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di Walter De Stradis

 

La notizia non è da poco: a giugno finalmente riaprirà il Parco della Grancia e con esso il cine-spettacolo “La Storia Bandita”. Ci voleva. Ne abbiamo parlato con Nicola Manfredelli, presidente del Consorzio che gestisce la struttura, anch’egli un personaggio …“multimediale”.

d: Cito solo alcune delle cose presenti nel suo curriculum: già segretario della fondazione antiusura “Interesse Uomo”; già direttore del Gal Csr Marmo Melandro; già vice presidente della Camera di Commercio di Potenza; già presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Basilicata; già consigliere provinciale, nonché candidato alla presidenza della Provincia di Potenza; attualmente è presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane, che gestisce il Parco della Grancia; è presidente del movimento Lucania Viva, nonché promotore del Comitato Referendum Basilicata che si sta costituendo contro il DDL sull’Autonomia Differenziata. Giornalista, conduce da anni una rubrica su Radio Tour. Quanto ha ragione il saggio a dire che quando si vogliono fare troppe cose, si rischia di non farne bene nessuna?

r: (sorride) Il rischio c’è, certo. Pertanto, per scongiurarlo, sono uno che dorme poco e si applica anche di notte. E poi, tutto quello che ha detto, appartiene al campo delle esperienze maturate, che servono sempre, soprattutto quando ci sono di mezzo le questioni del proprio territorio.

d: Quale di quelle funzioni avrebbe potuto svolgere meglio?

r: Quale? Difficile. Sicuramente direi quella che devo ancora portare a termine, ovvero quella di presidente del Consorzio Eccellenze Turistiche Italiane. C’è tanto da fare ed è un ruolo difficile, che si interfaccia con tanti altri soggetti istituzionali e sociali.

d: Iniziamo dunque proprio dalla Grancia (di cui è stato tra gli ideatori). La notizia è che, finalmente, a inizio giugno si riparte.

r: C’è stato un lungo stop, dovuto sia alla Pandemia sia a questioni di ordine procedurale, inerenti i rapporti con i vari enti. C’era dunque la necessità di ripartire, rilanciando. Tant’è vero che abbiamo programmato una stagione lunga, con l’aggiunta di animazioni e attrazioni ulteriori. Si inizia il due e il tre di giugno, per arrivare a fine settembre: quattro mesi di programmazione e di rappresentazioni spettacolari, come mai avvenuto nel passato. Cogliendo inoltre le indicazioni e le strategie turistiche regionali, abbiamo pensato di aggiungere alcuni eventi nel corso dell’anno, a partire dal periodo natalizio, nel quale sperimenteremo “Il Bosco di Babbo Natale”.

d: E sarà possibile col freddo, nel bosco?

r: Sì, stiamo pensando a come risolvere dal punto di vista logistico; ma si tratta di iniziative che non sono disgiunte dalle nostre tradizioni, anzi, forse c’è una curiosità: sembra che la slitta di Babbo Natale abbia origini lucane, ideata da un nostro emigrato di Castelmezzano (di cognome faceva “Paterno”), che la “collaudò” proprio in un bosco, per far felici i nipoti.

d: Ma come è stato possibile che il primo, grande attrattore turistico della Basilicata sia stato fermo quattro anni? Par di capire che non è stata solo colpa della Pandemia…

r: E’ stato proprio a causa del fatto che si tratta del primo, grande attrattore, ma anche del più complesso (a suo tempo selezionato dall’Unione Europea come progetto pilota, proprio in virtù di questo). Non a caso si chiama “Parco Storico Rurale e Ambientale di Basilicata”. Ne consegue che lo sforzo organizzativo, non indifferente, richieda la compartecipazione di più soggetti. La fase iniziale è stata pubblico/privata, poi seguita da una fase gestionale prettamente pubblico/politica (con tutti gli annessi e connessi). Pertanto, dopo alcuni anni, si è reso necessario tornare (tramite bando pubblico) a una gestione più che altro privatistica. Gli oneri (anche economici), gli adempimenti, e le responsabilità sono impegnativi, e c’è voluto del tempo. Oggi, con uno sforzo un po’ di tutti, siamo nelle condizioni di poter ripartire, e agli enti pubblici diciamo questo: vogliamo -né più né meno- le stesse attenzioni riservate, nelle altre regioni, alle iniziative di interesse collettivo.

d: Che nel pratico si traduce?

r: Trattandosi di turisti e di visitatori (quindi di un interesse generale), quel che si chiede è un supporto nella messa in sicurezza dell’area, nella realizzazione dei lavori straordinari (abbiamo chiesto a Regione e Comune l’autorizzazione a intervenire con urgenza)…

d: Quindi si tratta più che altro di snellire alcune procedure burocratiche. Però è sicuro che si partirà. Giusto…?

r: Sì, questo sì.

d: E chi lo spettacolo lo ha visto già, ci troverà qualcosa di nuovo?

r: Il format dello spettacolo è quello e bisogna rispettarlo per contratto, ma nulla vieta di introdurre quei piccoli accorgimenti che possono migliorare una cosa di per sé già gradevolissima. In diciotto anni, infatti, ci sono stati oltre mezzo milione di spettatori paganti.

d: E quei soldi dove sono andati?

r: Nei costi che le gestioni precedenti hanno dovuto sopportare (e, secondo le notizie in nostro possesso, pare che si siano prodotte anche delle diseconomie). Bisogna tuttavia tener presente che quello è uno spettacolo molto oneroso, che si avvale di tecnologie costosissime!

d: E non temete anche voi di rimetterci?

r: E certo. Per questo stiamo cercando di muoverci con grande oculatezza, e soprattutto di puntare su nuovi segmenti di turisti, che possano arrivare in Grancia in un arco di tempo allungato. In questi anni il turismo è stato più che altro lucano e di vicinanza (pugliese, in particolare). Adesso, grazie alle collaborazioni realizzate, contiamo di intercettare anche quei flussi turistici che un tempo, dopo aver visitato Matera, se ne tornavano indietro.

d: Recentemente avete fatto un primo “casting” per le comparse…ma si tratta di gente pagata? E quali sono le ricadute lavorative del Parco?

r: Il grande riscontro di partecipazione ottenuto da questo primo casting, ci fa capire che la componente di passione e di protagonismo sociale (in quella che è comunque una manifestazione di teatro popolare), continua a essere molto presente. Ma ciò non comporta che chi è impegnato per un lungo periodo come comparsa, non debba perlomeno ricevere il rimborso delle spese sostenute. In generale, riconoscere le professionalità per noi è fondamentale, se pensiamo già agli effetti speciali…

d: Quante persone lavorano in totale?

r: Considerando l’indotto e le varie attività, circa cento persone, tutte locali. Un aspetto importante l’abbiamo verificato proprio negli anni di chiusura, ovvero la mole dell’indotto che genera nella parte economica della ricettività (alberghi, ristoranti, agriturismi).

d: Quindi siamo messi bene da quel punto di vista, cioè, un turista che viene e vuole rimanerci, trova tutto il necessario…

r: …siamo messi bene, negli ultimi anni si è cresciuti, ma bisogna migliorare ancora, mediante un’offerta “di rete” (che appunto eviti al turista di dover fare “ricerche”, bensì di trovare tutto già pronto).

d: Il fatto che lo spettacolo abbia a che fare col Brigantaggio, è connesso alla sua personale attività politica “meridionalistica”? E cos’è questa “Carta di Venosa”?

r: Sì, certo. La Carta di Venosa è la volontà di riportare nell’agenda politico-istituzionale un tema scomparso: la Questione Meridionale. Una scomparsa che ha provocato un arretramento della nostra situazione: la Basilicata non si è mai trovata sull’orlo del burrone come adesso. Ce lo dicono tutti gli indicatori; quello più terribile riguarda l’indice demografico: da qui ad alcuni decenni saremo poco più di trecentomila abitanti. La metà di adesso.

d: I briganti divennero emigranti, ma dopo gli emigranti cosa c’è?

r: Il rischio estinzione. Che si salda con le preoccupazioni esagerate destate dagli appetiti che ci sono intorno alle risorse della Basilicata. Preoccupazioni fortemente acuite da questo provvedimento scellerato, l’Autonomia Differenziata. Per questo, abbiamo pensato di ricorrere –cosa mai fatta in Basilicata- allo strumento del referendum consultivo, partendo quindi dal basso, dalla gente, e non dall’alto. Perché proprio la Regione Basilicata ha assunto un’adesione al disegno di legge, leghista, di Calderoli.

d: Un’adesione acritica o consapevole?

r: Non sappiamo. Non sappiamo quanto per superficialità e quanto per tatticismo politico (che sarebbe anche più grave). L’iniziativa del Referendum nasce proprio con lo scopo di richiamare l’attenzione della gente, perché, parliamoci chiaro, questi temi sono ostici…

d: … e il cittadino medio può pure pensare che siano distanti da lui. Quale sarebbe invece una conseguenza, pratica, concreta, da esorcizzare?

r: Sarebbero ancora minori i servizi, ancora maggiori le discriminazioni, nel campo delle infrastrutture, dell’istruzione, della sanità. Il Veneto ha opzionato circa un quarto dell’intero gettito fiscale nazionale: è chiaro che avrà le risorse per pagare meglio gli insegnanti e per spostare dal Sud al Nord personale qualificato. E sappiamo tutti quanto ci costa un laureato: dai 250mila ai 500mila euro, che noi “regaleremo”, in termini di competenza e di qualità, al Nord. Pensiamo inoltre al cosiddetto “hub energetico”: una risorsa per i servizi che servono al Nord, ma che il Nord stesso pretende che sia allocata a Sud, a gratis. Si tratta dunque di difendere la nostra possibilità di continuare a esistere, facendo rispettare anche le risorse che abbiamo.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe, magari in dialetto?

r: “Parla con noi. Sei di Filiano, conosci il nostro dialetto, e dunque ascolta di meno Calderoli e Zaia che parlano in veneto. Che oltretutto non si capisce neanche”.