euro circa a Diocesi, che però ancora devono arrivare, come sempre bisogna attendere i tempi burocratici. Per aver avuto questa attenzione, siamo davvero molto grati alla regione, le Caritas sono sul territorio e danno risposte immediate. Si tratta comunque di uno strumento tampone, sarebbe molto più interessante aprire un tavolo dove vengano coinvolti tutti gli attori sociali, affinché si discuta sui programmi da mettere in campo per la Basilicata.

D: Prima ha parlato di un fondo che avete messo a disposizione, di cosa di tratta?

R: Con la diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo abbiamo attivato un fondo straordinario, che abbiamo chiamato “Cantiere di solidarietà” che nasce grazie al fondo CEI 8 × 1000 della Chiesa Cattolica. Si pone l’obiettivo di promuovere azioni sostenibili di accompagnamento a persone/famiglie in difficoltà temporanea. Non potranno accedere tutti coloro i quali già fruiscono di sostegni istituzionalizzati di contrasto alla povertà.

D: In questo momento di emergenza, a soffrire sono stati anche bambini e ragazzi che hanno dovuto stravolgere le loro vite: dalla scuola alle attività pomeridiane.

R:...aggiungo che è venuto meno anche il servizio mensa nelle scuole a tempo pieno, che garantiva un pasto ad hoc anche a bambini che arrivavano da famiglie meno abbienti. Noi da circa 15 anni offriamo un servizio dopo scuola per i ragazzi, e abbiamo provato comunque a dare una mano in questo periodo attraverso gli strumenti tecnologici. Molto spesso le famiglie anche tra le più povere, hanno fatto ricorso ai telefoni per garantire ai propri figli la frequenza, noi abbiamo messo a disposizione i giga, il servizio stampa, poiché non tutte le famiglie posseggono una stampante in casa. Le scuole si sono attivate ma in alcuni casi in maniera tardiva, questa situazione ci ha colti impreparati tutti. In virtù del nuovo anno scolastico, bisogna interrogarsi su come si tornerà sui banchi. Oggi che le scuole sono vuote, perché non si mettono in campo soldi per renderle a norma? Sappiamo bene che nella regione Basilicata, e nella gloriosissima città di Potenza, molte scuole avrebbero bisogno di essere adeguate, ma è tutto fermo. Anche noi come Caritas, abbiamo dovuto cambiare l’approccio all’incontro con le persone che ci chiedono aiuto. È giusto che ci sia un tempo di riflessione, di interrogazione sul da farsi ma dopo bisogna passare all’azione.

D: Prima di questa emergenza si parlava molto spesso del sentimento di vergogna che provavano le famiglie nel chiedere aiuto. Alla luce delle nuove paure dettate dal Covid 19, qual è il sentimento delle persone che si rivolgono a voi?

R: La vergogna, soprattutto per quelle persone che non hanno mai chiesto aiuto e che hanno provato sempre a farcela con i loro mezzi, c’è sempre. Ed è doveroso dare loro delle risposte subitanee, per non aggiungere la mortificazione di dover chiedere aiuto. Dobbiamo invece aiutare queste persone a recuperare repentinamente la loro dignità. Negli ultimi anni si è parlato molto di inclusione sociale, di progetti personalizzati, di welfare e di resilienza, senza mai sapere di cosa si parla. Ci sono delle famiglie a cui basta poco per rialzarsi, ma quel poco bisogna darlo subito, garantendo a queste persone un’accoglienza davvero fraterna. Parlo da cattolica cristiana, come chiesa, è necessario un atteggiamento di accoglienza vero nei confronti di una vita che sta vivendo una difficoltà, si prova ad aiutarla a rimettersi in piedi.

D: Molto spesso si tratta di un bisogno di ascolto e sostegno psicologico?

R: Assolutamente sì. È questo quello che bisogna fare, altrimenti si corre il rischio di produrre ulteriore cultura dell’assistenzialismo. Ecco perché ho sottolineato che ha funzionato benissimo la rete della solidarietà durante l’emergenza, e si è garantito il minimo sindacale a tutti facendo rete. Attenzione, oggi però dobbiamo mettere in atto processi virtuosi di fuoriuscita dallo stato di bisogno. Il report che abbiamo redatto si ferma al 30 aprile, ad oggi, solo il nostro centro di ascolto diocesano ha fatto più di 150 pacchi di beni alimentari ed ha pagato utenze ad una quantità industriale di persone tanto che abbiamo sforato nuovamente i 10-12.000 €. Con le altre Caritas abbiamo stabilito di pubblicare un report ogni due mesi, perché è giusto che si valuti la progressione, stiamo monitorando la situazione.

D: Molti hanno anche ripreso a lavorare, la cassa integrazione sta arrivando, si spera che per qualcuno la situazione possa rientrare.

R: Speriamo, sta per arrivare il reddito di emergenza, dobbiamo vedere come evolve. Noi ci aspettiamo da chi è chiamato a governare nelle tragedie una lungimiranza, un cambio di passo. Bisogna mettere in campo processi virtuosi di cui tutta la comunità possa beneficiarne. Questo è il momento in cui si deve assolutamente riflettere e agire rispetto al tema occupazionale, infrastrutturale e di sviluppo: sono i punti cardine. Abbiamo rinforzato la sanità, ne aveva davvero bisogno, anche se sembra che per altri aspetti continui a zoppicare. Continuiamo spesso ad inceppare nelle prassi, non comprendiamo che ci sono delle cose su cui bisogna essere tempestivi.

D: Su cosa bisogna porre maggiore attenzione?

R: È chiaro che oggi non si può dare risposta a tutto, ma bisogna individuare delle priorità: la scuola come ho detto prima, ma anche gli anziani e le persone con disabilità. Abbiamo programmato tutto da come andare al bar o al ristorante, come incontrare gli amici, come recarci dal medico ma ci siamo dimenticati di loro. Non possono stare carcerati in casa o nelle RSA. La politica deve dare delle risposte coraggiose, chi governa è chiamato a prendere delle decisioni, ad assumersi la responsabilità proprio come è stato chiesto a noi, prima restando a casa, poi mantenendo comportamenti responsabili. Una comunità è tale nel momento in cui ognuno fa la sua parte. Stiamo parlando di una emergenza ed è giusto che ci sia la prudenza, la riflessione e il discernimento. Affidarsi a chi ne sa di più, è un processo legittimo, ma per avere una visione di sviluppo non c’è bisogno di ulteriori task force, in questo periodo sono stati investiti tantissimi soldi dallo Stato. Se non ora, quando pensiamo di fare un salto di qualità in Lucania?

D: Vuole fare un appello?

R: Un appello lo faccio a tutte le persone che hanno una difficoltà: non abbiate alcun timore a chiedere aiuto, nei limiti del possibile, davvero saremo felici di dare il nostro sostegno. Questo è il momento in cui le risposte devono essere concrete e repentine. Al pari mi appello, a chi governa: abbiate il coraggio di osare, di avere una visione lungimirante, questa può essere l’opportunità per la Basilicata per riprendere tra le mani un destino più fausto rispetto a quello che è stato fino a ieri!