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di Antonella Sabia

 

 

 

Solamente due mesi fa, con la prima giunta comunale del sindaco Guarente, la città di Potenza aderiva al progetto ‘Italia Smart Working Place’, ideato da Everywhere Tew, una piattaforma che accoglie quanti, in fuga dalle città, desiderano lavorare in mobilità per un certo periodo di tempo, per vivere un’esperienza autentica all’insegna di uno stile di vita più sostenibile. Non solo, l’ex assessore comunale al turismo, Galella, aveva affermato che “si intendeva puntare sul rilancio turistico della nostra città partendo dall’anima di questo territorio, dalla prossimità che si respira attraversando le nostre strade, per raggiungere dei viaggiatori differenti in grado vivere e valorizzare il nostro Borgo-Città”.

È proprio questa caratteristica della città di Potenza, in particolare del centro storico, caratterizzato da vicoli, scalinate che dovrà essere messa in risalto se, per il post Covid, si vorrà attrarre nuovi flussi di viaggiatori, turisti di passaggio o semplici curiosi, e avvicinarli al capoluogo per la sua affascinante struttura urbanistica, l’attrattività del paesaggio, la cultura e il ricco patrimonio storico-architettonico custodito. Anche alla luce dei recenti apprezzamenti da parte di registi, e attori del piccolo e grande schermo che hanno avuto modo di soggiornare in città e apprezzarne tutte le caratteristiche di “Città verticale”. Non dimentichiamo però, il realistico commento dell'attore Haber che l'ha definita brutta.

Per comprendere le necessità di un centro storico oramai in abbandono, abbiamo chiesto a chi Via Pretoria la vive ogni giorno. Per rilanciare il turismo in città, di cosa c’è bisogno? A rispondere è Sergio Mattioli di Ubik, tra i pochi in Centro aperti anche di domenica. “Considerando la storia della città e i vari terremoti nel corso dei secoli (che hanno devastato il territorio), non la rendono città “storica”, ma ciò non significa “brutta”, semmai architettonicamente migliorabile (qui c’entra ovviamente la politica passata e presente); il miglior modo per far ritornare il Centro fulcro della città è legato alle infrastrutture, al ripristino di alcuni vecchi uffici pubblici (che “costringevano” il cittadino a frequentare il Centro), all’introduzione, nuovamente, dei mercatini di frutta e verdure (vedi Piazzetta “dei Poverelli”, quella del Pesce, etc etc) e, magari anche, con la possibilità di alcuni pulmini che raggiungano il pieno centro (i vecchi “Pollicini”). Attrarre, quindi, coi i servizi primari, potrebbe essere una idea, vecchia ma sempre utile. Sviluppare anche la vita universitaria dei fuori sede, potrebbe essere di aiuto”.

Per dare una forte impronta e una identità al centro storico, sarebbe interessante poter dare dei nomi o installare delle targhe sulle gradinate, vicoli caratteristici molti dei quali –INCREDIBILMENTE- non recano nomenclature evidenti al passante e/o eventuale turista (a prescindere o meno che “derivino” il proprio nome dalla strada principale). Interpellato il neoassessore alla viabilità Massimiliano Di Noia su questa questione, ha “rinviato” la proposta ai cittadini, i quali potrebbero proporre al Comune, a suo dire, delle idee in tal senso. È una via percorribile? O il Potentino si è rassegnato al destino della città e del suo centro storico? Ancora Mattioli a rispondere: “L'idea delle targhe e di una maggiore informazione sulla storia, cultura e tradizione potentina è assolutamente positiva, da fare subito. Si potrebbe, anche, pensare di agevolare l’artigianato, per incrementare il lavoro e caratterizzare Potenza. Considerando che turisti negli ultimi anni se ne vedono, perché non anche offrire loro, sabato e domenica un pranzo a prezzo agevolato, tipico potentino (in convenzione magari del Comune con i ristoratori). Ottima idea quella di coinvolgere i cittadini, con proposte ed idee. Non mi pare, inoltre, che siamo rassegnati al decadimento del Centro, fermo restando che è un problema di tante città, anche quelle più famose, storiche e d’arte e turistiche in genere (ovunque i Centri stanno morendo, purtroppo). Mi è capitato spesso di dover rispondere a turisti che chiedevano il perché di chiese e musei chiusi di domenica, tutto questo -si sa- ha dei costi, ma del resto quando andiamo in altre città, è proprio quello che cerchiamo”.

Parole invece disilluse, quelle di un altro storico commerciante del Centro, Vincenzo Domizio: “Purtroppo capita sempre più spesso di vedere gente triste in giro. Per rilanciare il centro storico sono necessarie un miliardo di cose, ma bisogna partire ridando dignità a questa strada. La stessa Piazza Matteotti, per quanto chiunque ci lascia il cuore passando, non si può non notare che è tenuta male, è adorna, cadono pezzi di cornicioni. E non parliamo dei negozi abbandonati, sfitti, questo è il risultato purtroppo delle cose fatte con poco amore. Ricordo le parole di Alessandro Haber, che penso sia stato onesto con se stesso, dicendo che è una città brutta, tra l’altro non è il primo a dirlo”. Sull’identità e la caratterizzazione di vicoli e gradinate: “Esco tutte le mattine a correre, e purtroppo mi tocca constatare che proprio le scale di cui si parla sono tenute male, molto spesso anche sporche di escrementi, tutte cose che comunque abbiamo sempre ripetuto all’amministrazione. Purtroppo, molto spesso, il potentino non si ribella più, accetta quello che si fa nel bene e nel male. Abbiamo Palazzo Loffredo quasi abbandonato a sé stesso, e penso anche ai ragazzi del progetto Erasmus da Spagna, Turchia che cercavano brochure su Matera e Potenza, ma hanno trovato poco e niente. Ricordo che era stato preso un impegno anche per dedicare una strada o una piazza al nostro conterraneo Pino Mango: è mai stato fatto?”, ha concluso Domizio.