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di Walter De Stradis

 

 

 

 

«A ogni livello -Chiesa non esclusa- siamo tutti chiamati a costruire una Nuova Umanità. Solo così ognuno di noi capirà che ciascuno DEVE fare la propria parte, per il bene di tutti».

E’ mercoledì, secondo il Meteo la giornata più calda dell’anno, quando incontriamo presso la Curia in Piazza Duomo l’Arcivescovo di Matera-Irsina, S.E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo. Ma la “temperatura” nella Città dei Sassi è alta anche in virtù delle notizie che arrivano a sprazzi, a proposito di indagini “eccellenti”.

L’Arcivescovo ci accoglie, nella cucina della canonica, offrendoci delle tipicità calabresi, preparate con cura dalla sorella Sara.

d: Eccellenza, siamo anche al “dopodomani” dei fasti dell’evento del 2019 che tante aspettative aveva creato. Qual è, attualmente, l’ “umore” dei Materani, secondo lei? Rimpianto? Delusione? Appagamento?

r: Dare questo tipo di giudizi implica necessariamente due considerazioni. La prima: Matera 2019 non è stato un “evento”, bensì un momento importante per rilanciare questa città all’attenzione mondiale, e mi pare che ci siamo riusciti (dico “ci”, perché anche noi, come Chiesa, siamo stati in prima linea con un programma ben preciso, che stiamo continuando). La cosa brutta sarebbe dunque tagliare le ali a un progetto che DEVE continuare. La seconda considerazione: il “dopo” Matera 2019 forse ci ha fatto vivere anche un momento di “rilassamento”, e contestualmente abbiamo iniziato a “gustare” quello che era stato, sedendoci un po’ sugli allori. Siamo anche, tuttavia, in una fase di ripartenza, perché ci siamo resi conto che la Pandemia ha impedito di poter continuare il programma del 2019, tant’è vero che, non appena è stato possibile, Matera è stata una delle prime città e essere di nuovo invasa dai turisti, che sono in aumento. Dobbiamo però stare attenti a non sfruttare negativamente questa popolarità che ci ha visti definire la città “più accogliente del mondo”. Spesso noi Lucani non sappiamo sfruttare bene le cose belle che abbiamo.

d: A questo proposito, mi viene in mente che lo studioso Giuseppe Melillo, nell’intervista a pranzo della scorsa settimana, lamentava che incredibilmente proprio Matera, come Città, non avrebbe celebrato adeguatamente il centenario di Pasolini.

r: Ma pensi che quando venni qui, più di sei anni fa, nel mio discorso di insediamento citai proprio Pasolini! Citai “Il Vangelo secondo Matteo” perché quel film è stato girato qui, ma alcune scene furono fatte al mio paese in Calabria, Isola di Capo Rizzuto. Pasolini è stato colui che HA DATO a Matera quel colpo d’ali decisivo per venir fuori da un’etichetta infamante (“Vergogna d’Italia”), avviando un processo che ci ha portato a respirare un’aria nuova. Non saprei i motivi della mancanza di attenzione rispetto a un personaggio che merita davvero, anche se in altri momenti –va detto- Pasolini qui è stato celebrato (e io stesso ho partecipato).

d: Matera ha un immenso patrimonio anche in materia di “turismo religioso”: ecco, cosa vorrebbe arrivasse –dal punto di vista spirituale- a coloro che visitano questa città?

r: Con Matera 2019 è nata “Terre di Luce”, un progetto che ci ha portato a ripercorrere le strade della fede, proponendo degli itinerari ben precisi che adesso stiamo rilanciando (anche se non abbiamo mai smesso). Un esempio concreto: le chiese rupestri nostre (perché non tutte sono in gestione alla diocesi) sono state affidate a una cooperativa di giovani, nata a sua volta da un progetto della chiesa. In questa cooperativa, attualmente, lavorano sessantacinque giovani, fra cui alcuni ragazzi down assunti con contratto a tempo indeterminato. Questa presenza giovanile nelle chiese rupestri riesce dunque a dare al turista quegli strumenti indispensabili per avere una lettura che non sia rivolta solamente al passato, ma che sia in continuità con l’evolversi della Storia.

d: Quali sono (in questa società definita “fluida”, in cui lecito e illecito si mescolano, e i parametri di giudizio si offuscano) le sfide più difficili a cui è chiamata la Chiesa?

r: Lei ha centrato una questione che stiamo vivendo con una certa sofferenza, e –ammettiamolo- a volte anche annaspando. Una cosa è certa: fede e ragione, non possiamo separarle. Indipendentemente dal fatto che uno creda o meno, oggi il dialogo è più che mai fondamentale. La fede senza la cultura è una fede morta. E la cultura ha bisogno di leggere il tutto proprio alla luce del cammino di fede. E’ davvero triste quando si parla dei temi da lei accennati, ma NON SI SA di cosa si stia parlando: c’è un qualunquismo, più da bar che da salotto, o da letterati.

d: Recentemente il Materano è stato teatro di fatti di cronaca che hanno riguardato alcuni giovani. In questi casi, sul banco degli imputati, salgono anche Famiglia, Scuola e Chiesa, per una sorta di “culpa in educando”…

r: Guardi, l’ho detto alle Autorità il 1 Luglio scorso, nel mio discorso per la Festa della Bruna: qui ci dobbiamo fare tutti un esame di coscienza. Viviamo un tempo particolare e i giovani hanno ricevuto tutto un “mondo”, che NOI gli abbiamo costruito e NOI gli abbiamo consegnato. Si è venuta a creare una frattura generazionale, proprio come i “canyon” qui a Matera, in cui è difficile dialogare, si urla, ma non si parla, si parla di tante cose, ma non si parla di niente. E soprattutto non si riesce a capire di cosa ci parlano i giovani, che a volte ci lanciano messaggi così profondi, di grande sofferenza. Cose che non ci diranno mai esplicitamente, se non criticando le istituzioni (politica, chiesa e scuola), perché SFIDUCIATI. Non è certo solo colpa nostra, ma dobbiamo capire come camminare insieme e riprendere il dialogo coi giovani.

d: Recentemente LIBERA Basilicata è scesa in campo contro la “mala musica”, chiedendo in sostanza che si impediscano i concerti di artisti che sarebbero legati ai temi della malavita. E’ nato un dibattito, fra chi è contro i messaggi negativi nella musica e chi comunque rivendica la libertà di espressione.

r: La musica trasmette dei messaggi incredibili, sia in positivo sia in negativo. A volte si fa uso della musica per trasmettere dei messaggi che possono essere devastanti, deleteri per la vita di una persona. Proibire o non proibire? La questione per me è alla radice: bisogna EDUCARE alla legalità, al rispetto delle norme utili a vivere e a camminare insieme. Ripeto, dobbiamo tornare a costruire quella Umanità che oggi sta perdendo d’identità. Capisco anche il motivo per cui Libera sia intervenuta in questi termini, nell’ottica della sua lotta per la “Libertà”, che non significa certo fare ciò che si vuole. Libertà significa sapere che ognuno di noi è una porzione essenziale di questa Umanità e che se manca una parte tutta l’Umanità ne soffre. La Verità dobbiamo dircela, tutta intera, e non solo a pezzettini, come spesso si fa per convenienza.

d: Il 25 settembre prossimo il Papa sarà qui a Matera. Se potesse chiedergli un “regalo” per la Città quale sarebbe? E cosa vorrebbe, al contrario, che i Materani “donassero” al Pontefice?

r: Il Papa viene a conclusione di un grande evento, un qualcosa di eccezionale per una città e una diocesi piccola come quella di Matera, il Congresso Eucaristico Nazionale. Ci stiamo lavorando da due anni, perché prima del Papa qui arriveranno tutti i vescovi d’Italia e ci sarà l’incontro del Consiglio Permanente. Matera tornerà dunque all’attenzione internazionale grazie a questo evento, che si concluderà con la visita di Papa Francesco. Di sicuro il Pontefice ci porterà un messaggio che aiuterà tutti quanti a essere più responsabili, e più costruttori di Umanità (il Papa non a caso incontrerà gli immigrati russi, gli ucraini, gli africani, i carcerati, gli anziani, i poveri). Ci sarà poi la benedizione della Mensa della Fraternità. Da parte nostra, il messaggio è quella di avere un’attenzione particolare per tutti, nessuno escluso: spezzare il pane, tornare al gusto del pane, significa che ogni uomo oggi è DESIDEROSO e HA BISOGNO. C’è un cibo spirituale e un cibo materiale da condividere. Se lo spirito è alimentato, inevitabilmente ci si apre alle necessità degli altri.

d: Magari l’ha già fatto, se potesse prendere sottobraccio il Presidente della Regione Basilicata, cosa gli direbbe?

r: L’ho già fatto (sorride). Lo incontrai prima ancora che fosse eletto Presidente della Regione, e lui era qui, nel Salone degli Stemmi, seduto sul divano. Io gli dissi: «Se lei dovesse essere eletto, e io non lo so, tenga conto che la Basilicata ha bisogno di questo, questo e questo». Gli feci proprio un elenco. E ultimamente gliel’ho anche ricordato: «Pensi a quello che le dissi».

d: E COSA gli disse?

r: (Sorride, fa un gesto evasivo con la testa).

d: Segreto confessionale?

r: (Ride). No, era comunque per dirle che io non ho problemi a parlare chiaro. Se ha la passibilità, si rilegga il mio discorso alle istituzioni del 1 luglio scorso.

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E noi, tornati in redazione, siamo andati a ri-leggere.

Ecco alcuni passaggi: «Fino ad ora, in un modo o nell’altro, siamo riusciti ad intervenire per sostenere le innumerevoli famiglie in difficoltà. Ma oggi siamo in difficoltà anche noi. (…) Penso alla scia di sangue e di morte che continua a segnare le nostre strade. Si avverte l’urgenza di una viabilità da ripensare seriamente e celermente: in giro, penso alla Basentana, ci sono troppi cantieri interminabili. (…) In diversi punti della nostra Regione assistiamo a situazioni di illegalità e di criminalità alle quali sono sottoposti numerosi esercizi commerciali e attività economiche, specie nella zona del Metapontino, e ai cui titolari va tutta la nostra solidarietà e vicinanza (…)».

E scusate s’è poco.