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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Lo incontrai per la prima volta, alcuni anni fa, in un mio programma in radio e quando attaccò a cantare -in studio, dal vivo!- le canzoni di Pietro Basentini, rimasi folgorato dal suo “vocione”.

Quella stessa voce possente, Nicola Fiore -pensionato dell’Enel, con un ruolino di marcia importante anche da sindacalista- oggi vuole che arrivi alla orecchie giuste. Quelle che fingono di non ascoltare i problemi della Cultura e dello Spettacolo potentino.

Oltre a essere il padre della promessa esibitasi anche a “The Voice of Italy” (il figlio Rocco), Nicola è infatti (dal 2018) il presidente del “Teatro Minimo di Basilicata”, collettivo ben noto in città e pluri-premiato.

d: Ricordiamolo ai lettori: cos’è il “Teatro Minimo di Basilicata”?

r: Il Teatro Minimo di Basilicata è una compagnia amatoriale, nata una ventina di anni fa, per volontà dell’attuale direttore artistico, Dino Becagli. Si può dire che è un gruppo di sognatori.

d: Di…sogn-attori?

r: Sogn-attori (sorride) -bello,sì- che hanno continuato a mettere in scena opere che sono soprattutto legate al territorio.

d: Nella vita lei ha fatto tutt’altro, è stato dipendente Enel, dirigente nel sindacato Cisl…come si collega tutto ciò al discorso artistico?

r: Ho iniziato ancor prima dell’Enel, poiché cantavo e suonavo in chiesa. Era il 1969, e nella chiesa di San Michele, con padre Pellegrino, noi fummo i primi a iniziare l’esperienza della “messa dei giovani”, cantata e suonata con le chitarre.

d: Poi è diventata la prassi.

r: Sì, ma noi dovemmo superare non poche difficoltà nel far comprendere ai frati stessi che quella era una cosa destinata al successo, nonché utile a coinvolgere i giovani. Questi ultimi sono il filo conduttore di tutte le cose che hanno caratterizzato la mia vita e il mio impegno, compresa questa ultima del teatro. Ho ormai una certa età, e a questa esperienza ci arrivo anche tardi, ma ho l’impressione che mal si comprenda come il teatro possa diventare uno strumento formidabile per i ragazzi.

d: Lei lavorò anche nella tv privata lucana, quella degli inizi.

r: Sì, a BRT, dal 1977 al 1988, come vice-direttore affianco ad Alfredo Tramutoli, un’altra delle grandi personalità culturali della nostra città. Come le dicevo, le mie sono state tutte esperienze “sociali”.

d: In tv cantava pure, se non sbaglio.

r: Sì, mi è sempre stata riconosciuta questa capacità (sorride). Cantavo le canzoni di De Andrè.

d: Poi è stato interprete di Pietro Basentini, ma ci arriviamo. Lei accennava alle difficoltà di fare teatro in casa nostra: ciò l’ha spinta, nei giorni scorsi, a scrivere una lettera aperta, pubblicata da alcune testate. Perché proprio adesso, dopo vent’anni di Teatro Minimo?

r: Perché in questa vicenda siamo un po’ “questuanti di attenzioni”. Abbiamo cercato sempre di mediare con le difficoltà, burocratiche o nei rapporti con le istituzioni, chiedendo non soldi, bensì attenzioni. Cosa che nel tempo è venuta sempre più scemando: c’è una dissociazione fra ciò che si dice (le istituzioni) e ciò che poi si fa.

d: E adesso, cioè oggi, la misura è colma?

r: Adesso abbiamo deciso di rendere note alla cittadinanza quali sono le difficoltà che incontra chi intende interessarsi a un teatro “di livello”; già, perché “amatoriale” non significa “cosa fatta a perdita di tempo”. Noi facciamo teatro di livello.

d: Nella lettera lei parla di “indifferenza e mancanza di ascolto da parte delle istituzioni”.

r: Sì, e subito dopo, in quella stessa lettera, dico che da vent’anni siamo ospiti di alcuni benefattori. Noi non abbiamo una sede.

d: Al Comune di Potenza l’avete chiesta?

r: In tutti i modi. E sappiamo pure che il Comune ha tanti contenitori “dormienti”, in disuso.

d: E non vi rispondono?

r: Dicono sempre che stanno facendo un “censimento”, che vedranno, eccetera. In altre città questo tipo di problema non solo è stato risolto, ma addirittura promosso!

d: Si riferisce anche a quest’ultima amministrazione comunale?

r: Certo, perché tra l’altro coincide con il mio mandato da presidente. Abbiamo chiesto a tutti nell’amministrazione, assessore e sindaco compresi. Il sindaco addirittura non ci ha nemmeno risposto. Non so bene come fare. Si è in attesa che facciano un qualche bando.

d: E l’assessore?

r: Ci ha risposto parlando del “censimento”. Eppure il Comune ha dei locali che sono già nella loro disponibilità.

d: Vuoti?

r: Vuoti.

d: Voi cercate un locale a costo zero?

r: Ma anche pagando un canone, purché noi si abbia la certezza di essere collocati. Siamo stati ospiti per ben dieci anni di Ilario Ungaro, condividendo una sede con altre quattro associazioni. Adesso siamo a casa di chi capita.

d: Tornando alla lettera, lei diceva che le istituzioni non riescono a rendersi conto delle “ricadute negative” che provocano sul tessuto culturale della regione. Quali sono queste ricadute negative?

r: Tenga conto che il Teatro Minimo restituisce al territorio tutto ciò che dal territorio preleva, in termini di conoscenza, di radici, di approfondimenti, di elaborazioni e di creazioni. Abbiamo fatto delle cose bellissime, ma nessuno si rende conto di quanto sudore ci sia prima di andare sul palcoscenico. E quando parlo delle istituzioni, non mi riferisco solo al Comune di Potenza, ma a tutte, anche a quelle scolastiche.

d: Persino la scuola nicchia?

r: Qualche anno fa preparammo “Il Cantico delle Creature”, incentrandolo sulla salvaguardia del pianeta; lo proponemmo a tutte le scuole e all’ufficio scolastico regionale, chiedendo un contributo ai ragazzi di 3, 5 euro. Non essendo del tutto gratuita, non poterono sostenere la nostra iniziativa! Si immagini in quali condizioni ci troviamo a operare. Di più: la storia si è ripetuta col nostro recente spettacolo su Dante, “Tal era io”. Lo abbiamo proposto a quasi tutti gli istituti superiori, ma l’unico che ha mandato tutti gli studenti, pensi un po’, è stato un istituto tecnico, l’ “Einstein”. E molti di loro a teatro non ci erano mai venuti. Proprio il Liceo Classico, invece, non ha mandato nessuno!!! E sono stati contattati tutti allo stesso modo. Sono queste le cose che fanno venire meno la passione. E pensare che il Teatro Minimo di talenti ne ha scoperti tanti e che alcune nostre opere sono state premiate dal Presidente della Repubblica (come “Il treno dell’oblio”, sulla grande tragedia di Balvano).

d: Nello spettacolo sulle brigantesse (“Le Regine dei boschi”) lei cantava alcuni brani di Pietro Basentini. Ritiene che questo personaggio fondamentale della musica popolare locale sia stato dimenticato dalle istituzioni (al pari di Michele di Potenza)?

r: Guardi, io dico sempre che bisogna provarle, certe difficoltà, per capire cosa si avverte nel tentare di superarle. Noi abbiamo SCELTO il percorso del teatro amatoriale, proprio perché la cultura la vogliamo divulgare, soprattutto ai giovani. Se le scuole non aprono le loro porte, c’è poco da fare.

d: Se potesse prendere sottobraccio il sindaco di Potenza, cosa gli direbbe?

r: Di sederci tutti attorno a un tavolo e di ragionare insieme sui progetti, ognuno portando i propri talenti.

d: Conviene -come dicono molti suoi colleghi- che il Centro stia dormendo, se non addirittura morendo?

r: Sono d’accordo. La soluzione potrebbe essere ridare vita a quegli angoli dimenticati, tipo i vicoletti, e insediare lì le associazioni culturali. In Centro ci passano molti giovani. Una volta l’attività per farli entrare nella chiesa, si svolgeva tutta FUORI della chiesa stessa. Si tratterebbe dunque di “deviare” questo flusso di ragazzi. Il centro storico muore perché non c’è una visione sul suo utilizzo, visione da cui tratterebbero vantaggio tutti.

d: Lei è il padre di Rocco Fiore, che ha partecipato a “The Voice”. Quale consiglio gli ha dato?

r: Di andar via da Potenza. Questa città non è nella condizione di valutare i talenti di cui dispone.

d: La domanda tormentone: esistono i raccomandati della cultura e dello spettacolo in città e in regione?

r: Devo presumere di sì. Non ho certezze, conosco però le difficoltà che incontriamo NOI quando ci accingiamo a chiedere un qualche contributo. Se per un contributo pubblico di 3mila euro, mi si chiedono “pezze giustificative” di 6mila, capisce bene che questi 6mila euro io innanzitutto li devo avere; e dovendo agire sempre in economia, ciò porta il più delle volte a dover rinunciare a quei contributi.

d: Li chiedete e non ve li danno?

r: No, non li chiediamo proprio. Il Comune e la Regione potrebbero promuovere dei “festival del teatro”, e POI magari premiare i migliori: già sarebbe diverso.

d: La canzone che la rappresenta?

r: “Via del campo”, di De Andrè.

d: Il Libro?

r: Oggi direi “Con parole precise” di Carofiglio, perché vorrei che, da ora in avanti, ci fosse davvero assonanza tra ciò che si promette e ciò che si fa.

d: Il film?

r: L’ultimo film su Dante, quello con Castellitto. Nello spettacolo che abbiamo fatto noi, invece, io ho interpretato Boccaccio.

d: Mettiamo che fra cent’anni, nella sede del Teatro Minimo (ma mi auguro che non ci voglia tanto!), scoprano una targa a suo nome: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Non vorrei una targa, ma che mi si associasse, nel ricordo, all’aver fatto qualcosa di utile per la società.